È stato un anno di grandi titoli letterari pubblicati e alcuni interessanti casi editoriali: nel corso del 2017 abbiamo testimoniato il successo di autori già affermati, scoperto e riscoperto nomi non conosciuti dal grande pubblico, e parlato di romanzi, saggi e raccolte di racconti destinati a lasciare un segno. Forbes ha scelto i dodici titoli più rilevanti, acclamati e meritevoli dell’anno che sta per finire. Non è stata una scelta semplice, e ovviamente ha richiesto esclusioni eccellenti, ma abbiamo deciso di premiare quelli che, a nostro giudizio, sono i libri di cui continueremo a parlare ancora a lungo. Ecco la lista.
Mohsin Hamid – Exit West (Einaudi) trad. it. Norman Gobetti
Il terzo romanzo dell’autore pakistano, premiato dal pubblico e dalla critica internazionale come uno dei testi di narrativa più importanti degli ultimi anni, racconta la storia di Saeed e Nadia, una coppia di ragazzi cresciuta in una – innominata: vale per tutte – città mediorientale colpita da un’improvvisa guerra civile. Nel contesto straordinario di esplosioni, coprifuoco, rapimenti, sparizioni di amici e parenti, due ragazzi coltivano una storia d’amore che vorrebbe essere ordinaria. Per non perdersi troveranno una via di fuga verso il cosiddetto primo mondo, finiranno in un campo profughi su un’isola greca e si troveranno faccia a faccia con il volto intollerante del loro paese d’adozione. In Exit West (finalmente) il grande esodo che segna quest’epoca storica è raccontato da due suoi verosimili protagonisti. Mancano i barconi, le cifre degli allarmi mediatici, gli allarmismi e il dibattito politico: c’è, però, la storia di due ragazzi. La Book Review del New York Times ha scritto, glorificando Exit West: “È come se Hamid avesse saputo in anticipo quello che stava per succedere all’America e al mondo”.
Richard Ford – Tra loro (Feltrinelli) trad. it. Vincenzo Mantovani
Richard Ford è uno dei grandi narratori americani contemporanei, e Tra loro una grandissima opera che ricostruisce le origini, le scelte e persino le psicologie di Parker ed Edna Ford, i genitori dello scrittore, scomparsi da decenni. Cosa può sapere un bambino del mondo che l’ha preceduto, del rapporto che l’ha generato? Ford sfida con metodo e sensibilità i confini del rapporto figlio-genitore, procedendo a ritroso nel tempo fino a rintracciare i percorsi di vita di un commesso viaggiatore del Midwest e la sua fidanzata (e poi moglie). Il suo approccio è quello dell’inchiesta, ma dai contenuti personali e sentimentali: l’autore non riesce a ricordare la voce del padre (“anche se lo desidero ardentemente”) ma prova a ipotizzare i suoi stati d’animo e le sue ragioni; raduna le memorie delle domeniche in famiglia degli anni Cinquanta ma scrive: “L’incompleta conoscenza delle vite dei nostri genitori non è una condizione delle loro vite. È una condizione soltanto delle nostre”; si addolora al pensiero della scomparsa di Parker, quando lui aveva solo 16 anni, qualche pagina dopo essersi chiesto: “Quali erano le loro frustrazioni, i taciti desideri di mia madre?”.
George Saunders – Lincoln nel Bardo (Feltrinelli) trad. it. Cristiana Mennella
Abraham Lincoln ha avuto le sue croci: il 20 febbraio del 1862 ha perso un figlio undicenne, Willie. Saunders, campione della forma-racconto al suo primo, atteso romanzo, riesce a decostruire un mito americano mostrandone tutta la debolezza, l’incompiutezza e un’insospettabile tenerezza. Il Washington Post ha scritto che il nuovo libro dell’autore di Pastoralia “mette in discussione l’idea stessa di romanzo”. È vero: dentro ci sono note e cronache ottocentesche unite a strambi monologhi di personaggi di un cimitero, e il risultato è un’alchimia stupefacente.
