Edward St. John, 81 anni da Baltimora, probabilmente mai si sarebbe aspettato di finire al centro dell’informazione su tanti siti in giro per il mondo. Eppure è successo, quando pochi giorni ha deciso di premiare i dipendenti della propria azienda con un bonus complessivo da dieci milioni di dollari, durante la classica festa di Natale.
Ovviamente anche se era una notizia locale, la storia prontamente si è diffusa a livello mondiale. Un gesto generoso e inaspettato, come la vita di questo imprenditore che da ragazzino sognava di diventare un pilota di test militari e che invece un tremendo lutto famigliare ha costretto a diventare imprenditore.
Edward St. John: chi è e quale è la sua storia
Nato e cresciuto a Baltimora, St. John costruisce nella sua mente di ragazzino sogni e progetti legati alle sue aspirazioni. Improvvisamente però tutto cambia, si rovescia e assume un’altra connotazione. A 16 anni infatti Edward perde il padre e si ritrova così senza un riferimento importante in un momento delicato e fondamentale della propria crescita. L’università individuata per la sua formazione è quella del Maryland, su indicazione del Reserve Officers Training Corps, gruppo di programmi di formazione per ufficiali universitari, la laurea scelta è quella di ingegneria elettronica.
Il lutto famigliare però non può non lasciare il segno e così la madre deve essere sincera e diretta con Edward St. John quando alla laurea manca ormai poco: gli chiede, con gentile fermezza, di abbandonare studi e ambizioni per continuare le attività del padre che altrimenti sarebbero state vendute. Inizia così la carriera da imprenditore di Edward St. John che si ritrova a gestire le tre piccole imprese paterne: una società che produceva materiali da costruzione, una che li distribuiva e una terza che possedeva cinque edifici commerciali.
Da subito però le idee del giovane sembrano essere chiare. Edward infatti sceglie di concentrarsi solo su uno dei business del padre, lasciando perdere i materiali da costruzione e la loro distribuzione per dedicarsi completamente al settore immobiliare.
La St.John Properties vale oggi oltre 2 miliardi di dollari
La St. John Properties, l’azienda protagonista di una delle belle storie del Natale 2019, nasce nel 1971 e grazie a Edward St. John e a Leroy Merritte, suo socio in affari già dal 1961, da piccolo soggetto del settore immobiliare locale diventa una delle più grandi società immobiliari commerciali private nella regione del Midwest degli Stati Uniti.
Oggi l’azienda è valutata oltre 2 miliardi di dollari e serve più di 2000 clienti, con Edward che continua a portare avanti il suo lavoro senza alcuna intenzione di ritirarsi: “Quello che gli altri vedono come un lavoro per me è semplicemente un piacere” spiega, prima di lanciarsi in un paragone forse azzardato, ma che lascia intuire il senso di leggerezza, non superficialità, con cui quest’uomo vive quello che fa ormai da una vita, pur senza averlo scelto, almeno inizialmente: “Gioco a Monopoli con veri edifici e soldi veri. Perché uscire con un gruppo di vecchi e giocare a golf? Mi siedo con giovani ragazzi e gioco al vero Monopoli”.
Il Baltimore Business Journal ha eletto Edward St. John “CEO of the Year” per il 2019 “un premio alla carriera in onore dei suoi numerosi decenni di successi nel settore immobiliare e della filantropia” si legge nelle motivazioni. Filantropia concretizzata nella fondazione che porta il nome di Edward St. John che dal 1998, anno della nascita, ha donato oltre 60 milioni di dollari per progetti legati all’educazione scolastica perché, come ricorda Edward in un’intervista al Baltimore Sun, “l’istruzione cambia le persone”.
Il senso del restituire qualcosa agli altri si ritrova anche in quella sorpresa così inattesa per i dipendenti, eppure così chiara nelle motivazioni che l’uomo da cui tutto è partito ha dato vedendo le forti emozioni delle persone di fronte a lui: “Sono grato a tutti i nostri dipendenti per il loro duro lavoro e dedizione – dichiara l’imprenditore americano – . Non riuscivo a pensare a un modo migliore per mostrarlo. Senza il lavoro di squadra, non siamo niente”.
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