Il sogno di Sir Richard Charles Nicholas Branson, l’imprenditore britannico fondatore del Virgin Group che comprende oltre 400 società, sta diventando realtà: da tema d’elezione della fantascienza, il turismo spaziale nell’immaginario collettivo sta diventando, giorno dopo giorno, una prospettiva sempre più realistica. Quattro anni dopo il tragico test in cui la VSS Enterprise andò in frantumi e perse la vita il co-pilota Michael Alsbury, la Virgin Galactic ha annunciato – lo scorso aprile – di aver concluso con successo il flight test del velivolo SpaceShipTwo VSS Unity: “Lo spazio ora sembra irresistibilmente vicino”, ha commentato Branson su Twitter.
L’entusiasmo di Branson può essere motivato, tra le altre cose, anche dalla recente notizia del primo “gate” italiano verso lo spazio, che sorgerà nella zona di Taranto-Grottaglie, dove ora è situato l’aeroporto Marcello Arlotta. Da qui decolleranno i turisti spaziali europei della Virgin Galactic: si tratterà infatti del primo scalo fuori dagli Usa. Lo ha comunicato il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dopo l’approvazione dell’Enac (l’Ente Nazionale Aviazione Civile) che ha portato a termine l’iter di analisi per trovare il sito più adatto: l’inaugurazione dello spazioporto è prevista per il 2020, quando il velivolo della Virgin Galactic sarà pronto per decollare dall’Italia verso lo spazio.
Come un aereo di linea, ma diretto nello spazio
Chi spera di vedere in Puglia strutture imponenti come quella di Cape Canaveral resterà deluso. Nulla a che vedere con le basi spaziali americane o russe, nessun decollo in verticale, nessun countdown. Il decollo avverrà in modo convenzionale (Ctol), come per gli aerei di linea: tradizionale pista, classica rincorsa e consueta velocità. “Altec e Asi hanno lavorato insieme a Enac per definire i criteri di selezione tra tutti gli aeroporti nazionali, che vanno dalla lunghezza della pista alle aree di interdizione al volo, fino alla presenza di altri aeroporti in vicinanza della fase di atterraggio. Quello di Grottaglie rientra tra quelli che soddisfano questi criteri per il volo suborbitale, e ora è arrivata la decisione di Enac. Attendiamo che la compagnia di Branson inizi a essere operativa forse già entro la fine del 2018. Il nostro spazioporto potrebbe entrare in attività già dal 2020”, spiega Vincenzo Giorgio, amministratore delegato di Altec. La struttura di Taranto-Grottaglie pertanto sarà modificata e verranno aggiunti hangar e spazi per le nuove attività tecniche e scientifiche con servizi annessi per i voli di lusso tra le stelle.
La Virgin sta completando gli ultimi test della sua navetta che viene spedita in orbita tramite l’ausilio di una “nave madre” chiamata Space Knight Two: quest’ultima decolla fino a raggiungere 15 chilometri di quota ed è a questo punto che viene sganciata la Spaceship Two, navicella che può portare a bordo fino a otto persone (sei passeggeri e due piloti), per raggiungere lo spazio alla notevole quota di 100 chilometri (tecnicamente, infatti si parla di “spazio” a partire dagli 80 km di quota).
Il costo del biglietto si aggira intorno ai 250mila dollari a persona (circa 210mila euro) e ci si potrà librare nella cabina durante i sei minuti di microgravità, proprio come farebbe un astronauta. Un’esperienza che durerà in totale un’ora e 40 minuti dal decollo al rientro per ammirare la Terra quasi come potrebbe essere vista sulla Stazione Spaziale (che si trova a ben 400 km di quota). La Spaceship Two poi tornerà indietro e il volo suborbitale si concluderà prima di aver compiuto un’orbita intera planando come un aliante, per atterrare da dove era partita.
Viaggi di lusso per un business stellare. Ma c’è bisogno di una legge
Questo tipo di business darà vita a una serie di attività economiche, e a un indotto industriale, dei servizi e del turismo, nonché attività scientifiche come l’addestramento degli astronauti e la creazione di un polo italiano d’eccellenza. Una promettente visione futuristica per il mezzogiorno, dato che l’industria spaziale sta aprendo nuovi e redditizi segmenti di mercato: “Potrà diventare un centro accumulazione di startup spaziali, piccole aziende, dove le università potranno avere laboratori e fare ricerca anche per nuovi attori che vorranno operare nello spazio. Ci sarà la possibilità di fare informazione per il pubblico e divulgazione per gli studenti. Sarà d’ispirazione per i giovani, far provare ai bambini simulatori per l’addestramento, attirare i ragazzi e farli incontrare con i centri di ricerca per creare interesse e ispirare chi, in un futuro, potrebbe lavorare alla ricerca aerospaziale”, spiega ancora Vincenzo Giorgio.
Unico limite, al momento, l’assenza di copertura legale: in Italia infatti non c’è ancora una legislazione per regolamentare lo spazio aereo oltre la quota ordinaria dei voli di linea. Le traiettorie suborbitali sono quindi fuori legge e per questo motivo l’Enac sta lavorando insieme alla Federal Aviation Administration per mettere a punto normative ispirate a quelle statunitensi.
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