In Australia il diritto alla disconnessione è legge. La legge entrerà in vigore per i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti a partire da agosto 2025. I lavoratori quindi possono ignorare le comunicazioni dei datori di lavoro, se arrivano dopo la fine dell’orario lavorativo.
Aspetti principali
- Come riporta la Bbc, la nuova legge permette ai dipendenti di ignorare le comunicazioni fuori dall’orario lavorativo, senza il timore di essere puniti dai loro capi.
- La legge non vieta ai datori di lavoro di chiamare o inviare messaggi ai propri dipendenti dopo l’orario lavorativo, ma protegge i dipendenti che “rifiutano di monitorare, leggere o rispondere a contatti o tentativi di contatto al di fuori del loro orario lavorativo, a meno che il loro rifiuto non sia irragionevole”.
- La Fair Work Commission (Fwc) australiana può ordinare al datore di lavoro di smettere di contattare il dipendente fuori orario. Se ritiene che il rifiuto di un dipendente a rispondere sia irragionevole, può ordinargli di rispondere.
- Il mancato rispetto degli ordini della Fwc può comportare multe fino a 19mila dollari australiani (11.530 euro) per un dipendente o fino a 94mila dollari australiani (circa 57.050 euro) per un’azienda.
- I sindacati hanno accolto con favore la legge: “Consentirà ai lavoratori di rifiutare contatti di lavoro irragionevoli fuori orario e di avere un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e privata“, ha affermato il Consiglio australiano dei sindacati.
7 lavoratori su 10 stressati
Un sondaggio del 2022 del Centre for Future Work dell’Australia Institute, un think tank di politiche pubbliche, ha rilevato che 7 australiani su 10 continuavano a lavorare al di fuori dell’orario di lavoro programmato, con molti di loro che segnalavano di aver sperimentato stanchezza fisica, stress e ansia come risultato. L’anno successivo, l’istituto ha riportato che gli australiani hanno accumulato una media di 281 ore di straordinario non retribuito nel 2023. Valutando quel lavoro a tariffe salariali medie, ha stimato che il lavoratore medio perde l’equivalente di quasi 7.500 dollari statunitensi all’anno.
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