Raffaele Alberto Ventura – Teoria della classe disagiata (minimum fax)
In una certa bolla di giornalisti, impiegati a vario titolo nell’editoria e nell’industria della cultura se ne è sentito parlare moltissimo, e a ragione. Ventura, filosofo già gestore di un blog/pagina Facebook tra le più interessanti e acute, Eschaton, ha scritto un saggio economico che è anche il ritratto di una generazione cresciuta con una dissonanza cognitiva di fondo: da una parte la ricerca dell’affermazione – personale, professionale, economica – dei propri padri, dall’altra l’amara constatazione che lo spazio d’azione si è ristretto. In mezzo, un’ostentazione di stili di vita e riferimenti culturali in linea con le aspirazioni di trenta-quarantenni diseredati nei fatti ma non nello spirito. Il risultato è una classe che vive uno shock generazionale continuo: disagiata, ma con in testa la logorante ossessione dell’agiatezza.
Michele Mari – Leggenda privata (Einaudi)
A metà tra il romanzo famigliare e il racconto gotico, secondo molta critica Leggenda privata è il libro più riuscito di un grande maestro della narrativa italiana: i suoi protagonisti sono Enzo Mari e Gabriela Ferrario, detta Iela, due anime inconciliabili e inclini alla distruzione reciproca, il figlioletto Michele e i “mostri” che infestano la sua infanzia. Mari guarda alla sua storia – e a quella della sua famiglia – con uno sguardo alternativamente angosciato, virtuoso o divertito, e la rende un’irripetibile vicenda che attraversa i generi letterari, assorbendoli. Come scrive lui stesso a un certo punto: “Tutta quella pena e quel turbamento diventano letteratura: ma a starci dentro garantisco che non lo erano, letteratura”.
Kent Haruf – Le nostre anime di notte (NN editore) trad. it. Fabio Cremonesi
Uno dei casi editoriali dell’anno, le sue vendite rappresentano un grande risultato per un editore nuovo e “piccolo” come NN, che è riuscito a portare al successo italiano un autore americano che, in vita (Haruf è scomparso nel 2014), non era particolarmente famoso nemmeno in patria, per quanto fosse stato finalista al National Book Award del 1999. Le vicende narrate da Haruf si svolgono tutte nella stessa fittizia cittadina del Colorado, Holt; i suoi libri raccontano le prove della vita di personaggi semplici, la loro intimità e i loro quotidiano, senza dilungarsi in compassione ma restituendo profili di una tenerezza rara e straordinaria.
Colson Whitehead – La ferrovia sotterranea (Sur) trad. it. Martina Testa
Caso letterario mondiale – The Underground Railroad ha vinto il Pulitzer per la fiction quest’anno, e il National Book Award l’anno scorso – ruota attorno alla figura di Cora, una giovane schiava di una piantagione della Georgia nell’Ottocento, e alla sua ricerca della libertà. Nel libro i neri del sudest americano possono scampare a una vita di soprusi affidandosi a una misteriosa ferrovia sotterranea – con questo nome, negli anni precedenti la guerra di secessione si indicava il network di attivisti che aiutavano gli schiavi a scappare: qui la metafora è diventata realtà – la cui ultima fermata porta a nord. Cora desidera potersi affrancare dalla schiavitù, come tutti (sua nonna Ajarry “morì in mezzo al cotone. Ultima sopravvissuta del suo villaggio, si accasciò tra le file di piante […] Non che potesse morire in qualche altro posto. La libertà era riservata ad altre persone”), ma allo stesso tempo teme ciò che potrebbe trovare a destinazione. In tempi di rotte migratorie mondiali, Colson Whitehead ha scritto non soltanto un bruciante resoconto dello schiavismo americano, ma anche un’allegoria contemporanea.
