Articolo tratto dal numero di novembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Sarà capitato anche a voi, in pausa pranzo, di impiegare 30 minuti per mangiare un piatto veloce e fare magari due chiacchiere con un collega per poi stare 20 minuti in coda per pagare. Oppure di finire nella baraonda finale davanti alla cassa, tipica della pizza con gli amici il sabato sera, quando non si capisce più chi ha pagato e quanto. Se non accadrà più (o, realisticamente, sempre meno), dobbiamo ringraziare Fabio Marniga, un trentenne di Brescia che sta utilizzando le tecnologie digitali per permettere di saldare il conto al tavolo e andare via senza passare dalla cassa. Un sistema rivoluzionario, che si inserisce nella tendenza forte dei pagamenti digitali (secondo il recente rapporto dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, il contante è ormai quasi sotto il 50% della spesa totale).
Marniga, prima ancora di creare una startup, ha inventato un verbo che nell’inglese non c’era ancora: Qodeup, che è poi il nome della startup fondata nel 2019 con Stefano Allegra, ingegnere quarantenne con una robusta esperienza nel software e nelle app. “Sta a indicare l’azione di scannerizzare un qr code”, spiega Fabio. Perché tutto il sistema si basa proprio su quel quadratino di macchie bianche e nere che per effetto della pandemia è diventato l’abituale porta d’accesso ai menu digitali. “Ma la prima ragione per cui noi avevamo pensato questa soluzione era la traduzione automatica dei menu in quasi tutte le lingue del mondo. Poi la pandemia, con la necessità di menu digitali, ci ha dato una spinta, perché i ristoranti erano più disponibili ad ascoltarci o conoscevano già il sistema”.
Appassionato di matematica sin da ragazzino (ha partecipato anche a un’Olimpiade), padre artigiano con qualche dipendente e mamma manager, Fabio si è sempre visto imprenditore. “Perché ho un carattere abbastanza ingombrante e non mi sono mai pensato come un dipendente”. Quindi non ha perso tempo tra i banchi di scuola e si è messo subito alla prova: agente di commercio, poi una piccola società di ingrosso di cosmetici professionali, a 26 anni la startup tecnologica e i primi 260mila euro da business angel quando il progetto era ancora sulla carta. Ha conquistato l’autonomia molto giovane e ha imparato molto: “Facendo l’agente di commercio ho sviluppato capacità relazionali e di vendita nel settore b2b. Con la prima società ho capito che cosa significa fare go to market in un mercato molto frammentario come quello italiano”.
Qodeup è nata senza una collocazione geografica. “I primi clienti li abbiamo trovati in Toscana e Liguria”, ricorda. “Da subito l’obiettivo è stato fare qualcosa che non avesse confini, che potesse andare subito fuori dall’Italia”. Solo nel nostro Paese sono già circa mille i ristoranti che usano il sistema, su un target potenziale di 220mila, pagando un abbonamento mensile di 29,90 euro. “Entrano mediamente nella nostra piattaforma almeno 14 volte la settimana per modificare il menu, nascondere qualche piatto, cambiare un prezzo, aggiungere una foto o un video. Possono farlo direttamente dal telefono perché abbiamo scelto l’interfaccia dei social e l’uso è molto semplice”. Il superamento dei confini nazionali c’è già stato: l’app è già utilizzata da ristoranti in Francia, Spagna, Belgio e Colombia. “Siamo andati all’estero senza fare alcun investimento: ci hanno cercato e stiamo facendo dei test che ci dimostrano il potenziale di sviluppo esistente”.
La svolta per Qodeup sono stati il sistema di pagamento e il round da 2,5 milioni che ha portato i capitali necessari per investire sullo sviluppo internazionale e sulla tecnologia. Il round è stato guidato dal nuovo fondo di venture capital Techshop e ha visto la partecipazione dell’Università Bocconi, della catena Doppio Malto e di Andrea Galassi, cfo di Miscusi, la catena di ristoranti di pasta fresca sostenuta dalla famiglia Moratti. Ce n’è abbastanza per dare spinta e velocità ai qr code di Marniga e Allegra.
“Le statistiche dicono che mediamente il pagamento del conto prende 18 minuti. Con la nostra app bastano meno di 20 secondi. E poi è possibile gestire in modo digitale le mance e ridurre i rischi di mancati pagamenti quando ci sono gruppi numerosi che dividono il conto”. Come funziona? Finito il pranzo, si scannerizza il qr code usato per consultare il menu e si trova il conto, che si può dividere tra i commensali o suddividendo le voci come si desidera. Allora spunta un banner che propone di lasciare la mancia (in Italia abitudine poco diffusa, ma obbligatoria in molti altri Paesi). Si può pagare con la carta di credito senza che serva il Pos, come anche con ApplePay o GooglePay. “Di fatto abbiamo creato un Pos totalmente digitale e illimitato, cioè possono pagare contemporaneamente anche 200 persone, cosa che non è possibile ovviamente con il Pos fisico. Allo stesso tempo non è possibile pagare di più o di meno, cosa che accade più spesso di quanto non si pensi nei ristoranti. E poi viene fatta la spunta automatica di chi ha pagato quando ci sono dei gruppi. E tutto questo senza dover scaricare alcuna app”, spiega Marniga, che aggiunge un dettaglio di non poco conto: “Grazie alla partnership con Stripe (la società americana che ha semplificato i processi di pagamento online, ndr) riusciamo a essere competitivi con i costi dei Pos tradizionali, un fattore di attrazione per le catene della ristorazione come Doppio Malto, che da cliente è diventato investitore”.
Per Qodeup è cominciata una nuova fase. “Abbiamo una scaletta di prodotti infinita”, anticipa Marniga a Forbes. “Oggi nei ristoranti la tecnologia è concentrata sulla cassa, sulla gestione della cucina e dei magazzini. Si fa ancora poco sul versante cliente. Qui faremo ancora molte cose per aiutare le persone a non perdersi il piacere del ristorante e per aiutare i ristoratori a vendere loro tutto quel che si può vendere”. La sfida è solo all’inizio e non spaventa certo Marniga, che ha la passione per i viaggi avventura, ma quelli duri, pochi soldi in tasca, autostop e molto spirito di adattamento. “Viaggio quasi sempre da solo. Una volta sono stato in Marocco con un amico che dopo mi ha detto: sono stato contento di averlo fatto, ma non rifarei mai più”.
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