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L’ondata di licenziamenti continua: anche Ericsson è pronta a licenziare 8.500 dipendenti

Continuano i licenziamenti per migliaia di lavoratori del settore tecnologico. Questa volta a intervenire con una massiccia riduzione del personale è stata Ericsson. Secondo una nota inviata ai dipendenti e riportata da Reuters, la società di telecomunicazioni svedese, che conta più di 105mila dipendenti in tutto il mondo, licenzierà 8.500 lavoratori a livello globale, nell’ambito del suo piano di riduzione dei costi.

A dicembre l’azienda ha dichiarato che avrebbe tagliato i costi di 9 miliardi di corone (880 milioni di dollari) entro la fine del 2023 a causa del rallentamento della domanda in alcuni mercati, tra cui il Nord America.

I nuovi tagli

Quello di Ericsson sarebbe il più grande taglio nel settore delle telecomunicazioni, dopo i licenziamenti di Microsoft, Meta e Alphabet. “Il modo in cui verranno gestite le riduzioni di personale varierà a seconda delle prassi locali”, ha scritto l’amministratore delegato, Borje Ekholm, nella nota. “In diversi paesi le riduzioni di personale sono già state comunicate questa settimana”, ha aggiunto.

La notizia arriva dopo un altro annuncio diffuso lunedì, in cui l’azienda ha dichiarato l’intenzione di tagliare circa 1.400 posti di lavoro. Sebbene Ericsson non abbia rivelato quali saranno le aree geografiche più colpite, secondo Reuters gli analisti avevano previsto che i tagli avrebbero riguardato principalmente il Nord America e non i mercati in crescita, come l’India.

“È nostro dovere eliminare questi costi per rimanere competitivi”, ha scritto Ekholm nella nota. “Il nostro più grande nemico in questo momento potrebbe essere l’autocompiacimento”. Molte aziende di telecomunicazioni hanno aumentato le scorte durante l’apice della pandemia, il che sta portando a un rallentamento degli ordini per i produttori di apparecchiature di telecomunicazione.

Gli ultimi licenziamenti

Agli inizi di febbraio anche Walt Disney ha annunciato una ristrutturazione dell’organico sotto la guida dell’amministratore delegato Bob Iger, recentemente reintegrato, con il taglio di settemila posti di lavoro nell’ambito di una revisione dei costi per risparmiare 5,5 miliardi di dollari. I licenziamenti rappresentano circa il 3,6% della forza lavoro globale della Disney.

Solo nel 2023, oltre a Disney ed Ericsson, i tagli hanno riguardato Amazon (18mila licenziamenti), Microsoft (11mila); Google (12mila); Spotify (6% dei dipendenti); PayPal (duemila licenziamenti) e Zoom (1.300 licenziamenti).

Il motivo? Una parziale spiegazione del fenomeno sta in problemi comuni a tutta l’economia: dalla guerra in Ucraina al caro energia, dai problemi di forniture all’inflazione. I capi delle grandi aziende tecnologiche, al momento dell’annuncio dei tagli, hanno indicato come causa anche un eccesso di assunzioni durante i due anni più intensi della pandemia.

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