Che cosa hanno in comune una app per fare la spesa saltando la fila con l’influencer Chiara Ferragni? Durante il lockdown una delle app più scaricate sugli smartphone è stata uFirst, che grazie a un sistema di messaggistica permette di mettersi in coda e di arrivare al punto vendita esattamente solo quando è il proprio turno.
Una app divenuta nota grazie a un accordo siglato da Esselunga, che l’ha scelta per regolare gli ingressi nei suoi magazzini (con l’applicazione si poteva prendere virtualmente dall’app il numero per l’accesso e monitorare l’avanzamento della fila da remoto, ricevendo notifiche in prossimità del proprio turno), ma l’app già da tempo trova applicazione in diverse realtà, nella grande distribuzione e nel retail, ma anche negli ospedali, nelle banche, fino agli uffici comunali. È infatti nata nel 2015 come piattaforma, disponibile via app e via web, che permettesse di cambiare il modo con cui le persone accedono ai servizi più congestionati in città, con l’obiettivo di generare un risparmio di tempo.
E qui ecco il punto di contatto tra le due realtà citate in precedenza, perché l’ideatore del brevetto di questa app è un imprenditore trentenne che per primo, 8 anni fa, ha investito su Chiara Ferragni e per la precisione sulla sua linea di abbigliamento e scarpe: Paolo Barletta.
Imprenditore seriale, Barletta era partito con l’idea di creare un’applicazione per il mondo del leisure, rendendosi conto in fretta che la sfida da vincere era invece quella rappresentata dal settore pubblico e delle istituzioni. Si arriva così nel 2018 al merger con Qurami, la app saltafila creata da Roberto Macina e utilizzata in Italia da oltre 400 strutture tra cui Comuni, università ed enti pubblici e privati, che prevede un sistema di prenotazione online del proprio turno.
E oggi “stiamo vivendo una progressione enorme perché oltre che utile l’app è diventata necessaria”, racconta a Forbes Barletta. “Perché può essere attivata alle mense aziendali, alle aziende di trasporto pubblico locale, ai negozi di vicinato, alle catene di ristorazione. Tutte realtà con cui stiamo già lavorando”.
E tutte situazioni accomunate dalla necessità di gestire una quantità di flussi che devono essere prioritizzati.
“Ci sarà un piano di rilasci programmati. Tra le aziende con cui già lavoriamo possiamo citare Ikea, Leroy Merlin, Eataly, Prenatal, Iren, Tim e Scalo Milano. Inoltre a breve saranno attivi molti altri centri commerciali in tutta Italia e diversi brand della gdo hanno seguito Esselunga, tra cui Eurospin, Auchan, Lidl e MD”.
Ma come si passa dall’essere il primo investitore in Chiara Ferragni, “con il 40% della parte industriale, quella che si occupa delle collezioni che portano il suo nome”, già nel 2013 quando l’influencer era ancora sconosciuta al grande pubblico, a uFirst e ad altro? Il comune denominatore è l’investment company Alchimia Spa, nata per dedicarsi agli investimenti in venture capital, in parallelo alle altre attività dell’imprenditore, che è anche a.d. di Gruppo Barletta Spa, dove si concentrano le attività nell’hospitality come i progetti Soho House, Rosewood e altri nel segmento luxury hospitality.
Alchimia nasce ufficialmente nel 2018 e vengono inseriti al suo interno alcuni investimenti fatti in precedenza dallo stesso Barletta a titolo personale (uFirst /Chiara Ferragni/ Virgin Hyperloop One, CUE) e da lì poi viene strutturato un team dedicato che continua l’espansione, con investimenti divisi tra Europa, Israele e Stati Uniti.
Alchimia “non è un fondo ma una investment company, dove la domanda che ci poniamo è <<cosa possiamo fare per accelerare il percorso di crescita di un’azienda?>> Ecco perché di solito abbiamo un posto nel cda delle aziende in cui investiamo”.
L’anno scorso ha deciso di entrare nella compagine di Alchimia, con una quota del 12%, anche Nicola Bulgari (che ha la possibilità di salire al 19% entro quest’anno). Barletta detiene l’88% della società, che al momento ha una valutazione di circa 94 milioni di euro e un totale di 20 partecipate.
“Tra queste abbiamo società come Texel, che si occupa di screening ed è basato in Israele; abbiamo un investimento in Cue, che ha creato un apparecchio per la diagnosi rapida di Covid in 25 minuti, e in cui è entrato anche il governo Usa; e una quota in Leone Film Group. Di uFirst abbiamo una quota rilevante, pari al 57%”.
Ma perché uFirst è diventato così importante? “Si è provato a lanciare molti altri sistemi, che hanno però enormi limiti tecnologici e che hanno bisogno di molti mesi di messa appunto e miglioramento. Noi abbiamo un’esperienza maturata, siamo adattabili e possiamo integrare una serie di player. Inoltre abbiamo già una base di utenti superiore ai due milioni”. Una posizione di leadership testimoniata anche dai numeri: in alcune settimane uFirst è arrivata a essere la terza tra le app più scaricate nell’Apple store Italiano subito dopo Zoom e Tik Tok e prima di Google Meet. Tra le utilities è stata in prima posizione per 3 giorni prima di Tim, Wind e Poste.
Un business che piace, tanto che in uFirst hanno già investito la famiglia Moratti e Eduardo Teodorani-Fabbri, figlio di Maria Sole Agnelli. Intanto la app è arrivata anche all’estero. In Ecuador, con oltre 60 punti. Ed è in arrivo anche sul mercato inglese: proprio settimana scorsa, il managing director di uFirst ha partecipato a diversi programmi in onda sulla BBC.
E per il futuro? Barletta è convinto che più uFirst si diffonderà e “più aiuterà le nostre vite a cambiare in meglio”. Con una grande ambizione che pare proiettarsi già nel futuro: “Sogno un futuro prossimo in cui apro l’app, ci inserisco le varie cose che devo fare e sarà l’app a dirmi dove andare prima, mi metterà in fila e mi dirà anche che strada fare per trovare meno traffico. Una app quindi che dia la forza a tutti di gestire al meglio il proprio tempo e che possa anche migliorare l’ambiente contribuendo a diminuire le nostre emissioni giornaliere, componente su cui stiamo già lavorando”.
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