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Competenze e mondo del lavoro: oltre 85 milioni di posti potrebbero essere vacanti entro il 2030

Il problema di tutti i problemi economici del sistema ha un nome: skills gap. Ovvero la risposta alla domanda che arriva dalle imprese di personale dotato delle conoscenze e delle competenze necessarie per gestire le tecnologie avanzate che caratterizzano l’Industria 4.0.

La questione continua ad essere uno dei motivi principali di freno per il mercato del lavoro e, quindi, per l’economia italiana ed europea. “Un dato su tutti: entro il 2030, più di 85 milioni di posti di lavoro potrebbero restare vacanti perché non ci saranno abbastanza soggetti qualificati per occuparli. Il 58 per cento delle aziende italiane ha questo problema”,  ha detto Claudia Peverini, program director, UCBM e University of Cambridge. Il dato é sulle piccole medie imprese che sono particolarmente svantaggiate nella partita di ingaggio dei talenti in tech.

Union of skills

Ed ecco le contromisure UE che si concretizzano nella “Union of Skills” che ha l’obiettivo di creare una forza lavoro più agile e competente, rafforzando la competitività globale dell’Unione Europea. Funzioneranno? “I tre punti principali sono: sviluppare competenze per lavori di qualità con la promozione dell’apprendimento permanente; attrarre e trattenere i migliori talenti con la creazione di EU Talent Pool per reclutare lavoratori qualificati da paesi extra-UE a tutti i livelli; implementare una governance solida per lo sviluppo delle competenze anche grazie a un osservatorio europeo dell’intelligence sulle competenze”.

Lavoro: il ruolo delle università

Nel mondo del lavoro l’azione pubblica è importante, anche solo in termini di regolamentazione, ma ad alzare le maniche devono essere anche le università e le imprese. Meglio ancora se insieme. E’ il caso del progetto italo – inglese di formazione internazionale:  IoT & AI Bootcamp a Cambridge nel cuore di uno degli innovation hub di maggiore successo al mondo.

E’ proprio Claudia Peverini, program director insieme al Leandro Pecchia, direttore scientifico, ad attivare ogni anno [dal 2019] il bootcamp che viene co-progettato con le aziende partner ed erogato in collaborazione con accademici di punta dell’Università di Cambridge – tra i quali spiccano Alexandre Kabla e Pietro Liò – e altri Atenei internazionali dalla University of Warwick alla University of Khalifa, nella suggestiva cornice del Jesus College di Cambridge. Una scuola estiva di tre settimane con un programma intensivo di 130 ore di lezioni, laboratori e tutoraggio per acquisire competenze tecniche e competenze trasversali.

Il bootcamp

“Lo strumento centrale dell’attività didattica è la risoluzione dei casi di studio forniti dai partner aziendali. Contrariamente alla maggior parte delle esperienze formative di settore, l’eterogeneità è un valore fondante del bootcamp: al centro dell’esperienza ci sono team di discenti con competenze diverse (ingegneria, informatica, medicina e business).

Lo scopo è risolvere gli use case aziendali in ottica di Open Innovation con un approccio olistico. Che prevede lo sviluppo sì della soluzione tecnologica, ma anche del business plan, tenendo in considerazione ad ogni step del percorso anche gli aspetti regolatori ed etici delle nuove tecnologie, guidati da tutor disciplinari ed aziendali durante tutto il percorso. Il bootcamp è un’iniziativa ponte tra università e imprese. Il cuore del progetto è la stretta collaborazione tra accademici e professionisti per garantire un percorso altamente esperienziale interamente basato sui problemi aziendali reali diverso da ogni altra esperienza formativa. Ogni edizione ha un focus disciplinare diverso su tecnologie all’avanguardia nell’ambito dell’Industria 4.0.

L’edizione 2025

L’edizione 2025 si focalizza sui Black Swan Events: fenomeni rari, imprevedibili e ad alto impatto, che pongono sfide complesse in termini di preparazione e risposta. IoT e AI possono fare la differenza, offrendo previsioni basate sui dati, rilevamento tempestivo e strategie adattive.

Il tema 2025 è di grande (visto il quadro geopolitico) attualità: “Spesso mi chiedono se l’IA debba farci paura, soprattutto con un futuro così incerto, anche a causa di eventi talmente poco probabili da crederli impossibili, come guerre nel vecchio continente, epidemie o alluvioni. Bene, ogni volta che mi pongono questa domanda, penso sempre a quella canzone che recita “l’unica paura che resta del futuro è di non esserci”, ha detto Leandro Pecchia, direttore scientifico e chair of biomedical engineering at the University Campus Bio-Medico. “L’Ia ci offre un potenziale senza precedenti per prepararci, prevenire e mitigare anche questi eventi rari. I Black Swan. Di questo ci occuperemo nella settima edizione del bootcamp organizzato dall’UCBM Academy dell’Università Campus Bio-Medico di Roma”.

Le aziende partner

Aziende partner dell’iniziativa: Intesa Sanpaolo, DXC Technology, Ibm, Enav, STMicroelecronics, Medtronic che sostengono l’iniziativa in ottica di “nutrire l’ecosistema” dei giovani talenti oltre all’occasione di networking ad altissimo livello. L’Academy promuove lo sviluppo di competenze avanzate sull’Intelligenza Artificiale in settori strategici, in particolare sanità e PA, dove l’adozione del cloud computing e l’uso intelligente dei dati non sono più solo strumenti di supporto, ma veri e propri motori della trasformazione digitale, fondamentali per chi vuole guidare un’innovazione sicura e sostenibile.

In questa direzione si inserisce, ad esempio, l’Executive Program “A.I. and Cloud in Healthcare and Public Administration”, realizzato dall’Academy in collaborazione con Amazon Web Services e Claranet, per rispondere alla crescente esigenza di innovazione digitale nel settore sanitario.”

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