L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato mercoledì tre azioni legali contro il ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, il ceo di Twitter, Jack Dorsey, il ceo di Google, Sundar Pichai, e le loro rispettive società, dopo essere stato espulso dalla maggior parte delle piattaforme social mainstream all’inizio di quest’anno, in seguito alla rivolta del Campidoglio.
I fatti chiave
- Le cause, che sono state segnalate per la prima volta da Axios, sono sostenute dall’America First Policy Institute (Afpi), un think-tank senza scopo di lucro gestito dagli alleati di Trump Linda MacMahon e Brooke Rollins.
- Gli atti del tribunale mostrano che Trump ha intentato cause separate contro Zuckerberg, Dorsey e Pichai nella corte distrettuale della Florda meridionale mercoledì.
- Trump ha annunciato le cause in una conferenza stampa a Bedminster, nel New Jersey, affiancato da Rollins e altri membri del consiglio di amministrazione dell’Afpi.
- L’ex presidente accusa Twitter, Facebook e Google di avere violato il Primo emendamento della Costituzione statunitense, censurando ingiustamente Trump e altri conservatori. Va detto che Trump ha fama di non dare seguito alle cause che intenta.
- Twitter ha bandito Trump a tempo indeterminato, mentre Facebook ha sospeso l’ex presidente per due anni. Una decisione che è stata confermata dal consiglio di sorveglianza della società a maggio.
- YouTube ha detto che rivedrà il divieto di Trump, ma non ha annunciato quando prenderà la decisione finale.
La citazione
“Non c’è prova migliore che le big tech siano fuori controllo del fatto che hanno bandito il presidente degli Stati Uniti all’inizio di quest’anno, un divieto che continua ancora oggi”, ha detto Trump. “Chiediamo la fine di questo bando, lo stop al silenzio e lo stop alla lista nera che conoscete bene”.
Il contesto
Trump ha faticato a riguadagnare la stessa visibilità di cui godeva in rete prima di essere oscurato da Facebook, Twitter e altre piattaforme di social media. I piani alternativi si sono rivelati inutili. Il suo team ha chiuso il suo tanto atteso “blog” il mese scorso, a causa della poca attenzione ricevuta, e l’ex presidente non si è ancora iscritto ai tanti social media marginali, alcuni dei quali hanno faticato a rimanere online. Per anni, i repubblicani hanno affermato che i social media censurano i conservatori online, ma gli studi non hanno trovato prove a sostegno di questa affermazione. L’anno scorso, Trump ha firmato un ordine esecutivo nel tentativo di limitare le tutele delle big tech come Facebook e Twitter, poiché sosteneva che i social stavano “censurando” i conservatori. Il presidente Joe Biden ha revocato l’ordine a maggio.
Che cosa aspettarsi
Domenica, l’ex portavoce di Trump Jason Miller ha lanciato Gettr, una nuova piattaforma di social media, e alcuni presumevano che l’annuncio di Trump di ieri avrebbe riguardato il suo futuro online. Trump ha detto ai giornalisti che i suoi comunicati stampa hanno ricevuto “grande risonanza” online, nonostante il suo blog sia stato chiuso.
Il Primo Emendamento protegge i cittadini dalle limitazioni alla libertà di parola imposte dal governo, non dalle aziende private. L’accusa sostiene che Facebook, Twitter e Google dovrebbero essere considerati “attori statali” e quindi vincolati dal Primo Emendamento. Chiede anche al tribunale di annullare la Sezione 230, che protegge le società di Internet dall’essere citate in giudizio per il contenuto dei loro siti. I termini di servizio di Facebook richiedono che “qualsiasi reclamo, causa di azione o controversia contro di noi” sia presentato al tribunale federale della California settentrionale o al tribunale statale della contea di San Mateo.
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