E’ passata quasi sotto silenzio la riforma che la settimana scorsa ha abrogato la legge che prevedeva i reati alimentari, posti a tutela della qualità del food, e che rischia di avere effetti negativi per tutti i consumatori e l’intero comparto del made in Italy.
Forbes.it ha intervistato una dei massimi esperti di diritto alimentare, Paola Corte, partner di Studio Legale Corte, per capire cosa significheranno queste novità.
Cosa prevede la riforma?
Con Decreto Legislativo n. 27 del 2021 è stata abrogata la Legge 283/1962 che prevedeva, tra l’altro, i reati che punivano la vendita di prodotti alimentari fabbricati con sostanze di qualità inferiore, in cattivo stato di conservazione, alterati, adulterati o comunque nocivi per la salute, contenenti additivi e coloranti vietati, invasi da parassiti o contenenti fitofarmaci vietati. Questi reati costituivano circa il 70% dei reati alimentari. I reati sono stati aboliti, senza che sia stata prevista alcuna altra forma di punizione specifica applicabile ai casi previsti. Pur essendoci quindi centinaia di provvedimenti che regolano gli aspetti igienici della produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti, la violazione delle norme a tutela della salubrità degli alimenti resta ora senza una specifica sanzione applicabile.
Non ci saranno più reati alimentari quindi?
Oltre all’abrogazione della L. 283/62, questa riforma ha un effetto secondario forse ancora più grave. La procedura per fare gli accertamenti, modificata dalla riforma per conformarsi al diritto comunitario, ha eliminato le garanzie di partecipazione degli eventuali imputati negli accertamenti. La nostra costituzione prevede esplicitamente che la prova nel processo penale debba essere formata nel contraddittorio delle parti. In sostanza, quando gli organi di vigilanza faranno i controlli, le prove che riusciranno a reperire seguendo questa nuova procedura non saranno utilizzabili nei procedimenti penali. A livello pratico, questo renderà inefficaci anche le poche previsioni di reato che sono tuttora presenti nel nostro codice penale perché, senza le prove valide, gli imputati saranno tutti assolti. In altri termini, questa riforma ha raso al suolo la tutela penale degli alimenti che mangiamo tutti i giorni.
Che impatto avrà questa riforma?
Il primo è che, ovviamente, chiunque abbia commesso un reato di questo tipo nel periodo di vigenza della L. 283/62 sarà prosciolto per l’abolizione del reato. Ma le conseguenze preoccupanti sono quelle sulla salubrità degli alimenti e sull’impatto che questa assenza di sanzioni avrà sul sistema dei controlli, sulla salubrità degli alimenti e quindi sul complesso del settore alimentare.
E sul Made in Italy?
E’ noto che la qualità del Made in Italy sia data non soltanto dalla capacità di fabbricare prodotti di qualità eccellente, ma anche dal fatto che l’Italia sia sempre stata all’avanguardia nel tutelare la salubrità dei prodotti alimentari attraverso controlli puntuali e sanzioni per le violazioni delle regole poste a tutela dei consumatori. Basti pensare che la vendita o somministrazione di sostanze guaste, infette, adulterate, insalubri e nocive fosse punita come reato già nella Legge 5849 di Re Umberto I, nel 1888. Già all’epoca la sanzione era sia pecuniaria (da 10 a 100 lire) che detentiva (carcere da 6 giorni a tre mesi). La riforma, che sarà applicabile dal 26 marzo 2021, ci getterà quindi indietro di oltre 130 anni nell’ambito della tutela dei prodotti alimentari.
Saranno danneggiati i cittadini?
Le norme sull’igienicità degli alimenti hanno, prima di ogni cosa, una finalità di prevenzione, oltre che una finalità punitiva. I controlli encomiabilmente effettuati dalle autorità di vigilanza, quali il NAS e le ASL, hanno lo scopo, prima di tutto, di prevenire problemi. Gli organi di vigilanza si troveranno privi di efficaci strumenti deterrenti. Restano privi di tutela quindi in primis i cittadini, i consumatori di alimenti, ignari del fatto che sarà impunita la vendita di alimenti con parassiti, insudiciati, in cattivo stato di conservazione, ecc.
E le industrie, saranno felicissime?
Non necessariamente. Viene indirettamente danneggiato tutto il comparto del Made in Italy, la produzione di eccellenza. Chi abbia investito fortemente sulla qualità e l’igiene dei propri prodotti si troverà a dover competere sul mercato con chi, impunemente, e con evidenti risparmi di costi, decida di non rispettare le norme volte a garantire la salubrità e la qualità degli alimenti. Questa situazione comporta iniquità nei confronti dei produttori seri che rischia di incoraggiare comportamenti decisamente meno virtuosi.
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