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11 dicembre 2025

Software, elettrico e coopetition: il futuro della mobilità secondo Teoresi

Teoresi è un gruppo internazionale che da sempre partecipa attivamente all’evoluzione tecnologica
Software, elettrico e coopetition: il futuro della mobilità secondo Teoresi

Forbes.it
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“Se fino a poco tempo fa il valore di un’auto risiedeva soprattutto nella componente meccatronica, oggi si sta spostando progressivamente verso il software: la digitalizzazione rappresenta il 40% delle spese di engineering nello sviluppo veicolare”: Fabio Gadda, Strategic Marketing Manager di Teoresi Group, racconta come il software stia rivoluzionando il mercato dell’automotive.

Tecnologie all’avanguardia che promuovono l’innovazione e la sostenibilità per una mobilità sempre più green: temi al centro di RE:MOBILITY, l’evento organizzato da Teoresi Group al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile, dove si è discusso con i principali car maker delle strategie per la transizione tecnologica dell’automotive.

Teoresi è un gruppo internazionale nato a Torino, che da sempre partecipa attivamente all’evoluzione tecnologica, potenziando la sua capacità globale nei servizi di ingegneria per fornire progettazione e sviluppo grazie alle sue elevate competenze tecniche.

Nelle auto c’è più software che in un jet o in un aereo di linea. In che modo il software trasforma il veicolo e l’esperienza di guida?
Oggi il software è il principale motore dell’innovazione automobilistica, ma la trasformazione digitale del settore è ancora agli inizi. Tuttavia, le proiezioni indicano che entro il 2030 la percentuale del 40% salirà oltre il 60%, segnalando un’accelerazione senza precedenti nel settore.

Questa evoluzione richiede una rivoluzione radicale del software ma anche dell’architettura hardware dei veicoli. L’attuale sistema, basato su una costellazione di centraline intercomunicanti e indipendenti, deve trasformarsi in un’architettura simile a quella di un computer: con un cervello centrale e diverse periferiche dedicate a domini e aree funzionali specifiche del veicolo. Questa architettura è il fondamento tecnologico hardware della software-defined vehicle.

Un veicolo moderno contiene oltre 100 milioni di righe di codice, più di quelle presenti in un Boeing o in un jet, ma all’interno di un’architettura ormai “obsoleta”, che evolverà nel prossimo futuro verso un ulteriore potenziamento delle capacità e al contempo verso un’ottimizzazione delle risorse. Con queste fondamenta tecnologiche, l’automobile si trasforma progressivamente in uno smartphone su ruote: una piattaforma digitale intelligente che può essere aggiornata, personalizzata e arricchita di nuove funzioni nel corso del tempo. Le applicazioni non sono più vincolate a un singolo modello ma divengono installabili su veicoli differenti grazie ad architetture scalabili che valorizzano pienamente i sensori e le risorse già presenti a bordo.

Quali sono le opportunità per i guidatori?
Questo approccio, da un lato, apre un’opportunità di business completamente nuova: i servizi digitali inizieranno a occupare uno spazio crescente nel modello di ricavo tradizionale dell’industria automotive. Si andrà sempre più verso lo sviluppo di un paradigma di “mobility as a service” (MaaS), che non è soltanto un insieme di servizi a bordo vettura: MaaS non riguarda la singola auto, ma l’integrazione di tutti i mezzi di trasporto in un unico ecosistema connesso. Significa combinare diversi vettori e mezzi, come veicoli, trasporto pubblico, auto condivisa, per consentire all’utente di pianificare, pagare e utilizzare differenti servizi di mobilità. Più che il singolo vettore, è importante il servizio integrato che viene offerto.

Dall’altro, la seconda l’auto diventa sempre più capace di “prenderci cura” del benessere e della sicurezza di chi guida: in Teoresi, ad esempio, stiamo lavorando a sistemi che, grazie a intelligenza artificiale, telecamere e sensori, monitorano il comportamento del conducente e aiutano a prevenire situazioni rischiose come la sonnolenza. Il software, insomma, rende il veicolo più performante e consapevole, cooperativo e vicino alle esigenze delle persone.

RE:MOBILITY
RE:MOBILITY

Nell’automotive transizione tecnologica e sostenibile sono legate a doppio filo. In che modo le tecnologie contribuiscono a una mobilità più green?
La sostenibilità è una trasformazione sistemica: in Teoresi lavoriamo ogni giorno per dimostrare che innovazione e riduzione dell’impatto ambientale possono avanzare insieme.

