Innovation

“Non bisogna avere paura dell’AI”: il Rinascimento Naturale secondo Fabio Moioli di Microsoft

Fabio Moioli, direttore della divisione consulting services di Microsoft Italia.

Articolo tratto dal numero di gennaio 2021 di Forbes Italia. Abbonati!
Di Enzo Argante


L’intelligenza artificiale
può prevalere su quella umana? Sono maggiori le opportunità o di più i lati oscuri della forza? Esiste una questione etica emergente? Domande che viviamo nel quotidiano ma che potrebbero essere fuori luogo e fuori tempo: per molti studiosi non esiste intelligenza che sia artificiale. Esistono sistemi tecnologici sofisticati che integrano o sostituiscono – in nome e per conto di – pensieri e opere umane. Chiedere per credere a Fabio Moioli, direttore della divisione consulting services di Microsoft Italia, recentemente entrato a fare parte del Forbes Technology Council. Il pulpito giusto per la migliore predica: “Non bisogna avere paura dell’intelligenza artificiale ma della stupidità naturale”.

In che senso?
Credo che una delle cose più importanti da tenere sempre presenti quando si ha a che fare con l’intelligenza artificiale è che non chiedersi se è una tecnologia giusta o sbagliata; è solo molto potente. Impara dai dati, anche gli errori. Faccio un esempio: dall’analisi dei dati della maggior parte delle aziende occidentali si può notare che nella scala dei valori manageriali emergono soprattutto uomini, anche in gran parte bianchi. L’algoritmo riferito, di conseguenza, impara immediatamente che è giusto assumere e promuovere uomini bianchi, perché vede nei dati dell’azienda che sono quelli che hanno più successo. Tocca a noi umani essere giusti, entrare nell’algoritmo e dire che il gender, o il colore della pelle, sono criteri che non devono essere considerati quando decidiamo chi promuovere e chi assumere. È per questo che parlo di stupidità naturale, per chi magari potrebbe non utilizzare questa tecnologia per il bene della società, di tutti noi, e del pianeta.

In che modo l’intelligenza artificiale può essere d’aiuto alla comunità?
Supportando istituzioni mediche a rispondere a 160 milioni di messaggi in un solo mese; in Italia – grazie alla collaborazione con Inail – per interfacciarsi, fare domande, qualificare sintomi e segnali di qualsiasi genere. In ospedale per elaborare protocolli e cure migliori, per capire chi rischia un decorso clinico più grave. Può essere protagonista nella ricerca e sviluppo per capire come e se usare il plasma di chi è guarito per la cura di questa malattia oppure collaborando alla ricerca, alla produzione e ora alla distribuzione dei vaccini.

Non solo sanità. Come e quanto questa tecnologia interferisce positivamente ottimizzando, incanalando e verificando il flusso di informazioni nei processi legati alla formazione e all’accesso al lavoro?
Quando intervistiamo persone che lavorano in una azienda AI oriented, la maggior parte risponde che è diventato più divertente, interessante e creativo; che possono dedicare più tempo all’innovazione e all’apprendimento. La parte noiosa del lavoro, il data entry per esempio, è stata affidata all’intelligenza artificiale, così come molte altre incombenze ‘meccaniche’. C’è ancora il tema della didattica aumentata nella scuola e nelle università che propone progetti evoluti e avanzati. Con il Mip, per esempio, abbiamo realizzato una piattaforma che usa l’AI per aiutare gli studenti a capire quali corsi scegliere, quali libri valutare di leggere o quali esperti seguire o come orientare le proprie scelte. Un vero e proprio digital mentor. Per non parlare delle piattaforme che creano un employability index, aiutando le persone a creare il percorso di formazione per poter raggiungere una determinata posizione lavorativa, sia che si tratti del primo lavoro sia di nuove opportunità professionali. Il mondo della formazione vive una sintesi magnifica nella sinergia tra intelligenza artificiale e quella umana che non sono antagoniste.

L’intelligenza artificiale sta entrando anche nel mondo della finanza: quali sono i suoi utilizzi?
Uno dei progetti più avanzati in questo senso –  a livello non solo italiano ma mondiale – è quello che stiamo realizzando con Mediolanum: Flowe è  una piattaforma che permette alle persone di vivere meglio da un punto di vista finanziario, ma allo stesso tempo di vivere meglio da un punto di vista personale suggerendo quali investimenti fare e cosa fare per il proprio benessere fisico; cosa fare per il proprio benessere emotivo; come impattare in modo diverso e positivo in termini di sostenibilità ambientale. Il concetto di attività finanziaria diventa olistico: non più solo gestire i miei soldi, ma aiutarmi a gestire la mia vita, i dati, il mio patrimonio, la mia sensibilità. Senza la potenza dell’intelligenza artificiale tutto questo non sarebbe mai stato possibile.

E poi c’è l’AI delle emozioni e delle visioni. Quella della realtà aumentata…
Devo dire che mixed reality, insieme all’intelligenza artificiale, al cloud e al quantum computing, è fra gli aspetti più affascinanti della storia recente dell’umanità. C’è un potenziale straordinario per migliorare la vita di tutti noi. Gli Hololens fanno interagire il fisico con il virtuale. E ci sono già esempi di utilizzo: lo stilista Salvatore Ferragamo per la collezione di calzature maschili con tanto di commesso-ologramma che trasforma completamente l’esperienza di acquisto; o Natuzzi che permette di pre-vedere l’arredo della propria casa; e infine Wurth che abilita la rete di artigiani a fornire assistenza e manutenzione a distanza.

Insomma, quali sono quindi le prospettive per il futuro?
Automatizzando le attività più analitiche o quantitative, permette di concentrarci su quelle creative, intellettuali … esclusività umana. Credo che le persone di valore nell’università, nel mondo della formazione, del sociale e delle imprese, possano emergere grazie a questa nuova forma di conoscenza e intelligenza aumentata. Per questo credo nel potenziale italiano: le persone che hanno un grande background anche umanistico diventeranno i protagonisti di quello che mi piace chiamare Rinascimento Naturale, che rimette al centro l’essere umano nell’utilizzare al meglio le tecnologie del futuro. Ho la fortuna di conoscere tante persone in Italia che hanno queste caratteristiche.

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