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1 dicembre 2025

Come Efi Fine Wines porta nel mondo l'eccellenza italiana più autentica e sostenibile

C’è un’energia nuova nel mondo del vino italiano. Un nuovo sguardo verso l’estero. È in questo contesto che nasce Efi Fine Wines, il progetto firmato Edoardo Freddi International: uno spin-off dedicato… Leggi tutto
Come Efi Fine Wines porta nel mondo l'eccellenza italiana più autentica e sostenibile

Camilla Rocca
Scritto da:
Camilla Rocca
C’è un’energia nuova nel mondo del vino italiano. Un nuovo sguardo verso l’estero. È in questo contesto che nasce Efi Fine Wines, il progetto firmato Edoardo Freddi International: uno spin-off dedicato esclusivamente ai fine wines, pensato per rappresentare nel mondo una selezione ristretta di cantine italiane di prestigio.

Ne abbiamo parlato con Edoardo Freddi, imprenditore e primo italiano ad aver costruito un gruppo export indipendente presente in oltre 80 Paesi, per parlare di questo nuovo capitolo. Una novità di business, ma anche una nuova geografia del vino italiano.

Edoardo, come nasce Efi Fine Wines?

È stato quasi un dovere, sollecitato sia dai produttori che dai clienti, creare qualcosa di ultra premium per gestire in modo diverso determinate vendite e rispondere a un interesse crescente dei consumatori, sia per l’entry level sia per l’alta gamma. Efi Fine Wines è la naturale evoluzione del lavoro fatto in questi anni dalla nostra agenzia di rappresentanza vini over the world: un progetto che vuole valorizzare il Made in Italy nei ristoranti e nei mercati più importanti del mondo.

Da dove parte concretamente il progetto?

Partiamo con quattro cantine straordinarie: Montevetrano in Campania, Monteverro in Maremma, San Leonardo in Trentino e Michele Satta a Bolgheri. Ognuna rappresenta un territorio, una storia, un’identità. L’obiettivo è arrivare in un paio d’anni a otto, massimo nove realtà: tutte selezionate per coerenza, qualità e credibilità. Efi Fine Wines è uno spin-off autonomo, con quattro persone dedicate, ma che sfrutta le sinergie della struttura Efi — una quarantina di professionisti tra export, logistica, comunicazione e fiere.

Avete scelto di puntare non solo sul prestigio, ma sulla “consistency”…

Sì, perché oggi il valore non lo danno più solo i punteggi o le mode, ma la capacità di mantenere nel tempo una qualità riconoscibile e una storia credibile. Il lusso nel vino è la forma più delicata e demanding del mercato: servono preparazione, serietà e una narrazione coerente. Efi Fine Wines nasce proprio per questo: rappresentare l’eccellenza italiana in modo coordinato e credibile.

Cosa cambia rispetto alla struttura principale di Efi?

Efi Fine Wines è una divisione autonoma, concentrata esclusivamente sull’Italia, ma con visione internazionale. Prevede anche una partecipazione di minoranza da parte di un’azienda francese del settore, per rafforzare la rete commerciale e accedere a nuovi mercati. È una sfida che nasce dal basso ma guarda molto in alto.

Come si muove oggi il vino italiano nel mondo?

Il mondo del vino è uno specchio di come cambia il mondo. Oggi vediamo una polarizzazione sempre più forte tra entry level e fine wines. Gli Stati Uniti restano centrali, con distribuzione regionale e un forte interesse per i vini di fascia alta; i dazi pesano più sull’entry level. Crescono il Messico, il Brasile, il Benelux e l’Est Europa; la Russia tiene nonostante tutto, e la Germania rimane un pilastro. In Asia la Cina mostra un interesse crescente per i vini di pregio, mentre il Vietnam è la vera novità del momento. Il Giappone è stabile. Sul fronte emergente, Africa e India rappresentano scommesse di lungo periodo: Nigeria, Camerun, Ghana, Kenya, Botswana e Rwanda sono paesi dove stiamo cominciando a lavorare con grande interesse.

Quindi un mercato sempre più frammentato…

Sì, e la frammentazione non è un male: è più time-consuming, ma riduce i rischi. In un mondo polarizzato, la diversificazione è la chiave per resistere.

Che momento è per il vino italiano e per Efi?

È un momento di grandi opportunità. Nel 2025 prevediamo una crescita del 5-6%, e se il Natale andrà come speriamo potremmo arrivare anche al +10%. Ci sono un paio di acquisizioni in vista e molto fermento sul fronte progettuale. Non è un momento di incertezza, ma di confusione: troppi messaggi contraddittori, troppe dichiarazioni politiche. Il vino ha perso un po’ di appeal presso i giovani, attratti da spirits e cocktail, ma resta un simbolo di cultura e convivialità. Bisogna comunicarlo meglio, puntando su qualità, identità e sostenibilità.