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Il giorno nero dei miliardari: i dieci più ricchi del mondo hanno perso 27 miliardi in poche ore

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Mercoledì le azioni delle società tecnologiche hanno subito le più grosse perdite degli ultimi mesi. Il declassamento del debito statunitense ha spaventato gli investitori, che hanno abbandonato gli asset più rischiosi, causando un duro colpo alle fortune dei miliardari della tecnologia.

I fatti principali

  • L’indice Nasdaq Composite ha perso il 2,3% entro le 3.40 di pomeriggio del 2 agosto. Si è trattato della giornata peggiore dal 21 febbraio. A causarla sono state le preoccupazioni per le condizioni macroeconomiche statunitensi.
  • A guidare i ribassi sono stati i sette titoli tecnologici a più alta capitalizzazione, che hanno contribuito in modo decisivo ai forti guadagni del mercato nel 2023. Apple ha perso l’1,6%, Microsoft il 2,7%, Alphabet il 2,5%, Amazon il 2,7%, Nvidia il 4,9%, Meta il 2,9% e Tesla il 2,8%.
  • A causa di questi cali, le dieci persone più ricche del mondo hanno perso in tutto 26,7 miliardi di dollari. Tutti e dieci, secondo la classifica in tempo reale di Forbes, hanno visto il loro patrimonio diminuire.
  • L’amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha perso quasi 5 miliardi di dollari e ha visto scendere più di tutti il suo patrimonio.
  • Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, l’amministratore delegato di Meta, Mark Zuckerberg, i cofondatori di Alphabet, Larry Page e Sergey Brin, e il presidente di Oracle, Larry Ellison, hanno perso miliardi di dollari mercoledì, ma sono ancora tra le dieci persone più ricche del mondo.

Il contesto

Il crollo dei titoli è avvenuto dopo che Fitch ha abbassato il rating per alcune offerte di debito a lungo termine degli Stati Uniti da AAA ad AA+. Si è trattato di una delle poche revisioni del rating nella storia recente. Il Dow Jones Industrial Average e l’S&P 500 hanno entrambi perso circa l’1% in risposta alla mossa di Fitch, ma vari economisti e analisti hanno affermato che il declassamento non dovrebbe avere impatti significativi sui mercati azionari. La perdita di fiducia nella capacità del governo federale di ripagare il debito arriva in un clima politico ed economico turbolento.

Un fatto correlato

Lawrence Gillum, chief fixed income strategist di Lpl Financial, ha sottolineato che nel 2011, in seguito al declassamento del merito di credito degli Stati Uniti da parte dell’agenzia di rating S&P, dopo un’iniziale battuta d’arresto i titoli avevano continuato a salire. Il Dow Jones scese del 3% nel mese che seguì l’annuncio di S&P, nell’agosto 2011, ma entro la fine dell’anno era salito del 7% rispetto ai livelli pre-declassamento. Secondo Gillum, “gli Stati Uniti rimangono il porto sicuro in una fase di stress per i mercati, ed è improbabile che il declassamento cambi questo fatto”.

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