Facebook ha condiviso nuovi dettagli sulla ricerca interna relativa all’impatto di Instagram sulle adolescenti. Una mossa con la quale il gigante dei social media vuole replicare a un’inchiesta del Wall Street Journal. Il giornale ha citato infatti una versione trapelata del rapporto, che dimostrava come la piattaforma giocasse un ruolo nell’aggravarsi dei problemi psicologici legati alla percezione del proprio corpo.
I fatti chiave
- In un post pubblicato domenica sul blog della società, la vicepresidente e head of research di Facebook, Pratiti Raychoudhury, ha liquidato la valutazione della ricerca interna fatta dal Wall Street Journal. Raychoudhury l’ha definita “non accurata” e ha respinto le affermazioni secondo le quali Instagram sarebbe “tossico” per le adolescenti.
- Raychoudhury ha affermato che molte adolescenti hanno detto all’azienda azienda che utilizzare la piattaforma le aiuta quando “stanno lottando con il genere di momenti difficili e problemi con cui i ragazzi hanno sempre dovuto fare i conti”.
- Ha aggiunto inoltre che la maggior parte delle ragazzine che hanno avuto problemi con la propria immagine fisica “diceva che Instagram aveva migliorato la situazione o non aveva avuto alcun impatto”.
- Raychoudhury ha rilevato anche che la ricerca interna citata dal Wsj aveva alcuni limiti, perché si basava su sole 40 adolescenti ed era progettata per concentrarsi sulle percezioni più negative di Instagram.
- Nonostante la dichiarazione, Facebook non ha pubblicato i dati della ricerca o della presentazione del marzo 2020 citati dall’articolo del Wsj.
- Un portavoce di Facebook, Andy Stone, ha scritto su Twitter che le diapositive sono state condivise con il Congresso in vista dell’udienza prevista per questa settimana. La società, secondo Stone, sta “valutando come renderle note al pubblico a un certo punto”.
La citazione
Per quanto riguarda la diapositiva intitolata “Peggioriamo l’immagine del proprio corpo in un’adolescente su tre” contenuta nella presentazione, Raychoudhury ha scritto: “Nonostante il titolo della diapositiva non lo dica in modo esplicito, la ricerca mostra che, tra tutte le ragazzine che ci hanno detto di avere problemi con la propria immagine corporea, un terzo afferma che Instagram aveva peggiorato le cose. Quindi, non si tratta di un terzo di tutte le adolescenti”.
La voce critica
Molti hanno criticato la scelta di Facebook di non divulgare il rapporto completo. Il giornalista del New York Times Ryan Mac ha scritto su Twitter: “Anche il post sul blog è fondamentalmente contraddittorio. Facebook dice che, in realtà, lo studio dimostra che Instagram fa bene alle ragazzine in base a 11 parametri su 12. In seguito, però, suggerisce che i risultati non sono attendibili. Beh, allora… quale delle due?”.
Il contesto
Qualche settimana fa il Wall Street Journal ha pubblicato un’inchiesta nella quale citava uno studio interno di Facebook. La ricerca rilevava che Instagram aveva effetti nocivi su una porzione significativa dei suoi milioni di giovani utenti, e in particolare sulle adolescenti. L’articolo metteva in evidenza alcune diapositive tratte da presentazioni che mostravano i risultati di quella che i ricercatori chiamavano “una profonda immersione nella salute mentale dei ragazzi”. Le conclusioni suggeriscono che Instagram peggiori i problemi legati alla percezione del proprio corpo in un terzo delle adolescenti e che le ragazzine accusavano la piattaforma di “avere fatto aumentare il grado di ansia e depressione”.
Che cosa aspettarsi
Giovedì la global head of safety di Facebook, Antigone Davis, dovrebbe comparire davanti al sottocomitato per il commercio del Senato per rispondere delle conclusioni dell’articolo del Wsj. L’udienza è parte di un’indagine avviata dai senatori Richard Blumenthal (democratico, eletto in Connecticut) e Marsha Blackburn (repubblicana, eletta in Tennessee) in seguito alla pubblicazione dell’articolo. I legislatori avevano detto allora: “È chiaro che Facebook non vuole rispondere delle proprie azioni. L’inchiesta del Wall Street Jorunal rivela che i vertici di Facebook hanno una mentalità all’insegna della crescita a ogni costo, che assegna ai profitti un valore maggiore rispetto alla salute e alle vite di bambini e ragazzi”.
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