Si spende sempre di più, in un vortice inflazionistico da doppia cifra che mette a rischio la sostenibilità finanziaria delle squadre. Sono le conclusioni di uno studio condotto dal Cies, l’International Centre for Sport Studies di Neuchatel, in Svizzera, che ha calcolato nella cifra record di 6,6 miliardi di euro i soldi spesi per l’indennità di trasferimento dei calciatori nei famosi big 5: ovvero i massimi campionati di Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia. La cifra è quasi tre volte e mezzo più alta rispetto agli 1,5 miliardi del 2010, con i cartellini dei calciatori che sono costati mediamente il 31% in più dell’anno scorso. E il 181% in più rispetto al 2011. Insomma, ciò che si faceva nei ruggenti anni Novanta in serie A è roba da ragazzi: nel 1998, l’acquisto di Ronaldo il Fenomeno costò “appena” 50 miliardi di lire e fu all’epoca il più caro della storia del calcio. Mentre la scorsa estate, l’arrivo alla Juventus dell’altro Ronaldo, Cristiano, costò 100 milioni di euro. Si trattò del trasferimento più caro della storia della nostra serie A, ma bazzecole al confronto dei 222 milioni spesi dallo sceicco del Paris Saint-Germain, Nasser Al-Khelaïfi, per portare Neymar all’ombra della Tour Eiffel.
Da pochi giorni si è conclusa la sessione di calciomercato anche in Italia: l’Inter è quella che speso di più con i suoi 212 milioni (il dato è riferito all’intero 2019), seguono la Juventus con 186 e il Milan con 183. Ebbene, il nostro Paese, complice il massiccio arrivo di capitali stranieri negli ultimi anni, nel 2019 ha confermato il trend di crescita negli investimenti: siamo terzi, a 1,5 miliardi di euro. Solo 3 milioni dietro la Spagna (che conta tra le sue fila club “spendaccioni” come Real Madrid e Barcellona), e con un gap con la Premier League assottigliato a 400 milioni, molto meno rispetto al miliardo del 2018.
Lo studio ha poi messo in fila i club che hanno speso di più nell’ultima decade: al primo posto c’è il Manchester City con 1,638 miliardi. Il Barcellona di Leo Messi ha sborsato 1,525 miliardi e il Chelsea di Roman Abramovich, terzo, ha investito sul mercato 1,428 miliardi. Prima delle italiane è la Juventus, quinta, con 1,272 miliardi. E’ interessante notare, come si legge nel rapporto del Cies, che “Tutte le finaliste di Champions League a partire dal 2005 fanno parte della classifica delle venti squadre che hanno speso di più nell’ultimo decennio”. Insomma, se si parla di grandi trofei, i soldi fanno la felicità eccome. Ma se per tutti i top club il saldo tra acquisti e cessioni è da profondo rosso, c’è anche chi è stato molto bravo a valorizzare i propri investimenti. In questo campo, spiccano senza dubbio le società francesi: nell’ultima decade, infatti, il Lille ha guadagnato 250 milioni dalla compravendita di giocatori e il Monaco 215. Il Genoa di Enrico Preziosi, proprietario del Grifone da 16 anni, ha portato a casa 193 milioni ed è terzo in Europa. Mentre l’Udinese della famiglia Pozzo, quinta, ha fatto segnare un ottimo +163 milioni.
La chiosa del Cies, tuttavia, non è molto positiva sul calcio dei primi cinque campionati europei. Secondo l’istituto di ricerca, infatti, “Nonostante l’aumento della spesa e un contesto fortemente inflazionistico, il crescente ricorso da parte dei club ai pagamenti distribuiti su diversi anni mostra che sempre più squadre si trovano al limite delle loro capacità finanziarie”. Segnale d’allarme in un ambiente “sempre più speculativo e ineguale” con un numero crescente di società che “include i profitti realizzati sul mercato dei trasferimenti nel loro modello finanziario. Questa situazione non è priva di pericoli per la loro stabilità, indipendenza e competitività”. Club avvisato, mezzo salvato.
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