Robyn Denholm Tesla
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La presidente del cda di Tesla ha venduto la maggior parte delle sue azioni

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Robyn Denholm, che è a capo del cda dal 2018, ha guadagnato 168 milioni di dollari nell’ultimo anno esercitando le sue stock option. E ha venduto titoli per 43 milioni la scorsa settimana.

La presidente del consiglio di amministrazione di Tesla, Robyn Denholm, se l’è cavata molto bene l’anno scorso, in particolare vendendo la maggior parte delle sue azioni della società. Ha scaricato il 65% dei suoi titoli e delle sue opzioni negli ultimi 12 mesi, ricavandone 168 milioni di dollari al lordo delle tasse. Merito anche del picco delle azioni seguito alla vittoria elettorale di Donald Trump a novembre.

Perché Robyn Denholm ha venduto così tante azioni

Denholm, che guida il cda di Tesla da quando la Securities and Exchange Commission (Sec, la Consob americana) ha obbligato Elon Musk ad abbandonare la carica nel 2018, in seguito a tweet falsi sulla raccolta di capitali per togliere la società dalla Borsa, ha mantenuto solo 85mila azioni e 412mila opzioni, dopo che questo mese, secondo documenti della stessa Sec, ha venduto titoli per 43 milioni. Un anno fa le cifre erano molto più alte: 15mila azioni e 1,47 milioni di opzioni. Una probabile ragione per le sue pesanti vendite: le sue opzioni scadranno a giugno. Di conseguenza continuerà probabilmente a vendere molte delle rimanenti nei prossimi mesi. Dal 2017 ha venduto azioni di Tesla per 448 milioni al lordo delle tasse.

“I consiglieri di amministrazione vengono pagati in azioni e fa davvero paura avere tutto il proprio patrimonio negli asset di una sola società. Perciò è perfettamente comprensibile che dirigenti e consiglieri vendano un po’ di azioni quando ne hanno la possibilità”, ha detto il professore della Ucla Andrew Verstein, condirettore del suo Lowell Milken Institute for Business Law and Policy. “Dall’altro lato, fa un po’ paura perché queste persone sanno come andrà l’azienda, e se vendono, può essere un brutto segno”.

Il maxi-rimborso in vista

La maggior parte delle vendite di Denholm sono avvenute nell’ambito di un piano fissato a luglio 2024 – ha esercitato e venduto oltre 403mila opzioni da allora -. Perciò, se la riduzione complessiva delle sue quote è molto forte, non è del tutto sorprendente. Lei, Musk e gli altri sei membri del cda dovrebbero inoltre rimborsare 919 milioni di dollari alla compagnia, sulla base di un accordo approvato dalla Court of Chancery del Delaware il mese scorso, secondo il quale si sarebbero attribuiti compensi eccessivi tra il 2017 e il 2020. Come gruppo, il cda deve restituire 277 milioni cash e più di 450 milioni di stock option e deve rinunciare alle opzioni per il periodo 2021-2023.

L’accordo non contiene dettagli sulla parte di rimborso che spetta a Denholm nello specifico. Poiché Musk possiede il 12% di Tesla, è probabile che spetti a lui la maggior parte del rimborso.

Denholm non ha risposto subito a una richiesta di commento sulla sua vendita di azioni. Giovedì 13 febbraio il titolo di Tesla è salito del 5,8% ed è arrivato a 355,94 dollari.

Quanto vale Tesla

Con una capitalizzazione di mercato di 1.100 miliardi di dollari, Tesla è di gran lunga la casa automobilistica di maggiore valore al mondo. Il suo titolo è sempre stato molto volatile, sin dalla quotazione del 2010. Fino a questo momento gli stretti legami di Musk con Trump, rafforzati dagli oltre 200 milioni che il miliardario di origine sudafricana ha versato alla campagna del presidente nel 2024, hanno portato grandi benefici a Tesla. Le azioni hanno cominciato a salire in seguito alla vittoria di Trump sull’ex vicepresidente Kamala Harris, a novembre, fino a raggiungere il massimo storico di 479,86 dollari il 17 dicembre. Gli investitori erano convinti che la nuova amministrazione avrebbe adottato politiche molto favorevoli alle aziende di Musk, che avevano dovuto affrontare inchieste e indagini delle autorità di regolamentazione durante la presidenza di Biden. Il contratto da 400 milioni firmato dal Dipartimento di Stato per l’acquisto di veicoli elettrici blindati, inizialmente identificati come Tesla, era sembrato un primo bonus per la società, anche se per ora l’accordo è sospeso.

Denholm, che è australiana ed è entrata nel cda di Tesla nel 2014, è anche partner di Blackbird Ventures, società che opera in Australia e Nuova Zelanda, ed è stata cfo della compagnia di telecomunicazione australiana Telstra Corp. Non è stata l’unica componente del cda a vendere una grossa fette delle sue azioni nell’ultimo anno.

Che cosa fa il resto del cda

Kathleen Wilson-Thompson, che è stata capo delle risorse umane in Walgreens Boots Alliance ed è entrata nel cda di Tesla a novembre 2018, ha venduto 106,5 milioni di dollari in azioni e opzioni, scaricando la maggior parte delle sue quote nella società. Il mese scorso aveva ancora opzioni per 120.948 azioni, in calo rispetto alle 765.855 di un anno fa.

I membri del cda di Tesla, tra cui Kimbal Musk, fratello di Elon, che possiede 1,46 milioni di azioni, e James Murdoch, sono stati tra coloro che hanno beneficiato di più dell’ascesa del titolo, specie da quando l’azienda è diventata molto redditizia, nel 2020, in seguito all’apertura della Gigafactory di Shanghai. Tuttavia questo si aggiunge alle preoccupazioni legate alla mancata moderazione dei commenti sempre più controversi di Musk e delle sue azioni che hanno messo a rischio il marchio. Un problema che è diventato ancora più pressante ora che lui è alla guida del Doge, il cosiddetto Dipartimento per l’Efficienza governativa, voluto da Trump, che ha il compito di tagliare il budget federale, nonostante i dubbi sulla legalità dell’operazione.

“Tesla è un’azienda di successo secondo qualsiasi parametro, anche se alcuni suoi aspetti sembrano problematici in base agli standard tradizionali della buona gestione aziendale o a ciò che i tribunali del Delaware vorrebbero vedere”, ha commentato Vernstein. “Tesla sembra essersi convinta di potersela passare bene anche senza rispettare tutte le procedure e senza preoccuparsi di fare una cattiva impressione. Puoi mandare avanti un’azienda che è molto ambiziosa e non rispetta nessuna delle cosiddette buone pratiche se la tua idea è abbastanza buona, se il tuo amministratore delegato è abbastanza carismatico, se il tuo lavoro ingegneristico è abbastanza valido? Puoi ignorare tutte le smancerie e mettere d’accordo investitori e consumatori? E se tutto questo fa arrabbiare qualche giudice e qualche professore di legge, pazienza”.

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