di Alejandro Agag, founder e presidente Formula E
Questo sabato 4 aprile, le strade di Roma avrebbero dovuto essere piene di gente.
Migliaia di tifosi avrebbero dovuto riempire le tribune della Città Eterna per godersi la terza edizione della tappa romana del Campionato di Formula E, e tifare per piloti del calibro di Felipe Massa mentre questi ultimi spingevano un po’ più in là i confini della tecnologia della mobilità elettrica.
Purtroppo, questo sabato, quelle strade saranno vuote.
L’emergenza sanitaria globale causata dal contagio da Covid-19 ha determinato un periodo molto particolare per le vite di tutti noi. In alcuni Paesi a cui sono molto legato come la Spagna, l’Italia e il Regno Unito la pandemia ha assunto dimensioni drammatiche, con conseguenze che governi, imprese e singoli cittadini stanno affrontando con coraggio. A loro, e soprattutto agli operatori sanitari impegnati sul fronte, deve andare tutto il nostro sostegno.
Nell’ambito delle misure di tutela della salute pubblica, lo sport, così come ogni forma di intrattenimento in luoghi pubblici, è stata la prima attività a doversi fermare completamente. Il rinvio di un anno delle Olimpiadi di Tokyo, un fatto che non accadeva dal 369 dopo Cristo, è solo l’ultimo e il più eclatante dei provvedimenti che la comunità globale dello sport ha dovuto mettere in campo.
Una soluzione di lockdown totale, come quella che stiamo osservando quasi ovunque nel mondo, è sicuramente un provvedimento di ultima istanza mirato ad affrontare un pericolo a brevissimo termine come una pandemia. Tuttavia, abbiamo il dovere di gettare lo sguardo anche oltre questa crisi e cercare di comprendere come e quando situazioni di questo tipo potrebbero riproporsi nel medio e nel lungo termine.
Come ho scritto di recente in un post su Instagram, il Covid-19 è una sorta di prova generale per la nostra lotta contro il cambiamento climatico. Ebbene, il momento di quella lotta è arrivato. Ma in che modo il clima ha a che fare anche con questa crisi? Gli elementi concatenati a cui guardare sono due.
In primo luogo, il più grande rischio del nostro tempo per la salute umana è infatti rappresentato dall’inquinamento atmosferico, che rende noi esseri umani anche meno resistenti ai sintomi di infezioni respiratorie come quella causata dal Covid-19. In molte parti del mondo, proprio come in queste settimane, l’inquinamento atmosferico già incide sulla vita quotidiana delle persone, impedendo loro di uscire di casa.
In secondo luogo, gli scienziati avvertono che un aumento incontrollato delle emissioni di gas serra porterà a episodi meteorologici sempre più estremi. Se non agiremo efficacemente a riguardo, difficilmente saremo in grado di prevedere e prevenire nel tempo quelle calamità naturali che renderebbero necessari altri lockdown, e con questi una continua interruzione della vita pubblica che siamo abituati a vivere ormai in tutto il globo, incluso lo sport.
Così come siamo stati rapidi e resilienti durante l’emergenza da Covid-19, non è troppo tardi per fare la differenza per quanto riguarda il cambiamento climatico. L’incredibile riduzione dell’inquinamento nei cieli in Cina così come in tutte le città europee, causata dalla sospensione dei trasporti e dalla chiusura temporanea delle fabbriche, dimostra che siamo ancora in tempo per cambiare il corso del nostro destino.
Proprio come ingegneri e scienziati di talento stanno al momento trovando soluzioni innovative per aiutare a combattere il Covid-19, la tecnologia svolgerà un ruolo fondamentale anche nel dare forma a un futuro più pulito e più veloce. Gli sviluppi tecnologici saranno infatti essenziali per rendere la lotta ai cambiamenti climatici compatibile ad una crescita economica sostenibile ed equilibrata. Governi e imprese stanno già rispondendo a queste problematiche introducendo misure specifiche e cercando soluzioni tecnologiche volte a ridurre l’impatto ambientale, grazie soprattutto a un’opinione pubblica attenta che si sta impegnando sempre più attivamente nella sensibilizzazione sul tema.
La riduzione delle emissioni globali attraverso la mobilità elettrica rappresenta un esempio di ciò che la ricerca tecnologica può fare per l’ambiente, ed è proprio su queste basi che è stato concepito nel 2011 il Campionato ABB FIA Formula E: per dimostrare come l’energia elettrica rappresenti un’alterativa sostenibile ai motori a combustione. In questi anni, assieme ai nostri partner, abbiamo portato avanti un lavoro di ricerca costante che ha prodotto avanzamenti tecnologici importanti, come ad esempio le batterie espanse da 52 kW/h per le nostre monoposto, introdotte a partire dalla scorsa stagione.
Non è tutto: la sostenibilità è una nostra prerogativa anche nel modo in cui organizziamo le corse: non è un caso che abbiamo appena rinnovato la certificazione ISO 20121, lo standard internazionale per la sostenibilità degli eventi. Il nostro messaggio guarda alle generazioni più giovani, con i nostri piloti che agiscono come veri e propri ambassador. Il nostro ex campione Lucas Di Grassi non è solo un pilota del team Audi Sport ABT Schaeffler, ma anche un Ambasciatore delle Nazioni Unitie per l’Ambiente e la qualità dell’aria.
È con la stessa visione sulle questioni ambientali che sono orgoglioso di aver lanciato anche la serie di corse Extreme E, la controparte off-road di Formula E, che vedrà correre SUV elettrici al 100% in luoghi remoti del pianeta che sono anche i più a rischio da un punto di vista climatico. L’obiettivo sarà quello di proporre la mobilità sostenibile come una delle possibili soluzioni, nonché quello di utilizzare le nostre risorse per implementare iniziative di legacy positive per le esigenze di ogni specifica comunità e territorio da cui verremo ospitati. Extreme E partirà dal 2021 e si proporrà come una nuova concezione di rally off-road, con tappe che si disputeranno dai ghiacciai della Groenlandia alle foreste dell’Amazzonia.
Le sfide che stiamo vivendo in queste settimane potrebbero replicarsi ancora nei prossimi anni a causa dei cambiamenti climatici. Non solo nei luoghi remoti in cui correrà l’Extreme E, ma anche nelle città in cui viviamo e lavoriamo ogni giorno. Mentre è ancora vivido e attuale nelle nostre menti il ricordo del Covid-19, dovremo fare ogni possibile sforzo per garantire che tutto questo non accada di nuovo. Il lavoro comincia adesso.
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