Calvin Lo
Business

Come un uomo d’affari di Hong Kong ha tentato di raggirare Forbes per entrare nella classifica dei miliardari

Questo articolo di Robert Olsen, John Kang e Zinnia Lee, a cui hanno collaborato anche Jonathan Burgos, Shanshan Kao, Catherine Wang, Grace Chung, Devin Martin e Kyle Mullins, è apparso su Forbes.com

Per anni Calvin Lo si è spacciato come un miliardario-finanziere-filantropo giramondo, con una collezione di champagne di livello mondiale, case in tre continenti, una flotta di supercar, investimenti in un hotel a cinque stelle e in una scuderia di F1. Una bella storia. Peccato che fosse (per lo più) falsa.

In una calda mattina di settembre dello scorso anno, a Hong Kong, Calvin Lo ha accolto un giornalista di Forbes negli uffici della R.E. Lee International, una società di brokeraggio assicurativo del ramo vita. Vestito in modo impeccabile con un abito a tre pezzi, cravatta e fazzoletto da taschino coordinati, Lo si è seduto con il redattore nella sua sala riunioni, riccamente arredata con boiserie in legno decorato, libri rilegati in pelle e vasi disposti con gusto.

Aveva convocato il giornalista per discutere della classifica dei miliardari di Forbes. Lo, che è amministratore delegato di R.E. Lee International, si disse “curioso” di sapere come gli altri miliardari dell’Asia considerassero la classifica. Spiegò di avere un “dilemma”, cioè se fornire o meno a Forbes la documentazione sul suo patrimonio per poter essere incluso nella lista. I magnati più anziani e tradizionali vogliono mantenere la loro privacy, ha spiegato, mentre i ricchi di seconda e terza generazione sono più aperti, e alcuni dei suoi conoscenti lo avrebbero incoraggiato a entrare nella classifica. “Sei stato molto fortunato, stai andando alla grande”, gli avrebbero detto. Lo si è anche detto convinto che far parte dell’elenco sarebbe stato positivo per la sua attività principale: la vendita di polizze assicurative a persone con patrimoni molto elevati. “È esattamente il nostro mercato di riferimento”, ha aggiunto.

Il dilemma di Calvin Lo

In realtà, il “dilemma” di Lo era tutto una recita. Prima dell’incontro, Lo aveva trascorso più di due anni a cercare di aprirsi la strada verso la classifica dei miliardari a colpi di raggiri. Dal 2020 almeno sette persone hanno contattato 11 giornalisti di Forbes in più di 20 occasioni. Queste persone lo hanno presentato come “il miliardario filantropo dal profilo più basso” e come “l’investitore miliardario più riservato e sfuggente del mondo”. Hanno inviato più di una dozzina di documenti, alcuni dei quali con un timbro che portava la dicitura ‘riservato’, che avrebbero dovuto attestare la sua reputazione e il suo patrimonio.

All’inizio Forbes non ha preso la cosa troppo sul serio. Ogni anno un numero sorprendente di persone cerca di insinuarsi nella lista dei miliardari, e a prima vista Lo non sembrava abbastanza facoltoso. La R.E. Lee International non era particolarmente nota a Hong Kong, dove Forbes ha una redazione di sei persone, e guadagnare miliardi vendendo polizze assicurative sembrava improbabile.

Le segnalazioni, però, sono state insistenti, e con il tempo molti organi di informazione, tra cui la Bbc, la Cnbc, il Daily Express, il Daily Mirror, il Financial Times, l’Independent, Nikkei Asia, Reuters e il South China Morning Post, hanno pubblicato articoli che definivano Lo un miliardario, citando i suoi pareri su tutto, dallo champagne alle criptovalute. Molti di questi articoli citavano Forbes e uno degli addetti stampa di Lo ha inviato e-mail in cui affermava che il suo capo risultava nell’elenco dei miliardari. Sul sito di Forbes Middle East, una delle nostre edizioni indipendenti pubblicate su licenza, era persino apparso un articolo che lo definiva miliardario. Dopo un’indagine, quell’articolo si è rivelato essere un pubbliredazionale pagato dal team di Lo, ed è stato rimosso. Lo non è mai stato nell’elenco di Forbes ed è ora di mettere le cose in chiaro.

