Se non proprio il passaggio di testimone, quanto meno il commissariamento de facto dell’attuale proprietà del Milan potrebbe essere a un passo. Con ricadute importanti sul futuro della squadra, a cominciare dalla prossima campagna acquisti. Infatti venerdì il club rossonero si presenterà a Nyon davanti all’Uefa, chiamata a decidere sul mancato rispetto del fair play finanziario da parte del club rossonero. Sarà un passaggio decisivo per capire se Yonghong Li – imprenditore cinese semisconosciuto, che esattamente un anno fa ha acquistato la società dalla Fininvest – è in grado di restare in sella o dovrà farsi da parte. E si capirà a quel punto chi e con quali intenzioni potrà eventualmente portare avanti il progetto.
Ultimo appello
Un piccolo passo indietro può aiutare a inquadrare meglio la questione. Nel 2009 l’Uefa (l’organizzazione che governa il calcio in Europa) ha adottato il Fair Play Finanziario (Ffp), un insieme di regole che punta a garantire la sostenibilità finanziaria dei club. A differenza di quel che si sente ripetere spesso, l’intento non è di ridurre le disparità tra grandi e piccole società – e di fatti in questi anni sono cresciute – ma solo a evitare che ad esempio un club faccia una campagna acquisti scoppiettante, salvo poi non onorare i pagamenti concordati o gli stipendi ai calciatori.
Da tempo l’Uefa seguiva con preoccupazione i conti del club rossonero, che lo scorso dicembre ha presentato una serie di documenti per attestare la propria solidità finanziaria (si è tentata la carta del cosiddetto voluntary agreement). Rassicurazioni che non hanno convinto l’organismo europeo, che ha rimandato ogni decisione al 20 aprile, quando scatterà il settlement agreement, piano imposto dalla stessa Uefa per rientrare nei paletti del Ffp. Secondo fonti vicine alla vicenda è escluso che si arrivi all’esclusione del club dalle competizioni europee (il che rischierebbe di aggravare ulteriormente la sua situazione finanziaria), ma potrebbero verosimilmente scattare delle sanzioni, che dovrebbero concretizzarsi in vincoli stringenti sulla prossima finestra di calciomercato – che porterebbero inevitabilmente alla cessione di uno o due calciatori – e restrizioni alla rosa per la prossima stagione.
L’ora della verità
Per evitare questo scenario, esiste una sola possibilità: che Yonghong Li presenti all’Uefa quelle garanzie sulla sostenibilità finanziaria che finora sono apparse poco credibili. In particolare, il broker cinese ha acquistato il Milan dalla Fininvest per 740 milioni di euro (compresi i debiti) con il contributo fondamentale del fondo Elliott. La società del finanziere Paul Singer, evidentemente consapevole della rischiosità dell’operazione, ha concesso 303 milioni di prestito, ma a tassi salatissimi: il 7,7% annuo per i 123 milioni girati al club e l’11,5% per i 180 finiti direttamente alla società lussemburghese Rossoneri Champion Investment Lux Sàrl di Mr.Li. Il rimborso dell’intera somma più gli interessi (circa 45 milioni aggiuntivi) dovrà avvenire entro il prossimo ottobre. Altrimenti Elliott si prenderebbe tutto il Milan, come garanzia ha in pegno le quote azionarie del club e della società lussemburghese.
Mr. Li passa la mano?
Intanto entro giugno Li deve versare ancora 28 milioni di euro per l’aumento di capitale necessario a garantire l’ordinaria amministrazione (dal pagamento degli stipendi al mantenimento delle strutture). Altri 10 milioni sono stati versati il 10 aprile, dopo una serie di rinvii. Dunque l’affanno del presunto paperone cinese è evidente. Si rincorrono i rumors che vorrebbero Elliott pronto a garantire davanti all’Uefa sulla serietà del progetto Milan. Considerato che il fondo gestisce asset per oltre 30 miliardi di euro, e che il suo fondatore Paul Singer ha un patrimonio personale stimato da Forbes in 2,7 miliardi di dollari, una mossa del genere tranquillizzerebbe l’organismo che sovrintende lo sport in Europa. Ma, di fatto, segnerebbe una sorta di commissariamento della società. Perché suonerebbe come una presa d’atto da parte del creditore che il suo debitore non è in grado di tirarsi fuori dalla situazione nella quale si è cacciato. E quindi lo porterebbe a stringere la presa anche sulla gestione societaria. Del resto lo stesso Li da mesi cerca di rinegoziare il debito, allungandone i tempi di rimborso, ma finora non ha trovato alcuna istituzione finanziaria disposta a subentrare a Elliott.
Cosa ne sarà del Milan
Insomma, una situazione non piacevole per i tifosi rossoneri, che però possono stare tranquilli su un fronte: il Milan non rischia il fallimento. Al massimo questo destino potrebbe toccare all’attuale proprietà, con Elliott che vi subentrerebbe. Considerato che parliamo di un finanziere, è verosimile che il suo obiettivo sia quello di rivendere subito il club, in modo da rientrare almeno dei 348 milioni attesi (tra prestito e interessi) da Li.
Ci riuscirà? La risposta quasi certa è “Sì”, anzi ci sono buone possibilità che alla fine porti a casa anche un lauto guadagno. Il portale Transfermarkt attribuisce alla rosa del club rossonero un valore di 348 milioni di euro, ma si tratta di una stima al ribasso, dato che il solo Donnarumma viene valutato 40 milioni. Fresco del record di 100 partite in Serie A a soli 19 anni, 1 mese e 21 giorni (mai nessuno era stato tanto precoce), in realtà ne vale circa il doppio, se si considera che la scorsa estate il Manchester City ha speso 40 milioni per assicurarsi Ederson, che di anni ne aveva già 24 e non figura certo tra i campionissimi del ruolo. Il medesimo portale online valuta 30 milioni il cartellino di Suso, che in realtà ha una clausola rescissoria di 40 milioni, e anche il 20enne Patrick Cutrone vale qualcosa in più di 20 milioni indicati. Ma il Milan ha anche un marchio di assoluto valore sui mercati internazionali (merito delle 7 vittorie tra la vecchia Coppa Campioni e la nuova Champions League), stimato da Brand Finance in 257 milioni di euro.
Rischio ridimensionamento
Il tutto a fronte di un’esposizione debitoria di 165 milioni di euro, frutto per lo più della campagna acquisti della scorsa estate. Dunque, il futuro della società non è a rischio. Resta da capire se si presenterà qualcuno disposto a investire grandi cifre in un business dai ritorni incerti come il calcio. In caso contrario, Elliott dovrà abbassare le pretese. Il fondo accetterà di farlo solo se nel frattempo avrà incassato somme importanti dalla cessione di qualche campione in rosa, in modo da far quadrare i (suoi) conti. Ed è questo ciò che più preoccupa chi ha a cuore i colori rossoneri.
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