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Clima e governance, 5 rischi con potenziale impatto sui portafogli nei prossimi 24 mesi

A cura di Irene Lauro, environmental economist, e Ben Popatlal, multi-asset strategist, Schroders

Il riscaldamento globale e la transizione energetica sono fattori che andrebbero integrati nelle ipotesi di rendimento a lungo termine, perché possono avere un impatto significativo sui mercati e sulla performance dei portafogli. I rischi e le opportunità possono essere trasmessi anche attraverso le politiche e le controversie. Questi ultimi due meccanismi tendono a cristallizzare gli eventi mondiali in impatti di mercato molto più immediati. Riteniamo, in quest’ottica, che siano cinque i temi d’investimento che si svilupperanno nei prossimi 6-24 mesi.

L’inflazione climatica

Temperature e precipitazioni estreme si osservano in varie regioni del mondo. Il forte caldo negli Stati Uniti e in America Latina, nell’Europa meridionale e in alcune parti dell’Asia sta esacerbando le condizioni di siccità, con ripercussioni sulla produzione agricola, sulla produzione di energia idroelettrica e sul trasporto marittimo. Un modo in cui queste perturbazioni hanno un impatto sui mercati è quello di esercitare pressioni al rialzo sull’inflazione.

Una recente ricerca della Bce ha rilevato che il caldo estremo registrato nei tre mesi estivi del 2022 ha causato da solo un impatto cumulativo annuo di 0,67 punti percentuali sull’inflazione alimentare e di 0,34 punti percentuali sull’inflazione complessiva in Europa, con un impatto maggiore nell’Europa meridionale.

L’aumento dell’inflazione alimentare è ben visibile nei prezzi record di diversi prodotti di base, tra cui cacao, caffè, olio d’oliva e arance. Anni di scarse precipitazioni hanno messo inoltre a dura prova la produzione mondiale di energia idroelettrica, un problema significativo in paesi come gli Stati Uniti, la Cina e l’India, dove la perdita di produzione di elettricità potrebbe portare a un aumento dei prezzi dell’energia. Le interruzioni di energia elettrica comportano anche un freno all’attività industriale.

Infine, le scarse precipitazioni portano anche a livelli idrici preoccupantemente bassi, limitando la navigabilità delle principali vie d’acqua commerciali, come il Canale di Panama, con un impatto sulle industrie che si affidano alla consegna tempestiva di materie prime o prodotti finiti.

L’inflazione climatica sarà probabilmente un tema d’investimento importante, dato che le temperature estreme continuano ad avere un impatto sull’attività di vari settori. Gli investitori possono contrastare le pressioni al rialzo sui rendimenti riducendo l’esposizione ai tassi d’interesse nei mercati che dipendono fortemente dalla produzione di energia idroelettrica e in quelli in cui l’inflazione alimentare ha un peso rilevante nel paniere dell’indice dei prezzi al consumo (CPI). Inoltre, un altro modo di gestire questo rischio è ridurre l’esposizione ai titoli azionari con alti livelli di dislocazione della catena di approvvigionamento.

Il protezionismo dei metalli

Il passaggio dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili dipende fortemente da metalli come il litio, il cobalto e il nichel. In risposta alla crescente domanda e all’offerta limitata e geograficamente concentrata, alcuni produttori chiave potrebbero adottare politiche protezionistiche per proteggere le industrie nazionali e garantire la disponibilità per le proprie esigenze di transizione energetica.

Ciò potrebbe rappresentare una sfida significativa per la transizione energetica globale, interrompendo le catene di approvvigionamento e aumentando i costi. La produzione è attualmente orientata verso Cina, Repubblica Democratica del Congo, Australia e Cile. I maggiori consumatori che potrebbero essere colpiti sono Stati Uniti, UE, Giappone e Corea del Sud. Gli investitori potrebbero sfruttare questo tema aumentando l’allocazione ai metalli industriali e alle valute delle materie prime, come il dollaro australiano.

Aumento dei prezzi delle polizze casa negli Usa

Secondo il broker assicurativo Policygenius, i costi assicurativi per i proprietari di case negli Stati Uniti raggiungeranno circa 175 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 21% rispetto all’anno precedente. Il notevole aumento è attribuito all’impatto del cambiamento climatico, che ha portato a una maggiore frequenza di gravi incendi, inondazioni e tempeste nel Paese. Il CPI statunitense considera solo l’assicurazione degli affittuari ma non quella dei proprietari di casa.

Di conseguenza, l’impennata dei prezzi delle polizze sulla casa non si riflette nell’inflazione statunitense ed è meno probabile che inneschi una risposta politica da parte della Fed. L’aumento dei costi degli alloggi, tuttavia, rischia di frenare la spesa delle famiglie e di esercitare una pressione al ribasso sui prezzi delle case nei mercati più esposti agli eventi meteorologici estremi.

Rallentamento della legislazione UE sulla sostenibilità

Si è registrato un notevole aumento della rappresentanza dei partiti di destra nel Parlamento europeo, spesso scettici nei confronti delle politiche climatiche. Il loro peso politico potrebbe potenzialmente rallentare la rapida progressione dell’UE verso l’energia verde, aumentando l’incertezza per gli investitori in energia pulita. L’elezione di Ursula von der Leyen per un secondo mandato quinquennale come presidente della Commissione europea garantirà che le leggi europee esistenti in materia di Green Deal rimarranno probabilmente invariate. Tuttavia, potrebbe essere più difficile ottenere la proposta di nuove politiche verdi, mettendo in discussione il ruolo di leader climatico dell’UE.

Dall’altra parte della Manica, invece, il Regno Unito probabilmente assisterà a un impulso alla sua transizione energetica verde, poiché il nuovo governo laburista vuole fare della Gran Bretagna una superpotenza dell’energia pulita, investendo nelle tecnologie solari ed eoliche. Inoltre, i laburisti vogliono allineare sia il mercato del carbonio che lo schema fiscale a quello dell’UE.

Se il Regno Unito dovesse implementare una carbon tax anche alle sue frontiere, si eserciterebbe un’ulteriore pressione sui principali paesi esportatori affinché aumentino i sistemi di tariffazione del carbonio a livello nazionale. Gli investitori potrebbero sfruttare la nascita di questo “club del carbonio” favorendo le azioni dei mercati emergenti a bassa intensità di carbonio rispetto a quelle di paesi a maggiore intensità di carbonio.

La riforma della corporate governance in Giappone

Alcuni investitori hanno in parte attribuito il recente rally delle azioni giapponesi alle riforme della corporate governance in Giappone. Mantenendo un elenco mensile di società che divulgano volontariamente informazioni sulle “azioni volte a implementare una gestione consapevole del costo del capitale e del prezzo delle azioni”, la Borsa di Tokyo ha esercitato pressioni sulle società quotate per ottenere un maggiore valore per gli azionisti.

Le aziende giapponesi hanno poi gradualmente migliorato le loro pratiche di governance grazie anche alle pressioni esercitate da vari stakeholder. Riteniamo che ciò abbia contribuito alla recente sovraperformance delle azioni giapponesi. Il miglioramento della governance potrebbe continuare ad aumentare l’efficienza del capitale e il modus operandi delle società giapponesi, rendendo potenzialmente più solido nel lungo periodo il mercato azionario nipponico.

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