L’inchiesta

Quel primo incontro a Hong Kong si è trasformato in un’inchiesta durata quasi un anno, durante la quale Forbes ha parlato con almeno 40 persone in sei paesi e ha esaminato centinaia di pagine di documenti, separando i fatti che riguardano Lo (pochi) dalla sua messinscena (la parte restante).

Lo ci è stato presentato come l’ad e proprietario di R.E. Lee International, “il più grande broker assicurativo del ramo vita del mondo”, e il fondatore di R.E. Lee Capital, un gestore patrimoniale con asset tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari, a seconda del comunicato stampa. È stato descritto come un investitore che si è laureato ad Harvard e nel 2018 avrebbe pagato 1,2 miliardi di dollari, tramite il suo veicolo di investimento personale, R.E. Lee Octagon, per acquistare l’hotel a cinque stelle Mandarin Oriental a Taipei, Taiwan; come un filantropo che avrebbe costituito una fondazione di beneficenza da 250 milioni di dollari; e come il proprietario di una mezza dozzina di case in tutto il mondo. Sarebbe stato anche “il più grande investitore e collezionista di champagne dell’Asia e uno dei primi proprietari di un jet privato Gulfstream G650 del continente”. E anche come un investitore della Williams, leggendaria scuderia di Formula 1.

Il vero patrimonio di Calvin Lo

La maggior parte di queste affermazioni non ha trovato conferma. Altre sono bugie. Lo non detiene alcuna partecipazione nella Williams, né è proprietario del Mandarin Oriental di Taipei. Le sue case, in base agli indirizzi forniti, appartengono ai suoi genitori o ad altre persone. Alla Harvard Business School non risulta essersi laureato nessuno di nome Calvin Lo. Non sembrano esistere né la sua fondazione di beneficenza, né la R.E. Lee Octagon. La R.E. Lee Capital ha chiarito che Lo sarebbe il figlio di un investitore non esecutivo dell’azienda e che il coinvolgimento di sua madre Regina Lee nell’azienda (ne è la presidente) “non deve essere interpretato come un collegamento tra il signor Lo e la nostra società”. R.E. Lee Capital ha inoltre confermato che i suoi asset in gestione non si avvicinano nemmeno ai presunti 8-10 miliardi di dollari.

Per quanto concerne l’attività assicurativa di Lo, la R.E. Lee International, un ex dipendente di alto livello stima che lo scorso anno la società abbia fatto attività di brokeraggio per non più di 800 milioni di dollari (valore nominale) in polizze. Forbes stima che la società abbia un valore di circa 60 milioni di dollari. Più difficile è capire chi ne sia il vero proprietario. Nel 2015 la madre di Lo ha rilevato l’azienda che aveva contribuito a costruire. Potrebbe averla poi ceduta al figlio. Regina Lee e Francis Lo, il padre di Calvin, possiedono almeno due appartamenti sul Peak, una delle zone residenziali più esclusive di Hong Kong, l’ufficio di R.E. Lee International – circa 370 metri quadrati – nel quartiere centrale degli affari di Hong Kong e un appartamento a Vancouver. Non c’è dubbio che la famiglia sia benestante, ma neanche lontanamente quanto Lo suggerisce. Secondo le stime di Forbes, Lo e i suoi genitori hanno un patrimonio complessivo inferiore ai 200 milioni di dollari.

