Tra i tanti significati del fiore di loto nelle culture e nelle religioni orientali c’è anche quello secondo cui questo fiore rappresenterebbe il potere creativo in un ambiente avverso. Zhou Qunfei, come fosse un fiore di loto, è riuscita a emergere da una situazione personale, a volte molto complicata, grazie ad un’idea che da semplice pensiero creativo è diventata business mondiale. Oggi tra i clienti di Zhou ci sono nomi come Apple, Samsung e LG, perchè gli schermi protettivi per smartphone come lei non li fa nessuno. Il seme di questa idea, come raccontato dalla stessa Zhou, è stato piantato nella sua mente grazie al consiglio di una maestra della sua scuola elementare che l’ha portata a cogliere un dettaglio fondamentale del loto e delle sue foglie.
Ultima di tre figli, Zhou Qunfei nasce nel 1970 in un piccolo villaggio rurale della provincia di Hunan, nella Cina centrale. Il padre è un artigiano, la madre invece non fa in tempo a conoscerla come dovrebbe perché muore quando la sua bambina ha solo 5 anni. A complicare ancora di più la situazione in casa, il padre perde la vista e un dito nel corso di un incidente sul lavoro, con Zhou che si trova costretta a suddividersi tra la scuola e l’aiuto domestico al genitore rimasto. Proprio in classe, alle elementari, la maestra le ricorda di continuo di essere attenta, concetto da applicare tanto durante gli studi, incoraggiati dal padre, quanto nella vita di tutti i giorni. Proprio nella quotidianità, Zhou si accorge di un particolare che la colpisce: sulle foglie di loto le goccioline di pioggia corrono tutte intorno al centro che però per qualche motivo resta asciutto. Come fosse protetto da una sorta di pellicola. Per Zhou però non c’è troppo tempo per pensare a certe stranezze della natura. A 16 anni deve abbandonare gli studi per trasferirsi a vivere da uno zio nella provincia di Guangdong, alla ricerca di un impiego che possa consentirle di aiutare la sua famiglia anche a distanza. Trova lavoro in una fabbrica che produce lenti per orologi, anche se il suo sogno sarebbe diventare una fashion designer. Le condizioni però sono durissime: paga di circa 1 dollaro al giorno e turni di lavoro massacranti, anche di 18 ore, che però non le impediscono di riuscire a frequentare, di notte, alcune lezioni di contabilità. Difficile comunque andare avanti così e infatti dopo 3 mesi decide di lasciare il posto. Per farlo si affida a una lettera da presentare al suo capo che però, impressionato da come aveva scritto quella giovane proveniente dalla campagna, le propone di rimanere con una promozione. Zhou dice sì alla proposta.
Nel 1993 però ne ha abbastanza di essere alle dipendenze di qualcuno. Con circa 3000 dollari messi da parte e l’aiuto dei famigliari inaugura il proprio laboratorio artigianale, con cui promette lenti di una qualità più elevata rispetto alla concorrenza. All’inizio con i parenti si vive tutti insieme sotto lo stesso tetto per far quadrare i conti, ma Zhou impara a fare un po’ tutto nella propria attività, dal riparare e progettare macchinari, all’apprendere le tecniche per curvare il vetro nel migliore dei modi. Si butta totalmente in questa avventura, tanto da avere il suo piccolo appartamento personale dietro una grande porta presente nel suo ufficio. Ci vogliono dieci anni per svoltare, il 2003 però è il momento in cui Zhou e i suoi vetri compiono il definitivo salto di qualità, diventando la Lens Technology.
I vertici della Motorola inaspettatamente la contattano, vogliono che Zhou li aiuti a sviluppare uno schermo di vetro per il nuovo Razr V3 in arrivo sul mercato. Fino a quel momento certe componenti erano fatte di plastica, Motorola però crede che il vetro possa essere più resistente ai graffi e offrire un’immagine migliore sui display. Zhou accetta, sbaraglia la concorrenza che però cerca di vendicarsi. “Un rivale in affari era geloso”, ricorda la donna “e ha collaborato con il fornitore di materie prime per cercare di mettermi fuori gioco”. Come? Il fornitore richiede il pagamento completo prima di consegnare qualsiasi materiale. Disperata Zhou vende casa e tutto quello che ha, ma ancora non basta. Nel suo delirio arriva persino vicina al suicidio. A salvarla, mentre è alla Hung Hom Station a Honk Kong, è la telefonata della figlia. “Ho capito che non potevo arrendermi”, ricorda ancora Zhou che grazie anche all’aiuto di Motorola, informata della situazione, riesce a superare questa difficoltà.
A Motorola si aggiungono negli anni Samsung, LG, Apple e la posizione di Zhou sul mercato diventa dominante. Con il giusto spirito imprenditoriale la donna non si ferma, continuando a investire per nuove strutture e aggiornamenti tecnici, offrendo alle banche in garanzia anche la propria abitazione pur di ottenere i prestiti necessari. Nel 2015 la società viene quotata alla borsa di Shenzhen e a uno degli eventi che anticipano la novità Zhou invita quell’insegnante che alle elementari le ricordava di essere sempre attenta: se oggi quella bambina ha un patrimonio stimato da Forbes in 5,6 miliardi una piccola parte del merito si deve anche a lei. E alle foglie di loto, come il loro fiore e Zhou Qunfei, capaci di essere potere creativo in un ambiente avverso.
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