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Strategia

Il governo giapponese spinge per la settimana corta. Ma pochi lavoratori e aziende aderiscono

Se si lavora troppo non si ha tempo per coltivare gli interessi personali, si fanno meno figli e ci si ammala di più. È su queste evidenze che nel 2021 il governo giapponese, attraverso la sua ‘riforma dello stile di lavoro’, ha dato la possibilità alle aziende di adottare la settimana lavorativa di quattro giorni. Il Giappone, infatti, è famoso per una cultura del lavoro molto rigida e una grande dedizione dei lavoratori nei confronti della loro azienda. Secondo quanto riportato dalla Associated Press, che cita dati governativi giapponesi, sono circa 54 all’anno i morti in Giappone per quella che viene chiamato karoshi, ovvero morte improvvisa legata all’impiego lavorativo.

La settimana corta in Giappone

  • Oggi, dopo tre anni dall’inizio del piano del governo, le aziende e i dipendenti stessi non sembrano essere entusiasti di lavorare un giorno in meno e il governo vuole spingere per far sì che questa riforma venga accolta da un maggior numero di imprese.
  • I legislatori giapponesi hanno proposto la settimana corta per favorire la fidelizzazione del personale e per ridurre il numero di lavoratori che si ammalano o muoiono a causa del troppo lavoro, in un’economia già afflitta da una grave carenza di manodopera.
  • Secondo uno studio citato da varie testate statunitensi, il Giappone potrebbe affrontare una carenza di 1 milione di lavoratori entro il 2040.
  • La riforma metteva anche limiti agli straordinari e ferie annuali pagate per i lavoratori.

La scarsa adesione

Come detto, l’iniziativa non ha avuto, per ora, i risultati sperati: secondo i dati del ministero della Salute, del lavoro e del welfare, riportati da Associated Press, solo circa l’8% delle aziende in Giappone permette ai dipendenti di prendersi tre o più giorni di riposo alla settimana. Ma non sono solo le aziende a essere riluttanti: lo sono anche i dipendenti. Per esempio, secondo quanto riferito da un responsabile ad Ap, Panasonic, una delle più grandi aziende giapponesi, ha aderito all’iniziativa all’inizio del 2022. Dopo due anni, solo 150 dei suoi 63mila dipendenti idonei hanno scelto di adottare la settimana corta.

“Lavorando per arrivare a una società in cui i lavoratori possono scegliere tra diversi modi di lavorare in base alle loro esigenze, miriamo a creare un ciclo virtuoso di crescita e distribuzione e a consentire a ciascun lavoratore di avere una prospettiva migliore per il futuro”, si legge sul sito web del ministero riguardo alla campagna, nota come hatarakikata kaikaku, che significa “innovare il modo in cui lavoriamo”.

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