Forbes ha inviato una lunga lista di domande a Lo e a sua madre, chiedendo di rilasciare una dichiarazione. In risposta, uno studio legale ha inviato una lettera in cui si dichiara che “tutte le insinuazioni secondo le quali il nostro cliente sarebbe stato disonesto, falso o comunque scorretto sono dallo stesso categoricamente smentite”.

Chi gonfia il suo patrimonio

Lo non è il primo a mentire a Forbes sull’entità del proprio patrimonio. Tra i personaggi di spicco che hanno reso dichiarazioni false sulle proprie condizioni patrimoniali ci sono Donald Trump, l’ex segretario al Commercio degli Stati Uniti Wilbur Ross e la star dei reality e imprenditrice di cosmetici Kylie Jenner. Altri si impegnano a fondo per dare un’impressione positiva: un decennio fa, il principe dell’Arabia Saudita Alwaleed bin Talal inviò alla redazione di Forbes una borsa in pelle verde del peso di almeno 3 chili, piena di false copertine di riviste, tra cui una foto in posa da personaggio del jet-set, presumibilmente per Vanity Fair, e due finte copertine di Time con la lista 100 persone più influenti del mondo. Tra queste c’era perfino una finta copia di Forbes in cui il principe rivolgeva uno sguardo intenso dalla copertina, vestito con un dolcevita nero in stile Steve Jobs, con il titolo ‘L’uomo d’affari più astuto del mondo’. Nessuna delle riviste era vera.

Anche tra questo genere di persone, Lo si distingue per l’audacia delle sue affermazioni e per il limite a cui si è spinto. Non solo ha affidato a società di pubbliche relazioni e a una serie di avvocati l’incarico di perpetuare i suoi inganni, ma ha probabilmente falsificato documenti finanziari e manipolato una fotografia. E se molte persone influenti hanno riferito di essere più ricche di quanto lo fossero effettivamente, di solito sanno comunque che non conviene fingere di possedere beni altrui.

Quanto al motivo per cui Lo ha compiuto tutti questi sforzi per ingigantire il suo patrimonio, lui stesso ha fornito un indizio a settembre: “Se dovessi cercare qualcuno che mi fornisse questi servizi [finanziari], vorrei che quella persona fosse una persona di successo”.

La storia di Calvin Lo

Le radici di questa storia arrivano fino a Seattle, dall’altra parte dell’Oceano Pacifico. È qui che un uomo d’affari americano di nome Robert Earl Lee ha fondato quella che poi è diventata la R.E. Lee International. Lee aveva iniziato a lavorare nel settore assicurativo nel 1954. Iniziò ad aprire e acquisire agenzie assicurative in tutta la parte occidentale degli Stati Uniti e in Asia. A un certo punto, assunse Regina Lee (con cui non aveva alcun rapporto), la madre di Lo, che fu la prima venditrice della società di brokeraggio nella regione. Nei decenni successivi, Regina ha svolto un ruolo fondamentale nell’espansione dell’azienda, che fu tra le prime in Asia a vendere polizze assicurative del ramo vita ai super ricchi.

Lo, figlio unico di Regina e Francis, è nato a Vancouver, ma ha trascorso i primi nove anni di vita a Hong Kong prima di ritornare in Canada, dove ha frequentato la Queen’s University di Kingston, in Ontario. Nel 1999 è tornato a Hong Kong e ha iniziato a lavorare con la madre per la R.E. Lee International, diventando managing director nel 2003 e infine ceo.

A un certo punto Regina ha iniziato a finanziare lo stile di vita sfarzoso di Lo. Secondo il giudice che nel 2014 si è occupato del divorzio di Lo dalla moglie Emily, sposata nel 2006, la coppia spendeva ben oltre le proprie possibilità e dovette chiedere denaro a Regina. “La madre stava preparando Lo a diventare un broker di investimenti di alto livello, facendogli condurre uno stile di vita che chiaramente non poteva permettersi con il suo stipendio”, ha concluso il giudice. Secondo quanto emerso dal procedimento legale, Lo avrebbe ricevuto da Regina circa 308mila dollari che avrebbe speso per acquistare una Lamborghini nel 2004, e poi 1,2 milioni di dollari che avrebbe usato nel 2005 per arredare il suo appartamento di Singapore. La mamma avrebbe anche finanziato il suo costoso guardaroba. Il giudice concluse che il patrimonio di Lo all’epoca ammontava a circa 3,6 milioni – e non miliardi – di dollari.

