Nata nel 1951 in Umbria, Emu ha reinventato il metallo coniugando estetica e resistenza. “I nostri sono oggetti indelebili nei ricordi”.
Contenuto tratto dal numero di ottobre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Nel cuore verde dell’Italia, un’azienda che diffonde al mondo intero l’arte di abitare gli spazi aperti. Da Marsciano, piccolo centro in provincia di Perugia, partono ogni anno centinaia di migliaia di arredi destinati a giardini privati, hotel di lusso, piazze urbane. Sono le creazioni di Emu, azienda nata nel 1951 che ha trasformato la lavorazione del metallo – un sapere antico del territorio – in un linguaggio contemporaneo, attuale allora come oggi.
Emu, la vocazione internazionale
Il percorso è quello di molte imprese italiane del dopoguerra: un nucleo familiare, una tradizione artigianale, la spinta a innovare. Ma nel caso di Emu la storia ha preso una direzione molto particolare: mentre altri guardavano all’interno, l’azienda umbra ha sempre coltivato una vocazione internazionale. È questa tensione tra radici locali e apertura globale a definire il carattere del marchio, che nel tempo ha saputo unire impegno e rigore produttivo, ricerca tecnologica e un’estetica accessibile, elegante e senza tempo.
Negli anni il metallo è rimasto il cuore di questa avventura. Acciaio e alluminio sono stati piegati, intrecciati, protetti e colorati in infinite variazioni, fino a diventare il segno distintivo di un design capace di coniugare robustezza e leggerezza. Non a caso, molti tra i più celebri designer internazionali hanno scelto di confrontarsi con questo materiale all’interno delle collezioni Emu: da Patricia Urquiola a Paola Navone e Jean Nouvel, passando per Christophe Pillet, Stefan Diez, Patrick Norguet, Jean-Marie Massaud, Arik Levy e Sebastian Herkner. Collaborazioni che hanno portato a prodotti capaci di attraversare stili e geografie, adattandosi con naturalezza tanto agli inverni del Nord Europa quanto ai terrazzi del Mediterraneo.
Nel mentre, Marsciano è sempre rimasto il centro operativo di tutto, con uno stabilimento di oltre 140mila metri quadrati, di cui quasi 50mila coperti, con 150 addetti e un Design&Simulation Centre di 1.000 metri quadrati dedicato alla ricerca. Qui vengono lavorate 3.800 tonnellate di materie prime all’anno, per dare forma a più di 450mila pezzi destinati a un mercato globale che conta oltre 85 paesi e 1.000 rivenditori. L’azienda controlla tutte le fasi di produzione: dalla lavorazione dei metalli alla verniciatura, fino al montaggio e il controllo qualità. Una filiera corta che garantisce uniformità, ma anche la possibilità di introdurre innovazioni immediate, soprattutto nel campo della sostenibilità.
La sostenibilità in azienda
Su questo fronte, la sensibilità ambientale di Emu è nata prima che questa parola diventasse un mantra. “In molti fanno design di qualità, ma solo noi italiani abbiamo ricevuto l’insegnamento millenario dei nostri avi romani e rinascimentali nel realizzare cose che sono capaci di durare per sempre”, ha dichiarato Vittorio Biscarini, presidente Emu. “Con questa qualità, in Emu continuiamo a realizzare collezioni in cui onoriamo la bellezza senza tempo, l’eleganza e la funzionalità. I nostri non sono solo arredi, ma oggetti indelebili nei ricordi e nella memoria. Diciamo: ‘We Think Outside’. Non bisogna avere paura del tempo, perché il nostro lavoro non ne ha”.
Se la durata del prodotto è sempre stata considerata una forma di sostenibilità, negli ultimi anni l’azienda ha allargato questo principio a tutto il ciclo di vita del prodotto, con l’impiego di materiali riciclabili al 100%, come acciaio e alluminio, utilizzo di teak certificato e bamboo raccolto senza causare deforestazione, Hpl atossico proveniente da fonti rinnovabili, tessuti e corde con percentuali crescenti di riciclato. Gli scarti di produzione e gli imballaggi sono ridotti al minimo, mentre l’energia dello stabilimento proviene da un impianto fotovoltaico da un megawatt, che sarà presto ampliato di altri 500 kilowatt.
Alla sostenibilità ambientale si affianca poi quella sociale. Emu ha mantenuto negli anni una forte identità familiare, capace di trasmettere il mestiere di padre in figlio, ma allo stesso tempo ha saputo aprirsi a nuove prospettive, valorizzando la presenza femminile e le competenze internazionali.
Milano e il Salone del Mobile
In tutto questo, Milano è il punto di osservazione privilegiato sul mondo Emu. In corso Monforte, lo showroom monomarca progettato da Lcm Marin Design Studio si presenta come un paesaggio immaginario, dove alberi stilizzati in metallo evocano il materiale simbolo dell’azienda. Qui si scopre una gamma completa di arredi outdoor pensati per migrare con naturalezza anche all’interno della casa, mischiandosi agli ambienti dining, living, relax. Il tutto con un’idea: trasformare lo spazio esterno in un luogo di condivisione, accoglienza e benessere.
A confermare questa vocazione è stato l’ultimo Salone del Mobile di Milano. Tra le novità presentate c’è Antigua di Federica Biasi, una collezione living in alluminio che prende ispirazione dalle onde del mare, con linee morbide e avvolgenti; oppure Saint Martin di Marco Acerbis, un sistema di divani modulari in acciaio che gioca con componibilità e materiali, passando dalla corda al wicker sintetico. Nel segmento street contract, invece, Alisea di Alessandro Stabile rilegge il metallo come tessuto fluido e leggero. Ampliamenti di gamma hanno poi interessato linee consolidate come Collier, Nef e Yard, quest’ultima arricchita da nuove cinghie in fibra riciclata al 50%. Collezioni che confermano la capacità del brand di danzare insieme ai cambiamenti del tempo. In un mondo in veloce trasformazione, gli arredi di Emu continuano a evocare l’essenza del vivere all’aperto: la condivisione di uno spazio, il piacere della convivialità, l’armonia con l’ambiente.