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I 16 ristoranti più belli del mondo: c’è anche il Beefbar di Milano

Anche quest’anno Prix Versailles ha svelato la lista dei 16 ristoranti più belli del mondo nel 2024. A decretarne il successo criteri quali design e arredi che animano gli spazi, rendendoli unici ed estremamente eleganti per una clientela esigente. Il Prix Versailles, nato nel 2015, rappresenta una serie di premi architettonici diviso in varie categorie che vengono assegnati ogni anno presso la sede dell’Unesco a Parigi.

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“I ristoranti più belli del mondo sono un omaggio all’architettura e ai suoi punti in comune persone”, dice Jérôme Gouadain, segretario generale del Prix Versailles. “A questo proposito, la convivialità è amplificata non solo dall’esperienza culinaria ma anche dalla singolarità dell’ambientazione. Il talento artistico dei designer e dei ristoratori risiede nella loro capacità di contribuire alla coerenza e alla ariosità dell’insieme. Nella loro continua ricerca del buono e del bello, questi favolosi luoghi di ristorazione sono anche quelli dove natura e cultura si fondono in un mirabile binomio”.

Ecco i 16 ristoranti della lista:

Ariana’s Persian Kitchen, Dubai

Ariana’s Persian Kitchen © Ariana’s Persian Kitchen

Nei deserti dell’Iran, Kashan è una sontuosa oasi che ha vissuto una lunga età dell’oro grazie alla maestria dei suoi ceramisti. La chef Ariana Bundy ha aperto questo paradiso a Dubai dove i colori sfolgoranti, tra cui il famoso turchese Kashan, e la luce naturale si abbinano alle vetrate colorate creando motivi scintillanti sul pavimento di marmo bianco.

Qui vengono distillati erbe e fiori, in linea con il concetto del ristorante poiché l’acqua di rose, la menta, la cannella e i fiori d’arancio sono componenti antichi della farmacopea iraniana.

Reine & La Rue, Melbourne

Reine & La Rue © Reine & La Rue

Dal 1891, la Borsa di Melbourne era un simbolo del distretto finanziario e legale della città, all’angolo tra Queen e Collins. La Sala della Cattedrale di quell’edificio storico, che un tempo ospitava la sala commerciale, fu abbandonata per decenni fino all’arrivo di Reine & La Rue.

Gli studi Akin Atelier e Roger Beeston Architects hanno inserito in questo spazio un elegante ristorante da 130 coperti, dotato di un proprio cortile esterno che può ospitare 30 persone e di un piccolo e raffinato wine bar (La Rue).

Tuju, San Paolo

Tuju © Tuju

A San Paolo, lo chef Ivan Ralston definisce la suo cucina secondo il tempo e le stagioni. Il percorso è stato affidato a Angelo Bucci e gli studi di architettura di Raul Pereira.

Al piano terra si trova un wine bar con pareti a vetri alti cinque metri e un patio interno che offrono un’oasi di fresco. La cucina, invece, si trova al primo piano.

Cristal Room di Anne-Sophie Pic, Hong Kong

Cristal Room © Cristal Room by Anne-Sophie Pic

Nel 1855, Baccarat partecipò alla prima Esposizione di Parigi dove vinse la Gran Medaglia d’Onore. 170 anni dopo, nella cosmopolita città di Hong Kong, Sala Cristal di Anne-Sophie Pic – la chef con più stelle Michelin nel mondo – rappresenta una nuova esplosione dell’arte, dell’ingegneria e dell’artigianato francese.

Questo ristorante, con la sua vista impareggiabile, si caratterizza per un’estetica futuristica per il modo in cui il cristallo gioca con la luce. Le creazioni Baccarat aiutano a produrre un’atmosfera misteriosa ed eterea.

Tomacado Hong Kong, Hong Kong

Tomacado Hong Kong © Tomacado

Il concetto di Tomacado ruota attorno a “una città, un fiore, un ristorante, un tema”. Per questa nuova edizione progettata da Liang Architecture, l’orchidea di Hong Kong (una pianta locale) è stata la fonte di ispirazione per un’area giardino molto intima.

I bouquet accuratamente disposti, le maestose sculture floreali e gli enormi fiori di carta nella sala da pranzo contribuiscono a creare un’atmosfera da sogno.

Virador Beach Club, penisola di Papagayo, Costa Rica

Virador Beach Club © Jorge Borja

Il Virador Beach Club si trova letteralmente sulla sabbia. A firmare gli spazi è stato l’architetto messicano Jorge Borja.

Da un punto di vista esperienziale, con la sua architettura di ispirazione messicana e costaricana, e la sua cucina dai sapori del Mediterraneo orientale, il fascino del nuovo Virador è innegabile.

Blanc, Parigi

Blanc © Masahiko Takeda

L’ingresso in Rue de Longchamp passerebbe quasi inosservato se non fosse per i nobili materiali sulla facciata. L’architetto Kengo Kuma si diverte a immortalare le tradizioni, il know-how e i materiali giapponesi, che ha reinterpretato per il 21esimo secolo.