Una catena di menzogne

Le turbolente udienze di divorzio sono state rivelatrici per altri motivi. Negli atti Emily, che è morta di cancro nel 2020 a 40 anni, attaccò la credibilità di Lo. Lo accusò di aver mentito sul proprio curriculum scolastico, sulle proprie esperienze lavorative e persino sulla sua età (Forbes ha contattato la famiglia di Emily, che però ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni). Il giudice la criticò per aver tirato in ballo “prove marginali” e sottolineò che, per quanto riguardava l’età, Lo aveva esibito la carta d’identità e il passaporto originali, che confermavano la sua nascita nel 1977. Ma non è così semplice. Un documento del tribunale riporta la sua data di nascita nell’ottobre 1977, il che significa che oggi avrebbe 45 anni. Ma una recente campagna di pubbliche relazioni ha dichiarato che Lo ha 46 anni, mentre un rapporto annuale del 2013 del Jane Goodall Institute, del cui consiglio di amministrazione Lo ha fatto parte per un breve periodo, riportava il 1971 come data di nascita. Il che significa che oggi Lo avrebbe 52 anni.

Anche Forbes ha scoperto numerose incongruenze. Abbiamo ricevuto conferma che Lo si sarebbe laureato alla Queen’s University nel 1999, come afferma, ma non siamo riusciti a verificare la sua affermazione in merito alla Harvard Business School (Hbs). Le ricerche sul National Student Clearinghouse, che certifica i titoli di studio, e sull’archivio degli ex alunni di Harvard non hanno avuto esito. Harvard ha anche confermato di non avere alcuna traccia di un laureato della Hbs con quel nome. Il responsabile del programma di executive education della Hbs ha dichiarato di non poter effettuare un controllo dell’archivio senza l’autorizzazione di Lo. La sua defunta ex moglie e un ex dipendente hanno dichiarato che Lo avrebbe falsificato il proprio diploma.

In un incontro con Forbes a febbraio, Lo ha dichiarato di aver lavorato in Sun Life Financial a Boston e in JPMorgan a New York. JPMorgan ha confermato che avrebbe trascorso un breve periodo nel dipartimento di investment banking nel 2001-2002, ma Sun Life, che vende polizze assicurative tramite la società di Lo, non ha alcuna traccia di suoi trascorsi in azienda.

“Non sappiamo chi sia”

Nel 2015 Robert Lee è deceduto e Regina ha acquistato dalla sua famiglia la parte dell’azienda assicurativa che ancora non possedeva. Ha quindi trasferito la sede della R.E. Lee International da Seattle a Hong Kong ed è possibile che alla fine abbia ceduto l’intera attività a Lo.

Molte altre attività di Lo, però, sono pura fantasia. Un portavoce di Kai Tai Fung International, proprietaria del Mandarin Oriental di Taipei, ha dichiarato a Forbes di aver avuto contatti con Lo nel 2019, ma che la vendita non sarebbe andata in porto: “Fino a oggi non ci sono state acquisizioni del Mandarin Oriental di Taipei”.

Durante lo stesso incontro di febbraio, Lo ha anche ribadito di essere comproprietario della Williams Racing, la scuderia di F1, grazie a un investimento di 100 milioni di dollari nella società proprietaria della scuderia, la Dorilton Capital. “Che rimanga tra di noi, perché ci sono un sacco di accordi di non divulgazione, ma ho una partecipazione”, ha riferito Lo. “Non posso dire molto”. Una fonte interna al team Williams dichiara che nessuno sapeva chi fosse Lo. Una persona vicina a Dorilton riferisce che Lo non ha mai investito nella società o in Williams.

