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Maurizio Zancanaro Sella
Leader

La storia di Maurizio Zancanaro, l’umanista del private banking

Torinese, classe 1957, Maurizio Zancanaro, da decenni alla guida di importanti istituti di private banking, riconosciuto per esperienza, professionalità e capacità di sintesi tra impegno operativo e istituzionale, ha iniziato la sua lunga carriera in Credito Italiano e Deutsche Bank e ha avuto esperienze nei principali gruppi bancari a livello italiano e internazionale. È stato protagonista della trasformazione di Banca Aletti, di cui è stato a lungo amministratore delegato, acquisita come piccola boutique e portata ai vertici delle classifiche del private banking e del wealth management in Italia.

Negli stessi anni ha fondato e presieduto Aletti Fiduciaria e Aletti Trust, le società con cui ha gestito il delicato momento del passaggio generazionale di molti clienti, e Banca Aletti Suisse, anticipando ancora una volta il mercato. Poi il successo nel rilancio e nella valorizzazione di Banca Cesare Ponti.

Chi è Maurizio Zancanaro

Oggi è vicepresidente di Banca Patrimoni Sella & C., realtà con cui vive una comunanza di intenti e valori. Ha inoltre ricoperto il ruolo di presidente di Aipb, l’Associazione italiana private banking, in cui lavora fin dalla sua costituzione, segno dell’autorevolezza che l’intero sistema gli attribuisce. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i risultati manageriali raggiunti e per l’impegno profuso nella costruzione di una cultura e di un linguaggio comune per il private banking.

“Mi ritengo soddisfatto di quello che ho fatto”, dice, “e di essere arrivato dove sono. Certo, si può sempre fare di meglio e l’amore e la passione che ancora nutro per questo nobile mestiere mi fanno dire che continuerò a dare il mio contributo all’industria del private banking. Sono orgoglioso di essere riconosciuto come uno dei suoi protagonisti”.

Non è un caso che nel mondo del wealth management Zancanaro abbia ritrovato dinamiche e valori che gli appartengono anche ‘fuori’, dove le sue passioni sono i motori, le auto, le barche. Grande riservatezza e nessuna ostentazione (non è il suo stile), ma la continua ricerca del giusto equilibrio tra emozione e controllo del rischio, dominio della forza e desiderio di libertà.

L’approccio al private banking

Spesso critico nei confronti dell’approccio italiano al private banking, che ha visto i grandi gruppi creditizi collocarlo alle dipendenze del retail, magari nel nome di riorganizzazioni che finiscono per sacrificare la qualità del servizio nel nome di un miope taglio dei costi. Per Zancanaro, invece, il private banking deve essere un tutt’uno con corporate banking e investment banking, attività diverse che richiedono competenze specifiche ma sinergiche e che esprimono il loro potenziale solo se guidate da chi ha una visione d’insieme, completa e virtuosa. È un instancabile sostenitore della centralità del fattore umano, sia esso il cliente, da servire nella gestione dei suoi bisogni e obiettivi, o il private banker, gestore della relazione che deve disporre della competenza e della professionalità necessarie, che derivano solo da un’attenta e costante formazione. 

Zancanaro è convinto che anche i recenti eventi globali, per quanto drammatici e imprevisti, abbiano dato la possibilità ai banker di mostrare l’importanza del proprio ruolo al fianco delle famiglie nella conservazione dei patrimoni. Affiancare il cliente nelle scelte consente di soddisfare davvero, in un rapporto di lungo periodo, tutti i bisogni delle famiglie, che vanno ben al di là degli investimenti finanziari: dai passaggi generazionali ai trust, dall’immobiliare all’art advisory. Questa, per Zancanaro, è l’essenza dell’evoluzione, non solo terminologica, da private banking a wealth management, che è un’opportunità ancora da cogliere.

Ritornare al passato per vincere in futuro

Questo suo credo non vacilla neanche in tempi di rivoluzione digitale, di investimenti sostenibili e di intelligenza artificiale. E ancora una volta il focus è sugli uomini. Cosa ne pensano i clienti? I banker sono adeguatamente formati? Sì, perché, se l’industria finanziaria cavalca con determinazione queste tematiche, il contesto è controverso, i rendimenti altalenanti, i costi non trasparenti e la normativa ancora in evoluzione. Tutto ciò non aiuta i clienti, poco preparati, spesso confusi e in balia di informazioni non sempre coerenti, in bilico tra moda e reali opportunità. Il sistema si deve preoccupare di sviluppare l’educazione finanziaria dei clienti e la formazione specialistica dei banker.

La visione di un mondo sostenibile e la tendenza a investire in modo socialmente responsabile hanno aperto la strada a una trasformazione dei modelli tradizionali del wealth management, che deve tuttavia continuare ad avere quale elemento cardine il rapporto umano tra cliente e banker. Il mantra di Zancanaro non cambia: ritornare al passato per vincere le sfide future.

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