articolo tratto dal numero di marzo di Forbes Italia
Da uno scenario allarmante può nascere una bella storia. Come quella di Claudia e Carolina Recchi, le due sorelle italiane emigrate negli Stati Uniti, che hanno fondato EdSights, un chatbot capace di verificare con gli studenti universitari a rischio abbandono, l’impegno, i compiti a casa, i voti e i problemi finanziari o personali che potrebbero mettere a rischio il loro percorso di studi. Sì, perché guardare i numeri relativi all’abbandono degli studi universitari potrebbe essere una sorpresa per molti. Nonostante le cose siano andate meglio ultimi anni, secondo College Atlas, il 70% degli studenti americani si iscrivono a un corso di studi di quattro anni, ma meno di due terzi porta a termine il percorso, mentre il 30% abbandona dopo il primo anno. Queste scelte portano spesso gli studenti a compromettere per sempre la propria carriera e di conseguenza il proprio stile di vita.
La volontà delle due startupper di occuparsi di questo problema nasconde una sensibilità per il tema dell’educazione, che pare abbiano ereditato da uno dei nonni, Tito Stagno, la voce che ha raccontato lo storico allunaggio del 1969 per la televisione italiana. Lo stesso nonno che, ammettono, ha trasferito loro un raro senso etico, indispensabile per dare vita a un progetto di questo tipo, capace di unire i mondi dell’istruzione e del sociale. A dire la verità, però, all’inizio dell’avventura le idee non erano chiarissime: EdSights è nata affinando una precedente esperienza nel settore education. Claudia, dopo un diploma alla St. Stephen’s International School di Roma, si è trasferita a Washington DC per studiare Informatica e Cinese alla Georgetown University, dove è sbocciata la sua vocazione imprenditoriale. “Alla fine del mio percorso universitario, la fondazione di Ted Leonsis, un benefattore dell’università, finanziò la mia prima startup. Dopo un anno la mia app era utilizzata dagli studenti di 200 istituti universitari, ma il modello di business non funzionava e mi sono resa conto che avevo bisogno di una mano”, racconta. Proprio in quel momento ha deciso di chiedere aiuto a sua sorella Carolina, anche lei un diploma al St. Stephen’s e poi una laurea in economia a Babson College di Boston, che lavorava come manager a Bloomberg interfacciandosi proprio con il mondo universitario. “Presto ci siamo rese conto che se volevamo trasformare questo prodotto in un azienda redditizia serviva un rebranding del prodotto”, spiega Carolina. Così decisero di concentrarsi sul problema dell’abbandono scolastico e cominciarono a ragionare sulla soluzione mettendo a punto il progetto Edsights. “Ero talmente sicura ed entusiasta di quello che stavamo facendo, che lasciai Bloomberg per partire con questa nuova avventura”.
Un mese dopo, Claudia e Carolina, oggi residenti a New York, sono entrate nel programma TechStars, un esclusivo acceleratore di startup americano con un tasso di ammissione del 1%, che ha permesso loro di mettere a punto il prodotto e il modello di business. EdSights guadagna vendendo il software alle università, che pagano una fee annuale: per loro si tratta di un investimento capace di far risparmiare centinaia di migliaia di dollari. Oggi, a distanza di due anni, gli istituti coinvolti sono 20 e i clienti, che in questo caso sono gli studenti, crescono del 20% ogni mese. EdSights ha attirato le attenzioni degli investitori, raccogliendo 1 milione di dollari nel primo round di investimento. E per i prossimi mesi, la startup si sta preparando a riceverne un secondo. “Per noi è importante selezionare i finanziatori perché ciascuno di loro, oltre ai soldi, deve mettere a disposizione qualcosa, per esempio il network. Deve credere in noi”, sottolineano. Il chatbot si è in questo modo trasformato subito in uno strumento efficace per contribuire a fornire una risposta al problema dell’abbandono scolastico degli studenti universitari. Tanto per fornire qualche numero, la Bethel University dell’Indiana ha ridotto l’abbandono degli studi del 4%, mentre alla Missouri Western State University il tasso di abbandono è stato ridotto del 12%.
I risultati ottenuti ad oggi non sono che un trampolino di lancio per il futuro: “Abbiamo appena implementato l’intelligenza artificiale di Google per rendere il nostro chatbot ancora più intelligente e capace di rapportarsi con studenti in più di 100 lingue. Il sogno, però, è di dare opportunità anche a quei ragazzi che, come risulta dalle nostre rilevazioni, lasciano l’università perché non possono permettersi neanche il pranzo”. Vedere due donne di successo come loro sviluppare un progetto di tale portata negli Stati Uniti, non può che essere un rimpianto per il nostro paese, spesso costretto a vedere i migliori talenti in fuga verso l’estero. Nulla è perduto, comunque, perché le due imprenditrici non nascondo l’amore per l’Italia. “È straordinaria, meravigliosa, e gli italiani hanno una creatività e una cultura che non ha pari. Probabilmente ci torneremo, ma ora non avrebbe molto senso perché siamo ancora molto concentrate sul mercato americano: il giorno che decideremo di espanderci in Italia ci servirà aiuto da qualcuno che conosca bene il sistema universitario lì”, confessano.
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