E se potessimo ascoltare il pittore belga René Magritte (1898-1967) raccontare la sua pittura? È l’esperienza che propone il Museo Reale delle Belle Arti di Anversa (KMSKA) nella mostra “La ligne de vie”, iniziata sabato 15 novembre e fino al 22 febbraio 2026. Ed ecco che il pubblico potrà immergersi nella conferenza omonima tenuta dal pittore il 20 novembre del 1938 nel celebre museo fiammingo e lasciarsi guidare dalla voce del genio surrealista, ricomposta tramite l’intelligenza artificiale.
Una conferenza nata con lo scopo di spiegare la nascita di un linguaggio nuovo, visivamente inconfondibile e concettualmente enigmatico. “Volevamo creare non una semplice mostra, ma un dialogo poetico tra immagine e parola”, racconta a Forbes Italia Carmen Willems, direttrice generale del KMSKA. Questa rara conferenza (la seconda dopo quella dell’Esposizione Internazionale del Surrealismo a Londra e la più significativa, osserva il KMSKA) costituisce dunque il filo conduttore della mostra. Fa sapere il presidente del KMSKA, Luk Lemmens, che di Magritte qui si esplora “la visione dell’esplorazione della realtà, le origini e l’evoluzione della sua arte, nonché la storia del movimento surrealista in Belgio”.
La mostra è composta principalmente da prestiti da parte di privati, poiché il KMSKA possiede solo due opere del maestro surrealista. La chiusura, dovuta a un decennio di lavori di ristrutturazione, ha infatti favorito l’invio delle proprie opere ad altri musei. “Fatto che ha consentito all’istituzione di Anversa di stringere numerose e importanti relazioni”, spiega Lemmens.
Nella conferenza, Magritte inizia con un ricordo d’infanzia, ovvero il momento in cui scopre la magia della pittura. Quella sensazione non lo abbandona mai in tutta la vita e la sua carriera si rivela una ricerca tesa a comprendere quel mistero. Inizialmente accolta con reazioni contrastanti, la conferenza ha ispirato giovani artisti come Marcel Mariën, Gilbert Senecaut, Roger Van de Wouwer e Léo Dohmen, che hanno gettato le basi di quel “Surrealismo di Anversa” con cui la mostra si conclude.
Guidata quindi dalle parole di Magritte e curata da Xavier Canonne, storico dell’arte e docente universitario specializzato nel surrealismo belga, la mostra presenta l’artista in una dimensione personale e introspettiva, esponendo dipinti e disegni che ne coprono l’intera carriera, tra cui quelli da lui stesso citati, oggi appartenenti a collezioni pubbliche e private e spesso raramente esposti. “Non si tratta di una semplice retrospettiva dell’opera del pittore. Anche se è molto ricca di opere di Magritte tra dipinti, disegni e gouaches, l’angolazione scelta è appassionante. Perché, grazie alla tecnologia, abbiamo potuto riportare in vita un evento della vita del pittore”, spiega. E aggiunge: “Qui si scopre come Magritte abbia gradualmente plasmato il suo linguaggio visivo.
La sua conferenza rivela che questo percorso non è stato lineare ma una vera e propria ricerca, a volte persino una lotta con i suoi temi più cari. La selezione di opere mette in luce le sue ossessioni e i motivi ricorrenti che lo hanno caratterizzato: la mela, le nuvole, le prospettive, i giochi di coppa e palla”. Del resto, un aspetto significativo della conferenza è la sua dimensione decisamente politica. Nel 1938, all’alba della Seconda Guerra Mondiale, Magritte è pienamente consapevole dei cambiamenti radicali della sua epoca. Per lui, il surrealismo diventa uno strumento per denunciare l’assurdità delle guerre.
Fin dai suoi esordi, il movimento ha infatti messo radici in una riflessione politica, antiborghese e, terribilmente attuale. Espressa attraverso un’arte provocatoria, sperimentale e anche fantastica. Con uno sguardo aperto alla dimensione onirica, anche un po’ naïve, vista come una via di fuga. “La natura, che la società borghese non è riuscita a estinguere del tutto, ci offre lo stato di sogno, che dona al nostro corpo e alla nostra mente la libertà di cui hanno disperatamente bisogno (..). La grande forza difensiva è l’amore, che coinvolge gli amanti in un mondo incantato (..). Infine, il surrealismo rivendica per la vita da svegli una libertà simile a quella che abbiamo nei sogni”.
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