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Cultura

Chi è Jeff Koons? Il ritratto dell’artista più caro della storia dell’arte

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L’opera Facildiversión-etérea (guggenheim-bilbao.eus)

E’ suo il Rabbit che ha segnato il record di opera più cara per una artista vivente. Vi raccontiamo chi è Jeff Koons. Nasce a York in Pennsylvania nel 1965, figlio di un arredatore di interni di successo: sin da bambino è il suo contesto familiare lo rende sensibile alla cultura dell’eleganza e del lusso della classe media in cerca di autenticazione sociale attraverso la ricercatezza degli oggetti dell’arredamento. La sua è una famiglia di upper middle class, in cui il gusto e l’estetica, e il talento nella vendita, sono connaturate con la genetica.

Racconta di sé stesso da bambino il desiderio di piacere, di sedurre, di interpretare i bisogni degli altri, come elementi ineliminabili del suo carattere. Studia arte al Maryland Institute College of Art A Baltimore all’Art Institute of Chicago: qui diventa assistente del pittore Ed Paschke, di cui assimila l’estetica pop piena di colori acidi, prelevata a piene mani dalle riviste di fumetti e del porno, e il gusto provocatorio sull’orlo del limite. Dopodiché Jeff capisce che New York è il posto in cui essere artisti offre opportunità maggiori e si trasferisce in città, dove conosce David Byrne dei Talking Heads, che è suo vicino di casa. Nei primi anni Ottanta New York è una fucina di sperimentazione.

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Balloon Rabbit (jeffkoons.com)

All’inizio è influenzato dal ready-made duchampiano. La prima serie che realizza è ricavata da fiori gonfiabili sotto forma di palloncino, attorno ai quali lui giustappone riquadri specchianti: sin dall’inizio capisce che lo specchio, con le sue possibilità di apertura allo spettatore di uno spettacolo interattivo, ha delle potenzialità enormi di gradimento da parte del pubblico Inoltre anticipa i suoi più famosi gonfiabili realizzati in alluminio specchiante. Con la galleria Mary Boone realizza i primi aspirapolvere, messi sotto cassa di plexiglass: con queste opere lavora alla trasformazione di un oggetto di consumo della classe media americana in opera d’arte.

Siccome finanziare questi lavori era molto oneroso dato il costo di produzione relativamente elevato degli apparecchi, decide di lavorare in borsa come agente a Wall Street. Successivamente lavorerà nel MoMa, dove si occupa della ricerca dei donors per il museo. L’oggetto di interesse delle sue mostre successive diventeranno i ninnoli delle case piccolo borghesi, ingigantiti fino a diventare sculture enormi. La critica americana più militante attacca il carattere volutamente seduttivo delle opere, che sembrano essere fatte per piacere al pubblico.

Il passaggio obbligato è quello alla produzione delle immagini delle celebrities – chi non ricorda il Michael Jackson in ceramica ricoperta di finiture d’oro accompagnato da una scimmia? Fra queste, anticipando l’era dei selfie, inserisce sé stesso, sotto e spoglie di un attore di una sorta di film metaforico che è il ciclo Made In Heaven, nel quale coinvolge la neo moglie Cicciolina: in questo ciclo oltre alle sculture in cui i due sono visti coinvolti in amplessi sensuali, reinterpreta il soggetto dal punto di vista pittorico, creando opere ispirate ai manifesti delle pubblicità. Con questa partecipa alla Biennale di Venezia del 1990, ed è subito scandalo. La successiva separazione dalla pornostar, con la battaglia legale per l’affidamento del figlio, lo terrà sulle prime pagine dei giornali per lungo tempo.

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Balloon Dog (jeffkoons.com)

Koons cavalca lo scandalo, realizzando opere ispirate al tema dell’infanzia. Gli anni Novanta per lui rappresentano anni difficili, in cui si dedica alle prime opere monumentali che lo porteranno al vero successo  nel mercato dell’arte: si tratta di sculture gigantesche in alluminio specchiato, capaci di ricreare la leggerezza del palloncino con un materiale pesante come l’alluminio, tratte dalla serie Celebration, ispirata a ricorrenze importanti. Si tratta di opere che richiedono costi di produzione elevatissimi per l’accuratezza del lavoro manuale, messo in atto da laboratori molto sofisticati e costosi, dai quali Koons attende oggetti che sfiorano la perfezione.

Koons è il primo a capire che i collezionisti più importanti per avere percezione del valore esigono un prodotto sofisticato, semplice nei contenuti, ma raffinatissimo e lussuoso. La produzione di queste opere è ridotta a pochissimi esemplari l’anno, destinati alla cerchia esclusiva di eletti facoltosissimi e collezionisti. Dove i rischi legati agli anticipi dei costi di produzione sono molto elevati. Al tempo stesso, Koons, che pure spesso è attaccato dalla critica per il carattere esplicitamente seduttivo delle sue opere, entra nei musei ‘chiave’: per l’apertura del Guggenheim di Bilbao nel 1997, l’ultima per la museale di Frank O’ Gehry che cambia l’economia di un’intera città, realizza un gigantesco cagnolino di fiori, Puppy, che, collocato sull’apertura del museo in scala gigante, è uno dei simboli del museo.

Da Bilbao alla collezione Pinault, alla quella Vuitton a Parigi, fino all’apertura della nuova torre di Fondazione Prada a Milano, che dallo scorso anno espone un mazzo di fiori sotto forma di gigante scultura in alluminio. Le tappe sono quelle giuste. A quel punto le opere cominciano a segnare quotazioni anche sul mercato delle aste. Le sculture giganti sotto forma di palloncino segnano i suoi successi maggiori: nel 2007 l’Hanging Heart tratto dalla serie Celebration, viene presentato da Sotheby’s con una stima di 15-20 milioni di dollari, e segna il prezzo record di 23,6 milioni, acquisito da Larry Gagosian. Il secondo prezzo importante è raggiunto dal Balloon Dog, venduto in asta nel 2013 per 68 milioni di dollari, che segna il record per un artista vivente, battendo anche il pittore vivente di maggio successo, che in quell’anno è Gerhard Richter.

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Tulips (jeffkoons.com)

L’anno seguente parte la sua retrospettiva più importante che fa un tour mondiale che parte dal Whitney Museum of American Art nel
2014), e che passando per il Centre Pompidou di Parigi, arriva l’anno dopo al Guggenheim Bilbao. La costosità e la complessità di queste opere porteranno Jeff e il suo gallerista Larry Gagosian alla ribalta delle cronache nel 2018 quando alcuni collezionisti importanti, faranno causa alla galleria per aver versato degli anticipi milionari per alcune sculture che non erano state più consegnate: il primo è Steven Tanabaum, donor del MoMA, e il secondo è il produttore di The Matrix Joel Silver. Gagosian rigetterà le accuse dicendo che ‘un perfezionista come Koons non può essere messo sotto pressione’, e dicendo che le sue sculture a volte impiegano anni per essere realizzate. Gli scandali non lo fermano, anzi aumentano la richiesta attorno alle sue opere: quando ad inizio del 2019 dichiara di volersi ritirare dalle scene e di chiudere il suo studio fabbrica, il suo Rabbit, totalizza il record di 91 milioni dollari in asta da Christie’s, diventano l’opera più costosa della storia del mercato dell’arte.

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