Internet si avvia a crescere nello spazio, grazie alle ultime imprese di Elon Musk. Non pago dei successi di Tesla e della marcia di SpaceX verso Marte, il miliardario di origini sudafricane ha messo a segno in questi giorni un nuovo balzo in avanti verso la costruzione di una costellazione di circa 12mila mini-satelliti, collocati in un’orbita terrestre bassa, capaci di garantire l’accesso a Internet a banda larga a qualsiasi latitudine. La scorsa settimana un Falcon 9 di SpaceX, arrivato al suo ottavo volo, ha infatti lanciato nello spazio, dalla rampa del Kennedy Space Center in Florida, un numero record di 143 satelliti. Tra questi, anche dieci della società di telecomunicazioni Starlink, creata dallo stesso fondatore di Tesla.
La realizzazione di una costellazione di 12mila satelliti è un’impresa di dimensioni bibliche, se si pensa che dal 1957 a oggi ne sono stati lanciati in orbita 10.500 in tutto. Ma non sono numeri che possono spaventare chi contende a Jeff Bezos il titolo di uomo più ricco del mondo. Musk, che nel 2014 ha messo in orbita 850 satelliti, intende chiedere l’autorizzazione per altri 30mila. Senza trascurare l’Europa, Italia compresa. Da una visura camerale risulta infatti che Starlink, che ha la sede principale europea in Olanda, ha già sbrigato le pratiche per fornire “servizi e/o reti di comunicazione elettronica via satellite, compresa internet”. Ma l’Italia non è certo in cima all’agenda: a dicembre Starlink ha ottenuto dalla Fcc, l’agenzia federale statunitense per le comunicazioni, sovvenzioni per 900 milioni di dollari per portare Internet nell’America rurale.
Elon Musk e il Pentagono
Non solo. Starlink sta offrendo – pare con discreto successo – i primi abbonamenti corporate al servizio, al prezzo di 99 dollari al mese. Il primo cliente è stato nientemeno che Microsoft, che ha firmato un accordo per sviluppare su banda ultrarapida i suoi servizi in cloud.
Ancora una volta, dietro l’apparente lucida follia del genio del creatore di Tesla, che potrebbe superare in settimana il tetto dei 200 miliardi di dollari di patrimonio con la pubblicazione dei conti della regina delle auto elettriche, c’è la stoffa dell’uomo d’affari che riesce a vedere il business con largo anticipo sul resto del mondo. E tra i contratti di SpaceX, l’ammiraglia della flotta spaziale di Musk, figurano diversi accordi con il Pentagono, tra cui uno da 150 milioni di dollari per lo sviluppo di satelliti in grado di scovare missili ipersonici nello spazio.
Non c’è da stupirsi, a questo punto, nel constatare che Musk, l’uomo che nel 2020 ha riportato gli Stati Uniti nello spazio, sia ormai una colonna dell’apparato di difesa americano. Al punto che a Wall Street si è parlato di una possibile richiesta di fondi per 92 miliardi di dollari. Una cifra enorme ma credibile, se si pensa che, nell’agosto scorso, prima di alcuni dei suoi maggiori successi, Musk aveva ottenuto un prestito di 1,9 miliardi di dollari sulla base di una valutazione di 46 miliardi. Peraltro, non è difficile pensare che il genio sudafricano sia in qualche modo coinvolto nel varo dell’Etf sullo spazio lanciata da Ark, il colosso gestito da Catie Woods, fedele compagna nelle avventure (e disavventure) di Tesla.
La conquista di Marte
La finanza, del resto, ha un ruolo gregario nella vita e nei successi di Elon Musk, deciso a impegnare tutte le sue sostanze – dichiara – a sostegno della madre di tutte le avventure: la conquista e la colonizzazione di Marte. Un passaggio fondamentale per garantire un futuro alla razza umana, secondo il magnate. Che pure non disdegna qualche impresa minore, tipo l’invenzione di un lanciafiamme da giardino o di un sistema di produzione della tequila. Eppure, come ha confessato, ha “poco tempo per gli svaghi” che, del resto, non sono certo in cima ai suoi pensieri.
Poco meno di due anni fa Musk si è disfatto di tutti i suoi beni immobiliari, a partire dai suoi possedimenti in California, spiegando non voler più “possedere case”. Secondo i suoi biografi, non dispone neanche di un ricco conto in banca, anche perché da anni non riscuote lo stipendio (56.380 dollari) in Tesla, preferendo accumulare stock options. Una scelta saggia sul piano fiscale, così come la decisione di spostare la residenza Texas, assai meno esoso con i ricchi rispetto alla California. Anche se il genio sudafricano, già arrivato a tre mogli e quattro figli, alla soglia dei 50 anni ha le idee precise: “Intendo donare in opere di bene”, assicura, “almeno la metà del mio patrimonio”. E probabilmente lo farà. Ma c’è tempo. E chissà che non si innamori di un paesaggio marziano.
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