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I luoghi ideali per il forest bathing, la pratica giapponese per riscoprire la sintonia con la natura

In italiano sono chiamati “bagni di foresta”, perché l’impressione per chi li pratica è di immergersi nella natura, senza bisogno di maschera e boccale. Da alcuni anni il forest bathing – “occidentalizzazione” della pratica giapponese dello Shinrin Yoku, letteralmente “trarre giovamento dalla foresta” – è giunto anche da noi, radunando numerosi accoliti che si distinguono dai comuni turisti per una caratteristica: chi sceglie di “calarsi”, di solito, non è una persona che intraprende questa pratica per caso, ma qualcuno che cerca questa esperienza con consapevolezza, per placare tensioni muscolari e psicologiche provocate da preoccupazioni lavorative o personali.

L’effetto principale indotto dal forest bathing è la riscoperta della sintonia con l’ambiente circostante, che passa attraverso l’uso dei sensi: l’accarezzamento degli steli delle piante, l’ascolto dei versi degli animali, la visione dei paesaggi montani e, soprattutto, l’inspirazione di fitoncidi e monoterpeni, sostanze rilasciate dagli alberi che vivono ad alta quota e che agiscono positivamente sul sistema immunitario e ormonale.

Se praticato in modo regolare – non c’è un vero e proprio disciplinare, di solito sono raccomandate due “sedute” settimanali da due ore ciascuna, ripetute finché se ne sente il bisogno – lo Shinrin Yoku migliora la concentrazione, riduce lo stress, favorisce un sonno migliore e rallenta il battito cardiaco.

Insomma, il forest bathing è più di una moda passeggera e sta iniziando a entrare nel nostro dizionario, come lo yoga e altre discipline orientali. Ecco quattro luoghi in cui praticarlo. 

Nel comprensorio sciistico di Serre-Chevalier

Il punto di partenza per un’esperienza di forest bathing appena fuori dal confine italiano è il Club Med Serre-Chevalier, raggiungibile da Milano in due ore e mezza di macchina. Siamo nel villaggio di Le Bez, dove buona parte dei turisti presenti viene accolta all’interno del resort di proprietà del gruppo francese che oggi gestisce 21 strutture nel mondo, di cui 13 nelle Alpi.

È proprio dal Club Med Serre-Chevalier – costruito ai piedi del comprensorio, lungo il confine del Parco Nazionale degli Écrins – che gli ospiti “prendono il largo” per praticare sci, snowboard e parapendio. C’è anche chi ha priorità diverse e preferisce sperimentare immersioni nelle foreste alpine popolate di larici, che qui chiamano “mélèze”. Se d’autunno queste vallate si colorano per il foliage, in inverno tutto è coperto di neve e l’unico modo per respirare i fitoncidi e i monoterpeni è ciaspolare seguendo le apposite indicazioni di colore viola. I tour sono di gruppo o individuali e affidati a guide esperte come Robin Faure-Vincent, maestro accreditato della Scuola Francese di Sci (Esf).

Robin Faure-Vincent
Robin Faure-Vincent

Il Club Med Serre-Chevalier ha riaperto al pubblico lo scorso dicembre, dopo aver subito una ristrutturazione che ha coinvolto sia le zone comuni che le camere, impreziosite da elementi in legno che contribuiscono a ricreare un’atmosfera da chalet alpino. Tra le novità, l’introduzione di stanze comunicanti, pensate per garantire privacy e allo stesso tempo condivisione a nuclei familiari o gruppi di amici.

Punto forte del pacchetto all-inclusive di Club Med, oltre all’inclusione dello skipass, sono i due ristoranti gourmet del resort: Le Vauban e La Meije, dove si serve cibo di alta qualità e si preparano ricette tradizionali delle Hautes-Alpes come la pierrade (carne di manzo cotta su pietra) e la fonduta di aglio selvatico.

Tra i boschi a ridosso di St. Moritz

Siamo in Alta Engandina, in Svizzera, dove il pentastellato Carlton di St. Moritz offre ai suoi ospiti un ventaglio di esperienze invernali tra cui spicca proprio il forest bathing (di lusso). Si parte dall’hotel prima che sorga il sole, diretti nei boschi di abeti rossi, pini silvestri, pini cembri e larici che circondano St. Moritz: qui, a 1.800 metri sul livello del mare, i partecipanti assorbono l’energia rigenerante della foresta praticando esercizi di respirazione e yoga condotti da istruttori esperti. Il premio per la levata mattutina è la visione dell’alba sulle montagne engadinesi.

I clienti più “active” possono optare per un bagno nel senso vero e proprio del termine. Non in piscina riscaldata però, ma nel ghiaccio, nel laghetto grigionese di Lej Marsch. L’immersione, guidata e supervisionata, offre una potente scarica di adrenalina che vivacizza la circolazione del sangue con conseguente aumento delle endorfine e del benessere generale.

Nel biotopo Wieser Werfer in Valle Aurina

Nell’area vacanze Valle Aurina, in Alto Adige, il forest bathing si declina in una passeggiata di due ore tra pini, frassini e betulle all’interno del cosiddetto biotopo Wieser Werfer, un’area dove vivono organismi vegetali e animali di una stessa specie o di specie diverse, che insieme formano una comunità basata su relazioni ecologiche.

Siamo a nord di Casere – frazione di Predoi, Bolzano – in un’area naturale di 2,58 ettari caratterizzata da un terreno paludoso attraversato dal torrente Marchsteinbach. L’escursione dura un’ora e mezza ed è adatta a tutti: parte dal parcheggio di Casere e si srotola sul sentiero 15 che conduce alla malga Hochwieser, a 2025 metri di altitudine. Proseguendo sullo stesso tracciato si raggiunge il biotopo, dove il forest bathing diventa multisensoriale: la presenza di un ecosistema complesso con piante, alberi, torbiere e laghi d’alta quota genera quello che le guide locali chiamano “effetto biofilico”: un’”affiliazione” alla natura che riduce la produzione di ormoni legati allo stress, come il cortisolo, e stimola il sistema nervoso parasimpatico.

Nel Parco del Respiro di Fai della Paganella

A Fai della Paganella, in Trentino, c’è il primo “parco terapeutico per il benessere” d’Italia. In questi luoghi – una vera e propria terrazza panoramica tra le Dolomiti di Brenta – si passeggia nei boschi di faggi per migliorare le condizioni psico-emozionali, sensoriali, chimiche ed energetiche di chi visita il Parco, secondo un preciso studio condotto da Marco Nieri, bioricercatore ed esperto in eco-design, e Marco Mencagli, agronomo specializzato in mantenimento di parchi pubblici e privati.

Il Parco del Respiro dispone di quattro diversi itinerari: “il Sentiero dell’Otto”, una passeggiata tra boschi, a ridosso di campi di patate e mais, con soste nelle baite affacciate sulla valle dell’Adige; “il Sentiero dei Belvedere”, che permette di ammirare la Paganella e la confluenza fra i fiumi Adige e Noce; “il Sentiero dei Reti”, con scoperta del villaggio omonimo, uno tra i più importanti siti archeologici delle Alpi; infine, il “il Sentiero Acqua e Faggi”, escursione di mezza giornata di media difficoltà, collegata al sentiero dell’Otto verso valle e al sentiero dei Reti a monte.

Lo scorso novembre il Parco ha ospitato un’esperienza particolare: il “forest bathing in Ri-Cognizione”, una passeggiata che unisce le tecniche dell’Orienteering sportivo con i principi del Clean Space, pratica di crescita personale outdoor.

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