Sul palco di VivaTech, la risposta parigina alle grandi fiere tecnologiche come il Consumer Electronic Show di Las Vegas, il presidente Emmanuel Macron dopo i saluti ufficiali e un discorso deciso sulla crescita digitale del mercato Ue, lascia il posto al miliardario che ha fondato Alibaba, Jack Ma.
Showman perfetto per saziare la curiosità degli oltre 100.000 delegati confluiti nella capitale francese imbracciando diversi sogni. Dalle case connesse alla rete, alle auto che guideranno da sole, fino ai grandi droni elettrici qui esposti, che permetteranno di volare sulle città congestionate alla velocità di 300 Km/h.
A provocare sul palco il primo cinese finito sulla cover di Forbes con un patrimonio di 38,2 miliardi di dollari c’è il presidente del gruppo Publicis Maurice Levy.
Mr Ma lei conferma l’idea di ritirarsi dal ruolo di Ceo?
“Sì. Vorrei morire guardando il mare non lo schermo del mio Pc. E devo fare un piccolo appunto sulla mia carica. Ceo per me significa Chief Education Officer, userò la mia fortuna per dare una istruzione a milioni di giovani, solo così la Terra potrà salvarsi. Da un paio di anni sto dedicando molta attenzione all’Africa, un continente i cui giovani mi ricordano la mia giovinezza, hanno dei grandi sogni e voglia di lavorare. L’Africa con milioni di piccole imprese è il mercato ideale per l’e-commerce. Il futuro è lì. L’Europa, invece, è un bel problema”.
Nella grande arena i giovani che lo ascoltano posano le baguette sui tavoli e tendono l’orecchio. Parla di loro?
“Voi qui in Europa vi preoccupate troppo. L’Intelligenza Artificiale non la vivete come una grande chance ma come un problema. Eppure le macchine e i robot non hanno sogni e quindi non potranno mai superare l’uomo. Qualcuno si angoscia all’idea che potranno nascere robot che combatteranno contro gli uomini. Sbagliato, perché noi possiamo costruire macchine migliori che distruggeranno questi ipotetici “nemici””.
Dal pubblico parte la domanda sugli investitori che hanno aiutato la crescita di Alibaba. Jack Ma risponde a modo suo: “Ok, gli investitori sono benvenuti ma è meglio pensare ai consumatori, ai nostri utenti, perché gli investitori non durano mai a lungo. E quando ci sono dei problemi fuggono, come succede il più delle volte. Per questo non sprecate tempo con loro, dedicate tutti i vostri sforzi al vostro team e ai vostri clienti. Io ho vissuto questa esperienza. Anni fa Alibaba andava male e uno dei maggiori finanziatori mi chiamò e disse: “Jack non credi che tu debba lasciare? Gli risposi no, non ora che l’azienda va male. Me ne andrò quando andrà bene”.
“L’e-commerce serve a sviluppare le Pmi, non serve alle multinazionali e voi in Europa avete una quantità di eccellenze straordinarie che però non fanno rete”.
E il grande problema della sicurezza che preoccupa i Governi? Furti di dati, vendita di identità a fini commerciali o politici…
“Bisogna combattere. Alibaba negli ultimi cinque anni ha subito 300mila attacchi al giorno dai criminali del Web e abbiamo reagito con enormi investimenti nella sicurezza per proteggere i dati dei clienti”.
Cosa ha aiutato il boom della Cina?
“Un durissimo lavoro e la voglia di imparare, di studiare, di inseguire le novità. Fatevi un giro nelle città cinesi e troverete giovani che conoscono almeno 40 parole inglesi. Andate a New York o Washington DC, quanti sono quelli che conoscono due parole di cinese? Ci ha aiutato la fame di sapere insieme ad un durissimo lavoro. Prendiamo il mio caso: io non capisco l’informatica, non conosco la programmazione né gli algoritmi, ma conosco le persone, questo è il segreto”.
Quali sono le chiavi dello sviluppo per un Paese?
“Tre “e”: e-government, entrepreneur, education. Alibaba nel 1999 lottava per sopravvivere, il mio appartamento era la sede, dieci quindici persone impiegate. Dopo un durissimo lavoro, costellato di tantissimi errori commessi, siamo arrivati al recente BlackFriday vendendo in uno solo giorno per 30 miliardi di dollari”.
Promette di scrivere un libro in futuro, un grosso volume con tutti gli errori che ha commesso Alibaba. “Abbiamo sbagliato continuamente e ci siamo corretti, giorno dopo giorno, non esiste business senza errori.
E poi torna alla sua passione: “A 55 anni devi passare la mano ai manager più giovani che hanno più spinta e più energia, io tornerò alla mia prima passione, insegnare ai giovani, investirò buona parte del mio patrimonio in startup che si dedicano all’educazione”.
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