Blockchain & Co

Perché le Distributed Minds si sono incontrate a Milano

(Shutterstock)

Tutto parte da una definizione tanto nota quanto poco comprensibile ai non addetti ai lavori: quella di Blockchain. Un registro crittografato e “distribuito” fra numerosi attori, i nodi, che lo aggiornano blocco dopo blocco in modo condiviso e univoco.

Di definizioni come questa ne abbiamo lette più volte, ma per moltissime persone non direttamente coinvolte nel mondo della catena dei blocchi il significato di questa spiegazione resta non chiaro.  Partiamo allora da un “registro” che tutti conosciamo, quello che avevamo in classe ai tempi della scuola. Se questo fosse gestito in Blockchain, non ci sarebbe solo una copia in mano alla maestra, ma ogni alunno ne avrebbe uno e ogni giorno lo aggiornerebbe con nuove informazioni condivise e convalidate da tutta la classe, rendendo poi la pagina di quel giorno indelebile e non sovrascrivibile. Il risultato sarebbe un’informazione super sicura e infalsificabile, infatti non sarebbe possibile andare a cancellare una nota del giorno prima, né inserire oggi un’assenza non confermata da tutta la classe.

Le organizzazioni dove il registro è in mano a una sola persona, come la maestra, si chiamano centralizzate, quelle che usano la Blockchain si chiamo distribuite o decentralizzate. Di fatto, prima dell’avvento della Blockchain tutto era centralizzato: le anagrafi, i catasti, gli albi, le banche, ecc.. Mentre con questa nuova tecnologia tutto potrà cambiare a favore della sicurezza e trasparenza.

Su questo principio nasce Distributed Minds, un think tank promosso da Sara Noggler che vuole riunire tutte le migliori menti e aziende che stanno diffondendo l’utilizzo della Blockchain con innumerevoli applicazioni decentralizzate e distribuite. Il primo convegno si è tenuto a Milano lo scorso 28 novembre con la partecipazione anche dello staff Forbes della trasmissione Blockchain&Co (in onda sul canale 511 di Sky) e ha visto ospiti italiani e internazionali che si sono confrontati su molti argomenti, dalle criptovalute ai sistemi di notarizzazione in Blockchain.

Tanti i temi interessanti emersi, alcuni potrebbero essere di immediata applicazione, altri invece necessitano ancora di studio e adeguato sviluppo. La strada non è tracciata, ma l’obiettivo è chiaro: adozione di massa della Blockchain in quei settori dove realmente potrebbe fare la differenza. Uno su cui si è dibattuto ampiamente è quello legato all’identità digitale e al “self sovereign” dei dati personali, quale valore strategico e di grande impatto sulla società. Ma sono stati affrontati anche temi come i contratti automatizzati, i sistemi di rewarding per premiare stili di vita sostenibili, il crowdfunding di startup tokenizzate e molti altri.

Fra i partecipanti, auditori e relatori, anche tante “Mind” che lavorano in finanza e che puntano alla “DeFi”, la Decentralized Finance. Infatti, più che in molti altri settori, la Blockchain potrebbe portare cambiamenti epocali nella finanza. Questo avverrebbe semplicemente decentralizzandola, per esempio permettendo pagamenti senza più usare intermediari come banche o gestori di carte di credito. Gli scenari che si aprono sono moltissimi e per parlarne ancora le Distributed Minds si sono già date un nuovo appuntamento per marzo 2020.

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