Nel settore dei veicoli stradali a basso impatto ambientale, ad esempio, all’interno del programma del MOST (Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile) stiamo contribuendo alla progettazione di veicoli a zero emissioni. Ad esempio, la ricerca sulle fuel cells ci permette di testare sistemi di alimentazione alternativi per veicoli commerciali, come l’idrogeno; l’impiego di materiali compositi più leggeri aiuta a ridurre i consumi, migliorare l’efficienza energetica e prolungare la durata delle batterie, mentre sensori e tecnologie di connettività consentono di raccogliere dati utili per ottimizzare i consumi di energia.

La mobilità del futuro nelle nostre città sarà sempre più autonoma, connessa e condivisa. Un’evoluzione che consentirà di ridurre i veicoli su strada e migliorare la gestione del traffico, grazie a un’infrastruttura connessa che permette ai mezzi di interagire con l’ambiente urbano e prendere decisioni in modo autonomo.

Quali sono i progetti che Teoresi sta portando avanti?
Teoresi è protagonista di progetti che combinano sperimentazione sul campo e collaborazione pubblico–privata: tra questi c’è ENVELOPE, iniziativa che riunisce vari partner (tra cui Fondazione LINKS e Comune di Torino) con l’obiettivo di mettere alla prova in ambiente reale le potenzialità del 5G e delle future reti 6G applicate alla guida autonoma. Il contributo di Teoresi consiste nello sviluppo di un prototipo di citycar elettrica a guida autonoma, equipaggiata con sensori LiDAR, telecamere HD, radar e GPS: il sistema elabora in tempo reale grandi quantità di dati per comunicare con gli altri veicoli e con l’infrastruttura. L’obiettivo è migliorare la sicurezza stradale, consentendo, ad esempio, di prevedere o ricostruire in tempo reale le dinamiche di un incidente oppure di identificare modifiche all’ambiente circostante.

Il veicolo è, inoltre, in grado di riconoscere un pedone, rallentare, arrestarsi autonomamente, gestire una svolta a sinistra. Infine, grazie alla combinazione di 5G, 6G ed edge computing, tutte le informazioni vengono processate istantaneamente e permettono di anticipare possibili situazioni di rischio, inviare segnali di allerta e aumentare la sicurezza complessiva.

Questa logica di integrazione riguarda tutte le forme di mobilità. Nel railway trasferiamo competenze dell’automotive per sviluppare e testare sistemi di controllo come il Train Control Monitoring System (TCMS) o soluzioni di signalling per aumentare sicurezza e affidabilità dei convogli. Nell’air mobility lavoriamo su droni e velivoli che, grazie all’intelligenza artificiale, simulazioni avanzate e propulsione a idrogeno, potranno supportare logistica, monitoraggio delle infrastrutture e servizi di pubblica utilità con un impatto ambientale ridotto.

L’Europa ha perso il primato nel settore automotive e ha accumulato un forte ritardo nei confronti di Cina e Stati Uniti sia sul fronte delle auto elettriche sia su quello tecnologico. Come si può rilanciare l’industria europea?
Come si legge nel Piano d’Azione Industriale per il Settore Automotive Europeo pubblicato dalla UE, l’auto in Europa genera 1.000 miliardi di euro di PIL, rappresenta un terzo degli investimenti privati in ricerca e sviluppo e dà lavoro, diretto e indiretto, a 13 milioni di addetti; nel campo dei veicoli commerciali, i costruttori europei di camion rappresentano oltre il 40% del mercato mondiale.

Eppure oggi la competizione si gioca su batterie, software e guida autonoma, ambiti in cui Cina e Stati Uniti corrono più veloci. Si aggiungono, inoltre, nuovi player globali, in particolare i Paesi del Medio Oriente, che stanno investendo massicciamente in smart city, mobilità connessa, auto elettriche e software-defined cars.

Questo scenario rende urgente per l’Europa recuperare terreno, rafforzando l’intera filiera e accelerando lo sviluppo di tecnologie proprietarie. Per rimanere competitivi, i diversi attori della filiera automotive devono fare squadra.

Cosa significa questo per Teoresi?
Significa tre cose molto concrete. Open Innovation, perché non possiamo innovare da soli; abbiamo bisogno della velocità delle startup, della spinta dei centri di ricerca, della capacità di sperimentare rapidamente. Un nuovo modello strategico basato sulla coopetition, la collaborazione tra aziende concorrenti per far maturare più velocemente le idee e sviluppare piattaforme comuni su software-defined vehicles, alimentazione e connettività.

Infine, un rapporto ancora più stretto con le università, per inserire nuove figure STEM e far crescere competenze trasversali e manageriali. Serve un nuovo mix di competenze, non solo software, elettronica e AI, ma anche soft skills, e una contaminazione con settori come il railway, dove l’elettrificazione è già a uno stadio maturo. Solo integrando know-how, ricerca e industria l’Europa può tornare competitiva nella mobilità globale.

Questo articolo è stato notarizzato in blockchain da Notarify.

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