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Correva l’anno 1914 quando Don Eugenio Marinella decise di aprire bottega in Piazza Vittoria, sull’elegante Riviera di Chiaia di Napoli. Lungimirante nell’offrire ai turisti e ai napoletani qualcosa di assolutamente originale come raffinati prodotti inglesi, avviò contemporaneamente una produzione artigianale di camicie su misura e cravatte che fecero presto tendenza nella Napoli più snob e fra i turisti stranieri in vacanza nel Bel Paese. Oggi, dopo più di cento anni, quel “piccolo angolo di Londra a Napoli”, è diventato un marchio internazionale, capace di affermare in Italia e nel mondo la passione per l’eleganza Made in Napoli. La qualità artigianale continua ancora oggi grazie a Maurizio Marinella, terza generazione della famiglia, che ha raccolto l’eredità familiare con uno spirito imprenditoriale in sintonia con le moderne leggi di mercato riuscendo ad affermare il marchio anche all’estero, dagli Stati Uniti al Giappone. Oggi affianca il padre Alessandro Marinella, quarta generazione della famiglia, che si occupa di dare alla maison un respiro più giovane e digital, nel rispetto dei valori e della tradizione familiare.

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Sede: via Riviera di Chiaia 287,
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Personaggi ed interpreti

Alessandro Marinella è nato a Napoli nel 1995. Ha conseguito la Laurea in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, nel 2020 il master in business Innovation alla Federico II di Napoli e nel 2021 il Master all’IPE/IESE Business School in Gestione dell’impresa. A gennaio del 2017 è entrato in azienda, lavorandi per 6 mesi al negozio di store di Londra. Oggi dall’Italia si occupa di migliorare tutti gli aspetti organizzativi e operativi dell’azienda, con particolare attenzione ai progetti esteri, ecosostenibili e digital.

Il punto forte

Il pregio delle sete inglesi - stampate in Inghilterra esclusivamente per E. Marinella - è legato anzitutto al territorio e al clima presente in quei luoghi. Per oltre 400 anni in Inghilterra è esistito un famoso setificio che traeva beneficio dalla speciale qualità dell’acqua, usata per lavare la seta, che donava una lucentezza non riproducibile con l’utilizzo di metodi moderni. L’archivio dei vari modelli del setificio dove sono prodotte le sete parte dal 1722 e il macchinario usato in età vittoriana è ancora in uso. Il processo non può essere completamente meccanizzato, ciò significa che le capacità e l’esperienza della mano dell’uomo, sviluppate durante i secoli, risultano elementi di vitale importanza.

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