E questo è esattamente ciò che hanno fatto Blanc e il suo chef stellato Shinichi Sato. Dalla discreta apertura della soglia in un vestibolo, un percorso conduce gli ospiti a un bancone in noce.

La sala da pranzo principale, invece, si presta bene per intrattenere conversazioni e assaporare la buona cucina del menu degustazione.

Ladurée Champs-Élysées, Parigi

Ladurée Champs-Élysées © Ladurée Champs-Élysées

Al numero 75 della via più bella del mondo si trova Maison Ladurée, che ha celebrato il suo 160° anniversario nel 2022. A firmare gli interni è Malherbe Paris che ha ricreato un vero e proprio giardino fiorito di ispirazione Art Nouveau.

Con il suo ristorante da 180 posti, il giardino d’inverno, la sala musica, l’area caffetteria e il dessert bar, Maison Ladurée – l’ambasciatore del parigino macaron e inventore del tè alla francese room – promuove ancora una volta una concezione sensoriale della cultura.

Riviera Fuga, Parigi

Riviera Fuga © Riviera Fuga

JP Demeyer & Co hanno portato un pezzo di Riviera nella Ville Lumière, giocando con tessuti marmorizzati dal blu brillante o dal giallo strisce, che ricordano gli anni ’60 e ’70.

Qui, tra tavoli verniciati, sedie e lettini per barche ci si ritrova immersi in un autentico yacht club.

Beefbar, Milano

Beefbar © Beefbar

Corso Venezia è il cuore vibrante e storico di Milano. Ospita tantissime boutique, ma soprattutto impressionanti palazzi privati, splendidi cortili interni, facciate scultoree e piccoli parchi e giardini.

Ed è qui, al numero 11 di Corso Venezia, in quello che era un tempo dell’architetto e designer Mario Bellini, che il duo architettonico di Humbert & Poyet hanno pensato di realizzare Beefbar Milan come tributo agli iconici caffè italiani.

The Oreum, Goyang, Corea del Sud

The Oreum © Jisoo Park

L’agenzia Space Dot ha creato l’illusione di un’escursione all’aria aperta all’Oreum. In una moderna reinterpretazione di un bosco di betulle, 100mila oggetti simili a nuvole realizzati in madreperla arredano gli interni.

Più che un semplice posto dove riposarsi e mangiare, The Oreum fa sentire i visitatori come se stessero camminando in aria, preludio alla loro avventura culinaria.

Auyl, Almaty, Kazakhstan

Auyl © Damir Otegen, Zarine Zoman, Yulo Khan

Auyl fornisce una sinossi sorprendente della storia kazaka, grazie a la sua posizione all’interno di un monumento ereditato da Modernismo sovietico.

Un’antica residenza dove un dignitario della repubblica socialista riceveva gli ospiti stranieri. Le aziende NAAW e Dunie Design hanno creato spazi mozzafiato attorno a una cucina aperta.

Madi Hiyaa, Atollo di Malé Nord, Maldive

Madi Hiyaa © Joe Chua Agdeppa

Madi Hiyaa, nelle Maldive, è in simbiosi con il suo ambiente naturale. Qui, Nomadic Resorts ha davvero catturato lo spirito del luogo, legato ad antiche storie mitologiche.

Harudot, Chonburi, Thailandia

Harudot © DOF Sky I Ground

Unire architettura, cultura e natura è l’apice dell’esperienza di ogni architetto. Idin Architects ha accettato questa sfida per creare Harudot, una caffetteria in riva al mare nella città di Chonburi. La struttura è il frutto di una straordinaria collaborazione tra il titolare della catena Nana Coffee Roasters e il proprietario del terreno su cui sorge, intenditore di piante rare.

“Haru” significa “primavera” in giapponese, mentre “dot” simboleggia un “punto di partenza”. Il nome è un invito a immergersi nel mondo immaginario di questo luogo.

Nusara, Bangkok, Thailandia

Nusara © Jinnawat Borihankijanan

L’idea era quella di presentare lo scenario esterno come un dipinto per i visitatori. A Nusara, l’impresa TasteSpace ha trasformato ogni finestra in un widescreen dei templi di Bangkok e altre meraviglie architettoniche. La location, distribuita su quattro piani, è un viaggio sensoriale che celebra la cultura Thai e l’artigianato.

Ilis, New York, Stati Uniti

Ilis © ILIS

Quando è arrivato lo chef danese Mads Refslund con l’idea di convertire un vecchio capannone industriale di 420 metri quadrati a Brooklyn in un ristorante, la palla è passata all’architetto californiano Grant Blakeslee.

Progettare “una cucina a vista, una macchina funzionante” come nucleo concettuale e fisico di Ilis è stato un exploit straordinario. Senza una distinzione netta tra il retro e davanti alla casa, applique coniche in ottone annerito illuminano ogni tavolo da pranzo come un riflettore.

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