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Verso una sanità più efficiente: l’AI promette un risparmio di 21,74 miliardi all’anno in Italia

L’AI sta trasformando radicalmente il modo in cui concepiamo la sanità. Dai laboratori di ricerca agli ospedali, le sue applicazioni promettono di migliorare l’efficienza, la precisione e la personalizzazione delle cure.

Tuttavia, nonostante la sua implementazione porti a un risparmio di circa 21,74 miliardi di euro all’anno in Italia e una riduzione dei costi del 10-15%, resta una certa diffidenza verso questa tecnologia: nel 2023, solo il 26% delle aziende sanitarie italiane prevedeva di investire in AI e non più del 4% contava di utilizzare i fondi del Pnrr per questo scopo.

Sono questi alcuni dei risultati della ricerca della Rome Business School, L’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Italia dalla finanza alla sanità, curata da Valentino Megale, docente dell’International MBA; Francesco Baldi, docente dell’International Master in Finance, Massimiliano Parco, economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

La silver economy

Secondo Statista, l’adozione dell’AI nel settore sanitario italiano ed europeo sta crescendo rapidamente: nel 2023 il suo valore globale è stato di circa 208 miliardi di dollari, con una previsione di crescita fino a 1.848 miliardi nel 2030.

Il mercato italiano dell’AI in sanità è raddoppiato nell’ultimo biennio, come dimostrano le numerose partnership avviate dalle aziende farmaceutiche con le grandi Big tech e con aziende specializzate in piattaforme di AI.

Nel nostro paese si prevede che il mercato dell’intelligenza artificiale in sanità raggiunga i 3,19 miliardi di euro entro il 2030. Applicata a dispositivi medici intelligenti, sistemi di monitoraggio remoto e robotica assistenziale, permette non solo un’assistenza personalizzata e tempestiva, ma costituisce un importante supporto per i lavoratori sanitari.

Con lo sviluppo attuale infatti, l’AI ha il potenziale di automatizzare fino al 36% delle attività nel settore sanitario e sociale, liberando risorse umane per compiti di maggiore valore aggiunto e aumentando la sostenibilità del sistema.

“Integrare l’AI nel sistema sanitario darebbe sollievo ai lavoratori del settore, sempre più carichi e a rischio di burn out, e ai pazienti che affronterebbero tempi d’attesa minori, mantenendo un servizio accurato e personalizzato, sempre sotto la guida del medico. L’AI è uno strumento che accompagna ma non sostituisce i professionisti”, afferma Valentino Megale, tra gli autori della ricerca.

“La parola d’ordine per il successo dei servizi tecnologici tra i senior è la semplificazione dell’accesso: la popolazione degli over 65 richiede servizi semplici da usare, efficienti e adeguati alle proprie esigenze”, afferma Francesco Baldi.

Un chiaro esempio viene dalle smart homes, mercato in forte crescita a livello europeo (37,8 miliardi di euro entro il 2025) e gli wearables, sensori biometrici che consentono di rilevare dati quali vitali. Strumenti che permettono di analizzare questi dati in tempo reale, identificando anomalie e fornendo avvisi tempestivi sia agli utenti che ai professionisti sanitari.

Vantaggi e applicazioni dell’AI in ambito sanitario

L’AI, in ambito sanitario, rappresenta una promessa di efficienza e risparmio: potenzialmente, in Italia, grazie al suo utilizzo si potrebbero ridurre i costi di circa il 10-15%, risparmiando approssimativamente 21,74 miliardi di euro all’anno.

Come rivela l’Ocse, l’AI può aiutare gli operatori sanitari a dedicare più tempo di qualità alle cure, consentendo loro di concentrarsi maggiormente sull’interazione con i pazienti piuttosto che sulla trascrizione di appunti e lavori amministrativi. Per un medico che dedica 23 su 40 ore di lavoro a burocrazia e documentazione questa tecnologia può portare a numerosi vantaggi.

Come afferma Massimiliano Parco: “L’AI permette di ridurre le lacune, minimizzare le comunicazioni via telefono e consente di aprire potenzialmente più slot per appuntamenti. Ne risulta un migliore accesso dei pazienti alle cure e una massiccia riduzione del lavoro di programmazione che sovraccarica il personale d’ufficio. L’AI può anche rappresentare un punto di svolta quando si tratta di pratiche burocratiche per i rimborsi medici, aiutando gli infermieri ad archiviare le pratiche in modo più rapido e accurato”.

Gli usi dell’IA vanno oltre il paperwork: all’Ospedale Universitario Sant’Andrea di Roma, ad esempio, è in uso un software che identifica autonomamente le fratture che potrebbero sfuggire all’occhio umano, a supporto del medico che ne fa poi una rilettura per eventuale conferma.

Inoltre, nello svolgimento delle risonanze magnetiche, i nuovi algoritmi riescono a far risparmiare fino al 50% del tempo, e nelle Tac vengono acquisite immagini con il 60% in meno di radiazioni. Nonostante il grande potenziale però l’adozione pratica dell’IA nel settore sanitario è ancora limitata.

L’IA viene considerata solo in poche ASL e in piccole aree di sperimentazione, tanto che nel 2023 solo il 26% delle aziende sanitarie italiane aveva previsto di investire in AI e solo il 4% intendeva utilizzare i fondi del Pnrr per questo scopo.

“L’introduzione dell’IA, in sanità come in ogni altro settore, emerge come un processo profondamente umano che deve adattarsi agli operatori sanitari mediante un approccio human-centric, rispettare la loro integrità e affrontare le loro preoccupazioni, incoraggiando al tempo stesso l’adozione e l’arricchimento delle competenze. Rappresenta senza dubbi un’opportunità importante per ridurre costi e migliorare i servizi alla popolazione”, conclude Valerio Mancini.

Gli investimenti in AI in altri settori

L’interesse da parte delle aziende nell’integrare l’AI nei loro processi è in crescita non solo in ambito sanitario. Secondo gli ultimi dati Istat (2023), infatti, il 47% delle imprese italiane impiega questa tecnologia nei processi produttivi e lo fa maggiormente nelle regioni del nord-est; il 33% delle imprese la usa nei processi di vendita e marketing (+9% rispetto il 2021), concentrandosi nelle regioni del nord-est e del mezzogiorno; il 23% in sicurezza e IT, il 21% in ricerca e sviluppo; meno del 20% la utilizza nei processi di logistica, gestione finanziaria e amministrazione aziendale.

A fine 2023 in Italia, oltre il 75% delle imprese del settore della ristorazione hanno impiegato l’AI per estrapolare, rielaborare e analizzare dati. Poco inferiore al 50% la quota di utilizzo nelle imprese delle attività editoriali e nell’informatica.

Inoltre, la potenza di questa tecnologia viene sfruttata in particolar modo nell’analisi di big data, attraverso l’apprendimento automatico: in Italia, ad esempio, un forte utilizzo è riscontrato nelle imprese del settore ICT, con oltre il 60% dell’aggregato del settore. Attualmente, il maggior utilizzo di IA nell’automatizzazione dei flussi di lavoro si rileva nelle imprese delle attività manifatturiere (52%).

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