Yuval Noah Harari – Homo Deus. Breve storia del futuro (Bompiani) trad. it. Marco Piani
Un lungo viaggio dentro la storia dell’umanesimo, ovvero il dominio dell’uomo e della sua prospettiva privilegiata sul mondo, e ciò che l’autore – Harari è un celebrato ricercatore israeliano che aveva già scritto un’opera, Sapiens, finita nei consigli di lettura dell’ex presidente Obama, e poi tradotta in 40 paesi – immagina cambierà per sempre la nostra specie nei prossimi anni. “Un’economia che si regge su una crescita infinita ha bisogno di progetti infiniti”, scrive Harari, per cui non ci resta che assistere in prima fila all’offensiva finale dell’essere umano contro l’invecchiamento, le malattie e la morte. È già cominciata, peraltro: sapevate che presto riusciremo a riscrivere efficacemente il nostro codice genetico?
Morten Strøksnes – Il libro del mare (Iperborea) trad. it. Francesco Felici
Morten Strøksnes, giornalista cinquantenne norvegese, parte per una spedizione marittima con Hugo, un amico strambo che fa l’artista e vive nei paraggi di un bellissimo fiordo del nord del paese. Non è una semplice gita in barca: i due partono alla ricerca dello squalo della Groenlandia, lo squalo più temibile, quello che si spinge a nuotare più a nord, quello di cui parlano le leggende nordiche. Ne viene fuori un resoconto appassionante che è per metà un racconto di viaggio, e per l’altra una rivisitazione in salsa melvilliana della scrittura naturalistica. Il libro del mare, non a caso, è diventato un bestseller in Norvegia e all’estero.
Chiara Barzini – Terremoto (Mondadori)
Un bildungsroman italiano ambientato nella Los Angeles degli anni ’90, molto diversa da quella che conosciamo e da quella che è stata raccontata finora. La California scoperta da Eugenia, l’alter ego dell’autrice, riesce a essere un luogo esotico tanto per i lettori italiani quanto per quelli americani. Things That Happened Before the Earthquake, pubblicato da un editore di New York, Doubleday, è entrato nei consigli di lettura del New York Times, che ha lodato la sua autrice, scrivendo che è “davvero una penna da tenere d’occhio”. Intervistata da Forbes, Chiara Barzini ha detto: “Penso che per tutta la «nuova generazione» di scrittori italiani che scelgono di vivere altrove o scrivere in altre lingue sia una questione di libertà. Io sento di potermi permettermi dei lussi sfrenati in inglese che in italiano non mi concederei mai”.
David Szalay – Tutto quello che è un uomo (Adelphi) trad. it. Anna Rusconi
La prima opera dello scrittore canadese a essere tradotta in italiano è stata inserita tra i 100 libri del 2016 scelti dal New York Times, ed è arrivato in finale al Man Booker Prize dello stesso anno. Nove personaggi di età diverse, immersi in un presente pressante, pieno di lotte e contraddizioni e desideri da inseguire; nove vicende che si intrecciano in un’unica grande storia ambientata in diversi angoli d’Europa. Tutti i personaggi delle storie di Szalay, dallo studente diciassettenne al settantatreenne consulente politico, sono uniti dal fil rouge di una tristezza che deriva dalle loro ambizioni irrisolte, delle loro preoccupazioni e, in fin dei conti, del loro sentirsi fuori posto. A risaltare in controluce a fine lettura è un ricamo di esperienze umane simili e accostabili, tenere, disperate e misteriose: tutto quello che è un uomo, appunto.
Chris Offutt – Nelle terre di nessuno (minimum fax) trad. it. Roberto Serrai
Un altro libro che prende le distanze dalle idiosincrasie dell’America costiera, quella delle metropoli liberal e dell’opposizione più marcata a Trump, per spostarsi nell’entroterra del Kentucky, raccontando storie crude di personaggi rozzi e violenti, immersi in “terre di nessuno” senza particolare appeal. Una delle grandi rivelazioni di questo 2017, Nelle terre di nessuno è una raccolta di racconti che non aspirano all’epica minore ma ne riscrivono i connotati e il raggio d’azione. Va letto come un brillante affresco dello spirito americano a partire dagli angoli più depressi e solitari del paese.
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