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30 dicembre 2025

Sicurezza, investimenti e collaborazione: come i governi possono proteggere dati e innovazione senza isolarsi

Devono puntare su controllo dei dati critici, investimenti mirati e competenze digitali, bilanciando sicurezza e innovazione globale.
Sicurezza, investimenti e collaborazione: come i governi possono proteggere dati e innovazione senza isolarsi

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Contenuto tratto dal numero di dicembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

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Il dibattito sulla sovranità digitale si sta diffondendo sempre più in tutto il mondo. Nell’attuale clima di incertezza geopolitica e di competizione tecnologica, è naturale e necessario che i paesi cerchino di avere un maggiore controllo sul loro futuro digitale. La vera questione non è se debbano perseguire la sovranità in settori critici, ma come sia meglio raggiungerla.

Molti stati stanno rispondendo al nuovo contesto globale investendo significativamente nei data center, partendo dal presupposto che possedere l’infrastruttura fisica per il cloud, i dati e l’intelligenza artificiale (IA) garantisca l’indipendenza. Tuttavia, equiparare server e processori alla sovranità significa trascurare la realtà dell’interdipendenza tecnologica globale e potrebbe, di fatto, distogliere l’attenzione dai veri punti di forza digitali di un paese.

Sovranità digitale: puntare sul controllo di dati e asset critici senza isolarsi dall’innovazione globale

Anche quando un data center è gestito da un fornitore locale sul suolo nazionale, i suoi componenti principali – processori, apparecchiature di rete, modelli di IA che vi operano – sono quasi sempre progettati o prodotti all’estero. Raggiungere un’autosufficienza tecnologica completa significherebbe escludere tutto l’hardware straniero e, di conseguenza, anche il software straniero, che è profondamente integrato sia nelle imprese che nella pubblica amministrazione. Una tale strategia non è né pratica, né economicamente sostenibile, in quanto isolerebbe qualsiasi nazione che la adottasse dal flusso costante di innovazione proveniente da altre parti del mondo.

Piuttosto che spingere l’autosufficienza fino a renderla controproducente, i paesi dovrebbero investire strategicamente e mettere in atto normative che si concentrino sui risultati più che sugli ideali teorici. La vera sovranità digitale consiste nel mantenere il controllo su dati e asset critici, sfruttando al contempo le migliori tecnologie disponibili in linea con gli interessi nazionali.

Protezione dei dati su misura: investire nelle aree strategiche e modulare la sicurezza in base alla criticità

Sulla base di questa visione, diverse priorità diventano chiare. In primo luogo, i governi dovrebbero investire le loro limitate risorse nei settori dove avranno il maggiore impatto. La vera competizione non riguarda chi possiede il maggior numero di server, ma chi sviluppa e controlla il software e le applicazioni di IA che alimentano il futuro dell’industria. È in questo ambito che si decidono realmente la sovranità e la competitività a lungo termine ed è qui che gli investimenti pubblici genereranno i rendimenti più elevati. I governi che promuovono l’adozione di software e intelligenza artificiale nell’industria e nel settore pubblico stimolano anche la domanda naturale di data center e chip, raggiungendo entrambi gli obiettivi contemporaneamente.

In secondo luogo, non tutti i dati richiedono lo stesso livello di sovranità digitale, e forme di sovranità più elevate comportano inevitabilmente costi maggiori in termini di tempo e denaro. Per ottenere il massimo risultato, i paesi dovrebbero adeguare i livelli di protezione alla criticità dei dati. Le informazioni essenziali per la sicurezza nazionale o pubblica, ad esempio, richiedono elevate misure di controllo, con operazioni gestite, sotto l’autorità nazionale, da personale in possesso delle opportune autorizzazioni e all’interno di ambienti regolamentati. In altri casi, un approccio che difenda la sovranità attraverso la localizzazione dei dati, ad esempio in settori regolamentati come quello sanitario, può essere appropriato. Infine, i dati meno sensibili e le applicazioni aziendali standard possono essere gestiti in modo sicuro ed efficiente in ambienti cloud affidabili, a condizione che siano conformi agli standard di sicurezza informatica riconosciuti. Sap, ad esempio, offre già ai clienti queste opzioni.

Futuro digitale intelligente: puntare su standard condivisi, competenze e investimenti per risultati concreti e duraturi

In terzo luogo, i governi dovrebbero adottare standard internazionali di sovranità (come quelli definiti da Iso, Iec, etc.) invece di sviluppare proprie regole separate. Gli standard condivisi consentono a un maggior numero di fornitori di entrare in un mercato e di realizzare economie di scala. Permettono inoltre a governi e imprese di utilizzare soluzioni sovrane, ospitate nelle nazioni vicine che osservano le stesse regole. Il risultato sarà un’offerta più ampia di soluzioni di cloud sovrano a costi inferiori e tempi di attuazione più rapidi, sia nel settore pubblico che in quello privato.    

In quarto luogo, è opportuno che le nazioni investano nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca nei settori del cloud, dei dati e dell’IA applicata. In questo modo, possono fornire sistematicamente ai propri cittadini le conoscenze, le competenze e le abilità necessarie per prendere in mano il destino digitale del proprio paese. Anche in questo senso, la sovranità è molto più che l’acquisto e il possesso di hardware.

Alla fine, tutto si riduce a una visione comune: il futuro digitale di una nazione non sarà determinato nelle server room, ma sarà plasmato dalle imprese e dalle istituzioni pubbliche che sapranno prendere decisioni intelligenti e pragmatiche in materia di sovranità digitale e competitività, concentrandosi sui risultati concreti piuttosto che sugli ideali teorici e applicando le migliori tecnologie disponibili per creare valore duraturo.