Gli indici azionari statunitensi hanno vissuto la loro peggiore giornata da settimane, con le perdite di aziende tecnologiche da migliaia di miliardi di dollari, come Nvidia, a trascinare la Borsa al ribasso. Le persistenti preoccupazioni sulla crescita economica globale si sono fatte sentire sui prezzi di materie prime e titoli.
I fatti chiave
- Tutti e tre i principali indici azionari statunitensi hanno registrato le perdite più nette dal crollo del 5 agosto, scatenate dalle preoccupazioni per il rallentamento dell’economia globale.
- L’indice di riferimento S&P 500 ha perso il 2,1% nel primo giorno di contrattazioni di settembre, mentre l’indice delle bluechip, il Dow Jones Industrial Average, ha ceduto l’1,5% (626 punti) e l’indice tecnologico, il Nasdaq, addirittura il 3,3%.
- A scatenare l’atteggiamento negativo di Wall Street è stato un rapporto diffuso al mattino dall’Institute for Supply Management, che ha rivelato come a luglio l’attività manifatturiera negli Stati Uniti sia stata più debole del previsto, alimentando così le preoccupazioni degli investitori sulla crescita. Il rapporto può preannunciare un più ampio indebolimento dell’attività economica, e gli investitori si sono posizionati per un mese che è stato sempre povero per i mercati in questo decennio.
- Le più colpite dalla corsa a vendere sono state le grandi compagnie tecnologiche, spesso considerate più sensibili ai rallentamenti economici, date le loro elevate valutazioni.
- Le azioni delle sei società statunitensi con una capitalizzazione di mercato superiore ai 1.000 miliardi di dollari hanno ceduto tutte più dell’1%. Più di tutte ha perso Nvidia, la regina dell’intelligenza artificiale, con un crollo dell’8%, mentre Apple ha lasciato il 3%. Ciò significa che Nvidia ha bruciato circa 280 miliardi di dollari di valore di mercato, Apple 95 miliardi.
Un fatto sorprendente
Il crollo azionario, ancora modesto se si considera che l’S&P segna ancora un eccezionale +19% dall’inizio dell’anno, richiama alla mente ricordi non entusiasmanti dei settembre degli anni scorsi. Il principale indice statunitense ha perso il 3,9% nel settembre 2020, il 4,8% nel settembre 2021, il 9,3% nel settembre 2022 e il 4,9% nel settembre 2023, per un calo medio del 5,7% negli ultimi quattro anni.
Perché il prezzo del petrolio scende
Il prezzo del petrolio è sceso al livello più basso dell’anno martedì, con il Brent che è calato quasi del 5%, fino ad andare sotto i 74 dollari al barile a metà mattina, il prezzo più basso dal 13 dicembre 2023 secondo dati MarketWatch. Il crollo è avvenuto dopo che la Cina, il principale importatore di petrolio, ha registrato il quarto mese consecutivo di calo dell’attività manifatturiera, e in vista di una serie di dati economici attesi per gli Stati Uniti, tra cui il rapporto sull’occupazione di agosto previsto per venerdì. Lo scorso mese quel dato scatenò brevemente i timori di un’imminente recessione statunitense.
Ad alimentare le preoccupazioni sulla crescita economica della Cina, con il conseguente impatto sulla domanda di petrolio globale, ha provveduto una nota di Bank of America sull’indebolimento delle prospettive di crescita di una Cina “in affanno”. Martedì gli economisti di Bank of America Claudio Irigoyen e Antonio Gabriel hanno ridotto la previsione di crescita del Pil cinese nel 2024 dal 5% al 4,8%, con una riduzione analoga per il 2025 e il 2026. “Le preoccupazioni sulla domanda, legati allo spettro di un rallentamento della crescita globale, sono il principale fattore che incide sul mercato del petrolio in questo momento”, ha scritto Tom Essaye, analista di Sevens Report, in una nota ai clienti.
Il contesto
Sebbene prezzi del greggio più bassi siano spesso benvenuti dai consumatori, perché precedono un calo del prezzo della benzina per gli automobilisti, può essere un cattivo segno per l’economia in generale, perché indica la prospettiva di un rallentamento più ampio, visto che aziende, consumatori e governi riducono le spese. I prezzi del Brent greggio diminuirono del 62% nel 2008, durante la crisi finanziaria globale, e del 24% nel 2020, nel mezzo della pandemia da Covid-19. Gli americani già pagano la benzina meno che nel passato recente. Martedì la media era di 3,33 dollari al gallone (3,785 litri), in discesa rispetto ai 3,48 dollari di un mese fa e ai 3,82 dollari di un anno fa, secondo la Aaa, contribuendo a far scendere l’inflazione.
Che cosa aspettarsi
Al di là della questione più urgente della crescita economica, i mercati finanziari si stanno preparando alle combattutissime elezioni presidenziali statunitensi di novembre. “Date le proposte piuttosto diverse dei due candidati, questa elezione sarà una delle questioni più importanti per i mercati nei prossimi due mesi”, ha sottolineato Jim Reid di Deutsche Bank in una nota ai clienti.
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