Lo ha inizialmente dichiarato a Forbes di possedere case in sei città – Hong Kong, Singapore, Tokyo, Londra, Vancouver e Los Angeles -, ma, quando è stato messo sotto pressione, ha ridotto il numero a cinque. Alla fine ha fornito gli indirizzi di quattro immobili a Hong Kong e di uno a Singapore, ma i registri immobiliari e ulteriori informazioni hanno rivelato che due di questi immobili sono di proprietà dei suoi genitori e gli altri appartengono ad altre persone.

Il mistero degli avvocati thailandesi

Cosa strana per un cittadino canadese residente a Hong Kong, Lo avrebbe incaricato quattro studi legali thailandesi di certificare il suo patrimonio (quando gli è stato chiesto perché avesse incaricato studi thailandesi, Lo ha riferito che questi avvocati avevano già accesso ai suoi dati finanziari grazie a un accordo riservato che stava negoziando in Thailandia). Nel marzo 2020 e nel marzo 2021 due di questi studi hanno inviato lettere a Forbes per attestare il suo patrimonio miliardario. Gli altri due studi hanno fatto lo stesso questa primavera, dichiarando un patrimonio ancora superiore.

Abbiamo inviato due giornalisti a far visita a questi studi legali, e non erano gli studi che ci si può aspettare abbiano clienti miliardari. Uno aveva sede al piano terra di un condominio popolare in una zona residenziale non certo lussuosa, lontana dal quartiere centrale degli affari di Bangkok. La vetrina pubblicizzava servizi di assistenza in materia di visti, permessi di lavoro e autenticazione di documenti. L’avvocato che ha firmato la lettera indirizzata a Forbes non è riuscito a ricordare alcun dettaglio sulla documentazione finanziaria di Lo.

Tutti e quattro gli studi legali hanno ammesso di essersi basati interamente sui bilanci forniti da Lo. Nessuno ha contattato i revisori o ha assunto alcuna iniziativa per verificare in modo indipendente le affermazioni del cliente. Due degli studi – Pisut & Partners e Chun & Chun Law – hanno consentito a Forbes di dare un’occhiata sommaria ai bilanci che contenevano informazioni sul suo patrimonio netto e sulla fondazione di beneficenza, la Cfl Initiative, Global. Nessuno studio ha permesso di effettuare copie dei documenti. Quando Forbes ha chiesto ulteriori spiegazioni, Pisut & Partners ha dichiarato di rimanere ferma sulle proprie conclusioni e di considerare prioritaria la privacy e la riservatezza dei propri clienti.

Società fantasma

Forbes ha poi cercato di verificare le informazioni con i revisori dei conti, ma senza successo. Un amministratore della Longmeade Consult, che ha sede nel Regno Unito e avrebbe firmato i bilanci della fondazione di Lo, afferma che la sua azienda non ha legami con Lo e che non ha mai sentito parlare di un ente di beneficenza chiamato Cfl Initiative, Global. Ancora più strano è che, quando abbiamo contattato la persona che risulta essere direttore generale della fondazione, nemmeno questa ne aveva mai sentito parlare.

La dichiarazione che gli avvocati hanno mostrato a Forbes riportava un numero di registrazione di un ente benefico e un numero di registrazione di società. Il numero di registrazione dell’ente benefico appartiene a un’organizzazione religiosa non collegata a Lo. Il numero di registrazione della società, invece, non è valido. PwC Hong Kong, la società di revisione contabile che avrebbe emesso una relazione di revisione indipendente sulla posizione finanziaria di Lo, ha dichiarato che l’uomo non è tra i suoi clienti.

