La transizione verde creerà fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030 e sarà il principale fattore di incremento occupazionale nei prossimi cinque anni. E così parte la caccia ai talenti delle aziende: il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere i professionisti necessari per raggiungere gli obiettivi esg. Questo quanto afferma il report Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation di ManpowerGroup.
L’intervista a Daniela Caputo di ManpowerGroup Italia
Ne abbiamo parlato con Daniela Caputo, sales, marketing & innovation director di ManpowerGroup Italia. “Il continuo progresso verso la transizione ecologica e il suo impatto sulle comunità, sulle aziende e sulla società è un tema centrale nel dibattito attuale, che influenza enormemente il mondo del lavoro. Con l’aumento della domanda di ruoli “green”, le aziende necessitano di persone con le competenze per attuare strategie net-zero in tutte le funzioni aziendali.
“Allo stesso tempo, le persone valutano seriamente l’impatto ambientale dell’azienda prima di accettare un’offerta di lavoro. Un recente studio di ManpowerGroup ha rilevato che il 62% dei lavoratori controlla la reputazione ambientale di un’azienda e il 60% considera decisive le azioni trasparenti sulle questioni ambientali nella scelta delle opportunità lavorative. Il passaggio verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico e ambientale sta influenzando notevolmente il mercato del lavoro su più livelli.
“La crescente domanda di azioni contro il cambiamento climatico da parte di consumatori, investitori e decisori pubblici sta accelerando la necessaria trasformazione ecologica delle aziende. Di conseguenza, stanno crescendo a livello globale le opportunità di lavoro legate all’economia sostenibile”.
Ma quali sono i “green jobs” più richiesti? E qual è (c’è?) la difficoltà nel reperire questi profili?
Questa transizione avviene in un periodo di crescente scarsità di talenti. I dati disponibili mostrano un notevole divario tra gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni e l’accesso ai talenti green necessari per raggiungerli: il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità. Le intenzioni di assunzione più elevate (81%) sono nel settore dell’energia e dei servizi pubblici, seguiti dai comparti IT (77%) e servizi finanziari (75%), mentre i talenti verdi più richiesti riguardano produzione (36%), operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%).
A questa elevata domanda di professionisti “green” corrisponde una scarsità di competenze verdi, tanto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere i professionisti necessari per raggiungere gli obiettivi ESG e tre quarti (75%) affermano di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze richieste. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di avanzare nella transizione ecologica, si evidenziano la difficoltà nel reperire candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l’identificazione di competenze trasferibili (36%).
A livello globale dunque ci sono problemi. Anche in Italia è così?
La carenza di competenze è significativa nei settori altamente tecnologici come le energie rinnovabili e l’industria dell’auto. Anche in Italia, questa situazione è evidente, con Manpower che ha oltre 2.000 posizioni aperte nei settori dell’efficienza energetica, energia elettrica, fotovoltaico e assemblaggio di veicoli elettrici nell’automotive. Tutte le organizzazioni che prendono un impegno verso l’ambiente necessitano di profili professionali specializzati. La richiesta di professioni “green” riguarda aziende di ogni tipo, dall’industria ai servizi, e sebbene i profili ricercati siano attualmente molto tecnici, si prevede una crescita delle figure addette alla sostenibilità in ogni funzione, dall’amministrazione al marketing alle vendite, fino ai ruoli manageriali, come il chief sustainability officer.
Ma in che modo, e in quale ambito, si può e si deve intervenire per risolvere questi problemi?
La situazione attuale mostra ampi margini di miglioramento da colmare al più presto per permettere alla transizione ecologica di raggiungere il suo pieno potenziale. Il divario di competenze verdi è diffuso a livello globale, con solo 1 lavoratore su 8 che possiede più di una green skill. Questo rappresenta una sfida per i datori di lavoro, ma anche un’opportunità per i lavoratori. Il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all’anno precedente.
In questo contesto, è fondamentale che gli sforzi verso tecnologie, soluzioni e processi ecologici siano accompagnati da investimenti adeguati in upskilling e reskilling, a beneficio del maggior numero possibile di persone. Solo così si potrà garantire una transizione efficace verso un futuro più sostenibile.
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