Cultura

La Riccardo Muti Italian Opera Academy dalla fondazione a oggi

Riccardo Muti è l’uomo e il direttore d’orchestra per il quale basta il nome. L’autorevolezza gli ha consentito di rompere rigidi protocolli facendo gli auguri di “Pace, fratellanza e amore” in lingua italiana, anziché tedesca, dal podio dei  Wiener Philharmoniker; è accaduto al concerto di Capodanno da Vienna, evento seguito da 50milioni di telespettatori in 90 Paesi. Ergo: il meglio dell’Italia ha  viaggiato nel mondo.

Riccardo Muti Italian Opera Academy

’“Italian” è accostato fieramente a Opera Academy, così da specificare che in questa bottega di alto perfezionamento, appunto  la Riccardo Muti Italian Opera Academy,  Muti insegna come si prepara ed esegue l’opera italiana, nota dopo nota, a direttori d’orchestra, maestri collaboratori e cantanti. Una realtà ai suoi dieci anni di vita, cofondata con il figlio Domenico (1979), che ne è direttore, e da vent’anni al fianco del padre per curare gli aspetti contrattuali e legali di una carriera sì potente.

Domenico Muti ha raccontato: “Nel 2015  eravamo al mare, una volta tanto tranquilli e rilassati. Mio padre confessò che accarezzava il sogno di un’accademia di formazione. Mi disse: ‘Io sono musicista quindi devo studiare, dirigere e insegnare, ma vedrei in te la persona giusta per occuparsi della creazione, gestione ed organizzazione  di questo progetto. Te la senti?’. Fu chiaro che doveva essere un progetto sostenuto da privati, “così iniziai a bussare a qualche porta, in Italia e all’estero, per capire il livello di interesse. Con grande soddisfazione appurai che in tanti sarebbero stati al nostro fianco” , racconta Domenico Muti. In testa, e da subito, si mosse Barilla, quindi la californiana Shillman Foundation. E’ stata quindi la volta – ancora Domenico Muti – “dell’entusiasmante collaborazione con Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, tra l’altro spesso presenti alle prove, lezioni e concerti del Maestro”.

Gli inizi

Tutto partì a Ravenna, proseguendo a Milano, in casa Prada nel polo culturale progettato da Rem Koolhaas dove, per l’occasione, viene allestita una sala da concerto mobile, ad hoc per il progetto. Nel frattempo ha preso forma l’Academy a Tokyo e dall’anno scorso anche in Cina. Che tradotto in numeri vuol dire nove edizioni della Rmioa nel nostro Paese, cinque a Tokyo, una in Corea e una in Cina. Sono stati formati 70 direttori e altrettanti maestri collaboratori, centinaia di cantanti. Questo il bilancio, ma guardiamo avanti. La prossima edizione milanese è programmata  per la fine di novembre 2025, sempre in Fondazione Prada e nel segno di Don Giovanni di Mozart, a Tokyo si va in settembre e proprio in questi giorni sta per essere pianificato l’appuntamento cinese.

Con gli anni è venuto a crearsi un bagaglio di centinaia di ore di lezioni, con Muti che entra nelle pieghe di capolavori come Falstaff, Traviata, Aida, Macbeth, Norma., il tutto video-registrato dalla società di produzione della RMM così da consegnare alla memoria un saper fare che altrimenti si disperderebbe. Anche la Rai, dal 2015,  rilancia le lezioni con regolarità.

In tanti dirigono l’opera italiana, patrimonio Unesco, repertorio di bellezza che è tratto identitario del nostro Paese, ad alto valore reputazionale come la nostra manifattura di alta gamma, ma proprio come brevetti e marchi va messa al riparo da letture distorte: l’opera non è un quadro o una scultura che è per sempre, rinasce ogni volta che si alza il sipario, ma capita spesso che l’opera italiana venga fraintesa e vilipesa, come accadde a un certo punto alla Commedia dell’arte prima che Goldoni mettesse le cose a posto donando di nuovo dignità alla comicità di casa nostra.

L’eccellenza italiana

Muti dirige solo le più importanti orchestre, in testa la terna Wiener, Berliner, Sinfonica di Chicago, che sono il lusso assoluto del settore. Ma da vent’anni dedica tempo ed energie anche a formare i giovani, lo fa tra attraverso l’Academy e l’Orchestra Cherubini, che lanciò nel 2004 e abbiamo visto di recente nell’aula del Senato per il concerto di Natale. Migliaia di musicisti si sono così formati alla sua scuola, una scuola orgogliosamente italiana, “dobbiamo smettere di pensare che ciò che è straniero sia migliore”, è il mantra di Muti che si spende senza risparmio di energie per tramandare il tessuto di conoscenze e competenze di casa nostra, il made in Italy insomma.

Lo stesso Domenico, ci racconta,  è cresciuto “respirando questo sentire, con l’orgoglio di essere Italiano e grato per l’opportunità di operare in un ambito in cui l’Italia è così forte. Anzi, il nostro Paese avrebbe prospettive di ulteriore crescita considerati i teatri che ha. Penso poi ai tanti piccoli teatri sparsi per l’Italia ma silenti, dovrebbero invece riaprire, tornare vivi come un tempo”.

L’approdo in Giappone, in settembre, dello storico veliero Amerigo Vespucci, in viaggio dal 2023 per promuovere le eccellenze di casa nostra, ha visto la creazione di un Villaggio Italia che è la summa dell’Expo a Osaka dal prossimo aprile. Tra le eccellenze italiane del Villaggio, assieme alla Biennale di Venezia, Scala di Milano, Istituto Italiano di Design c’era la Riccardo Muti Opera Academy: lì, a brillare di luce propria, tale perché ad alimentarla sono aziende e privati che danno corpo al sogno di un grande artista. Un binomio   quello di artista-sostenitore che nei secoli, con apice nella Quattro e Cinquecento, ha creato la Bellezza del nostro Paese.

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