Poi c’è la R.E. Lee Octagon, la presunta società di investimento privata di Lo, tramite la quale dovrebbe possedere alcune delle sue partecipazioni più importanti. È difficile rinvenire prove concrete dell’esistenza di questa società. Non è registrata nelle Isole Vergini britanniche, nelle Isole Cayman, a Hong Kong o a Singapore. A luglio la società aveva un sito web di una sola pagina con un unico indirizzo e-mail, ma ora il portale sembra scomparso.

Pagani e champagne

Anche gli aspetti più divertenti sono sospetti. Un portavoce di Lo ha dichiarato che il suo capo possiede una collezione di champagne del valore di circa 250 milioni di dollari, una cifra che pare assurdamente alta. “Non credo sia possibile superare i 100 milioni di dollari. Lo trovo inverosimile”, dichiara Tim Triptree, responsabile internazionale per i vini e gli altri alcolici della sede londinese di Christie’s, aggiungendo di non essersi mai imbattuto, in 18 anni di lavoro per la casa d’aste, in una collezione vicina a quel valore.

Lo si è anche vantato di possedere una Pagani Huayra Bc e altre supercar. Forbes ha rinvenuto una foto che lo ritrae accanto a una Pagani Huayra Tempesta. La foto sarebbe stata scattata da un lettore senza nome del settimanale Ming Pao, con sede a Hong Kong, e pubblicata nel 2018 su Ming Pao, Entrepreneur e Money Digest. Ma abbiamo anche trovato la stessa foto senza Lo, scattata da Robin Adams per un’asta di Sotheby’s nel 2017. Il fotografo ha dichiarato a Forbes che l’immagine era stata “ovviamente” alterata e utilizzata senza autorizzazione. (L’auto è stata venduta a un offerente anonimo per 2,4 milioni di dollari).

“Non mi interessa più”

Potrebbero essere state le nostre domande sull’automobile a porre fine, una volta per tutte, ai tentativi ossessivi di Lo di entrare nella classifica dei miliardari. Dopo che abbiamo informato Lo che non era nella lista 2023 e gli abbiamo chiesto informazioni sulla foto con la Pagani, ad aprile uno dei suoi rappresentanti ha inviato un’e-mail in cui si diceva “profondamente turbato dal disinteresse di Forbes per i successi finanziari del signor Lo” e che le nostre domande sulla “fotografia dell’auto del signor Lo non servono ad altro che a soddisfare la loro curiosità”. L’e-mail proseguiva accusando Forbes di compiere una “battuta di pesca” e sosteneva che le nostre “domande frivole hanno messo in dubbio la validità della classifica e del giornale”. La nota terminava dicendo che, causalmente, Lo avrebbe dovuto cenare con “il presidente di Integrated Whale, il fondo che possiede Forbes”, e che avrebbe sollevato questioni riguardanti “la valutazione della rivista”. Non c’è stata nessuna cena in aprile con i proprietari di Forbes, ma Lo ha effettivamente parlato con Integrated Whale, mesi dopo.

Sembra però che Lo abbia difficoltà a stare lontano dai riflettori. Appena tre settimane dopo quello scambio di corrispondenza, una delle sue addette stampa si è offerta di organizzare un’intervista con Forbes per parlare delle sue ambizioni nella Formula 1. Poche settimane dopo, la persona in questione si è fatta ancora viva per discutere dell’“espansione delle sue attività assicurative in Europa”.

Una volta condivise con lui le nostre conclusioni, compreso il fatto che non è un miliardario, Lo ha dichiarato di aver perso ogni interesse. “Il signor Lo ha espresso la sua scelta di rimanere escluso dalle classifiche sui patrimoni pubblicate da Forbes”, ha scritto il suo addetto alle pubbliche relazioni. “Inoltre, il sig. Lo gradirebbe fosse chiaro che non desidera che si parli di lui su Forbes”.

Ma finalmente abbiamo raccontato la sua storia, anche se non è quella che ha proposto.

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