Articolo tratto dal numero di giugno 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Come può un’azienda con un approccio tradizionale alla consulenza direzionale diventare uno dei leader del digitale? La risposta si può trovare in Gea Digital, business unit nata all’interno di Gea, realtà con quasi 60 anni di storia, riconosciuta tra le prime società di consulenza indipendenti italiane, che ha assistito aziende del calibro di Barilla, Gruppo Casillo, Indesit, Luxottica, Rana e San Carlo.
Gea Digital è nata per affiancare le imprese nel processo di trasformazione digitale e innovazione, con un’offerta distintiva focalizzata sul portare un valore tangibile. “Siamo convinti che i tratti distintivi dell’approccio di Gea possano portare un grande valore alla sfida digitale, che richiede di mettere a fattor comune una profonda conoscenza dell’impresa e dei suoi meccanismi interni con la capacità di individuare i giusti ambiti nei quali far fruttare le potenzialità delle nuove tecnologie”, commentano Tito Zavanella e Stefano Pellandini, rispettivamente presidente e ceo di Gea.
La ricetta di Gea Digital si basa su un approccio su misura, partendo dal confronto col vertice aziendale alla ricerca di iniziative digitali da investigare prima e implementare poi, in coerenza con la strategia dell’azienda. Per comprendere al meglio le caratteristiche di questa nuova business unit, Forbes ha incontrato Andrea Teja – direttore di Gea Digital – che ci ha raccontato l’approccio progettuale, le strategie di partnership e le prospettive di sviluppo.
Qual è stato il suo percorso professionale?
Ho iniziato come ufficiale della Marina Militare italiana, ruolo che ho ricoperto per circa dieci anni. Dopo quell’esperienza ho deciso di iscrivermi a un mba in Svizzera che mi ha permesso di specializzarmi in innovazione digitale. Da lì sono approdato prima in McKinsey, dove mi occupavo di strategie digitali per grandi corporation, poi in Synlab, dove ho ricoperto il ruolo di direttore della trasformazione digitale per circa tre anni. Dopo le dimissioni del ceo della società, nel 2023 ho deciso di lanciare Gea Digital.
Quali sono i valori distintivi di Gea Digital?
Siamo orientati a portare valore tangibile al nostro cliente, con una offerta centrata sul concetto di chief digital officer as-a-service, affiancando la proprietà e il vertice aziendale nella valutazione del portafoglio di iniziative digitali più coerente con la strategia aziendale e interfacciandosi con le diverse funzioni e direzioni di business, sia in progetti pilota, che nella loro implementazione, una volta verificata la loro sostenibilità e il valore tangibile. La nostra attività si articola su tre principali direttrici: l’ottimizzazione dei processi operativi finalizzata all’efficientamento dei costi; il miglioramento della customer experience per massimizzare i ricavi; l’esplorazione e lo studio di nuovi modelli di business. Partiamo generalmente con una prima fase di assessment per selezionare le iniziative più promettenti e coerenti con il contesto e la strategia aziendale, e su queste realizziamo dei deep dive per costruire dei casi d’uso con prototipi e impostare business case. Solo se, a valle di questo step, riteniamo che ci sia del valore tangibile per l’azienda, passiamo alla fase pilota e di messa a terra. Per essere sempre allineati e aggiornati sulle nuove tecnologie emergenti, sui casi d’uso più promettenti, facciamo leva su un advisory board di eccezione, composto da importanti figure nell’ambito digital e da professionisti fortemente esposti al mondo dell’impresa. Cito Abram Maldonado (ambasssador di OpenAI), Tommaso Boralevi (founding president della Federated Innovation@ Mind) e Giovanni Grazzini.
Come è stato possibile in così poco tempo diventare un attore importante nel digitale?
Costruendo tre tipi di partnership. Il primo con fornitori di soluzioni high end e società specializzate in ambiti applicativi, come l’IA e lo spatial computing. Pur consapevoli che gradualmente dovremo organizzarci per internalizzare alcune competenze e risorse chiave. Il secondo con enti come H-Farm o Eit Digital, il più grande incubatore dell’Unione europea, per accedere agli ecosistemi di innovazione. Il terzo tipo di partnership, infine, riguarda associazioni come Assarmatori nel settore marittimo o Aiad nell’aerospazio e nella difesa per accedere a gruppi qualificati di imprese sulle quali poter promuovere iniziative tarate sulle specificità del comparto e sui loro bisogni.
Perché avete puntato su IA e spatial computing?
L’intelligenza artificiale generativa rappresenta quello che era internet negli anni ‘90. In quasi tutti i nostri progetti è presente questa tecnologia e non è pertanto un caso che nel board di Gea Digital ci sia un ambassador di OpenAI. L’IA è un agente abilitante dei processi aziendali ma anche un vettore che apre a nuove prospettive nell’utilizzo dei dati, soprattutto esterni all’azienda. Per quanto riguarda lo spatial computing – termine coniato da Apple per i suoi Vision Pro – siamo stati tra i primi in Italia ad acquistare questa tecnologia e a darne visione ai nostri clienti, delineando dei casi d’uso di grande valore.
Gea Digital ha raggiunto questi risultati in soli sette mesi. Qual è la ricetta di questo successo?
In sette mesi abbiamo raggiunto gli obiettivi finanziari 2024 e la previsione è quella di raddoppiarli. Ciò che ha funzionato è stata la value proposition, tanto semplice quanto efficace, e di certo la reputazione di Gea. Ma anche il team di professionisti che siamo riusciti ad attrarre in questi pochi mesi. A tale riguardo, mi piace citare due giovani talenti – Lorenzo Bartolomucci e Nicolas Rossini – il primo transitato da Gea prima che nascesse Gea Digital, il secondo entrato con me sette mesi fa. Insieme a loro, all’avvio dell’iniziativa ho disegnato, su una lavagna bianca, questo ambizioso progetto. Ciò a dimostrazione del fatto che facciamo leva su giovani talenti, valorizzandoli e coinvolgendoli non solo su attività operative. Attualmente possiamo contare su un team di otto professionisti, sebbene il numero sia destinato ad aumentare considerevolmente nei prossimi mesi. Cito anche Tito Zavanella e Stefano Pellandini, per il supporto di questi mesi e per la massima delega ricevuta riportando direttamente al cda di una realtà storica come Gea.
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