Dal numero di novembre 2019 di Forbes Italia
Dalla gestazione delle startup grazie al supporto e alla professionalità di manager senza più un lavoro alla raccolta di capitali attraverso le nuove frontiere della rete. Questo in estrema sintesi è l’itinerario percorso da BacktoWork, che all’indomani della crisi economica che ha piegato l’Italia, aveva come obiettivo principale quello di mettere in contatto piccole imprese e startup con un mondo di manager che, dopo aver perso il lavoro, volevano rimettersi in gioco come imprenditori. Professionisti pronti a scommettere su realtà giovani o nascenti che di competenze manageriali – così come anche di potenziali investitori – avevano bisogno come l’aria, pur senza avere la forza economica e finanziaria di reperirle sul mercato. Quella di rimettersi costantemente in gioco è una mission che in BacktoWork si è evoluta negli anni coinvolgendo anche manager che, pur avendo una posizione lavorativa sicura, talvolta già affermata, sentivano l’urgenza di diversificare i propri investimenti implicandosi in prima persona in progetti e attività imprenditoriali da sostenere e promuovere, meglio se dando una mano a giovani di prospettiva.
Una platea di business angel che, da quando nel 2018 BacktoWork ha aperto anche una piattaforma di crowdfunding acquisendo un portale online, si è ulteriormente ampliata e diversificata portando a bordo un pubblico di investitori smart tipico della sharing economy, pur senza rinunciare a profili più esigenti. Così che oggi sul sito di BacktoWork investe sia chi dispone di qualche centinaio o migliaio di euro da valorizzare sia chi gode di capitali molto maggiori da investire. “Le persone che si avvicinano all’equity crowdfunding come potenziali investitori sono ogni giorno di più”, ammette Alberto Bassi che di BacktoWork è founder e ceo: “Fino all’anno scorso, per esempio, mai mi era capitato di dovermi relazionare con docenti di scuola o studenti universitari che volessero investire qualche risparmio in startup innovative. È questo un fatto che denota come un simile strumento stia iniziando a intercettare nuovi target”. Stesso discorso vale per le aziende che cercano nuove vie per reperire risorse dal mercato. Prosegue Bassi: “Aumentano in numero e si diversificano quanto a tipologia le aziende che si rivolgono a noi; non solo startup innovative ma anche Pmi di prodotto o servizio più strutturate che guardano al crowdfunding come una sorta di pre-Ipo, di fatto uno step propedeutico alla quotazione in borsa. E devo dire”, aggiunge il fondatore di BacktoWork, “che oggi con il crowd i soldi si raccolgono eccome, si può arrivare anche a qualche milione di euro”.
È il caso, per esempio, di Sailogy, specializzata in viaggi in barca venduti online e che ha già fatto altre acquisizioni in Europa nel medesimo segmento di business. “Le aziende che sono cresciute nel corso di questi primi anni sono tante”, sorride soddisfatto Bassi, “è la cosa più bella del nostro lavoro: vedere che chi hai incontrato quando era solo una piccola startup oggi ha fatto un salto di qualità importante è motivo di vera soddisfazione”. Come soddisfatti sono gli investitori quando vedono la valutazione crescere di multipli importanti e assistono alle prime exit da parte di chi vuole smobilizzare il suo investimento per realizzare un guadagno. “Pochi a dire il vero”, osserva Bassi, perché non di rado “chi ha partecipato al primo round di investimenti rilancia nel secondo, chiaro segno che intende partecipare allo sviluppo dell’attività in cui ha creduto fin dall’inizio”.
A irrobustire credibilità e reputazione di BacktoWork, che oggi conta una ventina di professionisti ed è la realtà forse più strutturata nell’ambito dell’equity crowdfunding, è scesa in campo anche Intesa Sanpaolo che, attraverso il suo corporate venture capital Neva Finventures, ha rilevato una partecipazione di minoranza nella società fondata da Bassi, che constata con orgoglio: “Quando la più grande banca italiana ti sta dando una mano a crescere, ciò trasmette sicurezza al mercato e all’investitore”. Senza contare che “la possibilità di lavorare con gli esperti dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo ci consente, oltretutto, di crescere ancora di più in professionalità e accedere a una rete di aziende e startup cui altrimenti sarebbe assai più difficile avere accesso”. Varia e differenziata è la tipologia di imprese che sceglie di rivolgersi a BacktoWork per una raccolta sul suo portale: si va dal food al fashion, fino al biotech e alle life science, senza dimenticare la mobilità sostenibile. Tutte realtà che, confida Bassi, “stanno andando molto forte quest’anno, ma noi cerchiamo sempre di proporre investimenti a 360° per presentare un portafoglio di offerte il più completo possibile”. E dal 2013 a oggi BacktoWork ha già aperto le porte di questa nuova modalità di finanziamento a più di 200 aziende che hanno raccolto oltre 30 milioni di euro. “Numeri che stanno crescendo molto velocemente”, conclude il trentatreenne che ne è alla guida. “Dal 2018, infatti, i volumi raddoppiano anno su anno e se guardiamo a mercati più maturi dell’Italia, come per esempio, l’Inghilterra, ci accorgiamo che abbiamo ancora margine per crescere”.
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