È una delle app più scaricate del momento e secondo molti sarà un vero trend dei social media pure nel 2020 anche se – come vedremo – forse non è proprio corretto metterla sullo stesso piano di Facebook, Twitter e Linkedin. Parliamo di TikTok, che in Italia è sempre più diffusa con 236 video caricati ogni minuto e più di 2,5 milioni di iscritti. Tantissimi gli italiani che ormai la usano per caricare brevi filmati all’insegna di creatività, voglia di viralità e di senso dell’umorismo. A spingere gli utenti sulla piattaforma nata nel 2017, ma che in Italia è arrivata nel 2018, sono la voglia di raccontarsi in modo originale e spontaneo e di volere esplorare numerosi generi come la commedia, il beauty, il fashion, gli animali, il food e tanto altro ancora.
Per continuare con i numeri del 2019, 280 sono le challenge (le sfide che gli utenti si lanciano a suon di hashtag) lanciate in Italia e tra le aziende che hanno lavorato con TikTok ci sono Nike e Vodafone mentre tra i brand con l’ascesa più rapida si segnalano Xfactor Italia e l’Inter.
E proprio a proposito di aziende, come possono usare al meglio la piattaforma di origine cinese? Ed è davvero importante esserci? E per raggiungere chi?
Tutte domande non solo lecite, ma doverose quando si entra, o si vuol provare a entrare, in una nuova piattaforma solo “perché di tendenza”.
Dal punto di vista strategico, infatti, è fondamentale, prima di aprire il profilo – così come per qualsiasi social network – capire qual è l’obiettivo che ci si propone, con che tipo di pubblico ci si vuole e ci si può interfacciare e se è quello che interessa davvero – che acquisterà cioè i prodotti e/o servizi – e in quale modalità.
Il consiglio iniziale, per chi ancora non è su TiKTok, è sicuramente studiare come funziona, considerando il fatto che, come dice Franz Russo, blogger della prima ora (il suo InTime Blog esiste dal 2008) e social media strategist, “è una piattaforma che ha dentro di sé tutte le caratteristiche dei social network, forse ha quel ‘qualcosa in più’ per il fatto che l’elemento distintivo è il contenuto video, breve, ma divertente e scanzonato. Caratteristiche tipiche dei più giovani, alla ricerca di contenuti leggeri e, soprattutto, alla ricerca di piattaforme che permettano loro di generare, a loro volta, contenuti ironici, con una grande dose di creatività. Per intenderci, TikTok non verrà mai incluso nella sfera dei ‘social media’, proprio perché non è un luogo dove ci si scambia notizie e informazioni”.
Ecco perché è importante prima di iscriversi, che un’azienda agisca seguendo un percorso delineato a tavolino: “Consiglierei di studiare TikTok per rilevare qualche caratteristica che corrisponda al proprio modo di comunicare e ai propri valori”, continua Russo. “Inoltre, bisogna valutare attentamente il pubblico che usa TikTok, al momento la fascia di utenti più presente è quella tra i 16-24 anni. Se, dopo questa valutazione si riscontra qualche elemento per cui si è pronti a usare TikTok, allora bisogna essere in grado di generare contenuti che siano davvero creativi e coinvolgenti. Al momento le aziende possono sfruttare una modalità, molto interessante per la verità, che è quella delle challenge, le sfide con un hashtag personalizzato. In questo modo è possibile coinvolgere le persone nell’usare l’hashtag e nel creare video che vedano l’azienda al centro dell’attenzione. E poi, l’altra modalità interessante, è quella di ingaggiare all’interno della propria strategia degli influencer che possano aiutare l’azienda ad intercettare un pubblico mirato. Nel prossimo anno credo che questo fenomeno crescerà molto”.
Non è infatti escluso che per TikTok, magari non nel 2020, ma successivamente, possa succedere quanto è già avvenuto su Instagram, con diverse imprese che affidano a persone con un grosso seguito la diffusione delle novità, di prodotti in lancio, oltre che la comunicazione di storie legate al brand sfruttando le potenzialità delle stories e del loro feed.
Alcuni esempi di brand che usano già TikTok per comunicare con il loro pubblico con consapevolezza? “Uno è sicuramente Lush, brand del beauty, che realizza contenuti in modo divertente mettendo in mostra i propri prodotti. Osservandoli, sono video molto semplici, perché è questa un’altra caratteristica della piattaforma. Per essere coinvolgenti è sufficiente il proprio smartphone e tanta creatività. E poi Guess, una delle prima a lanciare una challenge con #InMyDenim”. La nota azienda di moda ha invitato gli utenti a caricare video mentre avevano addosso i jeans della nuova linea sovrapponendoli alle immagini di “I’m A Mess”, hit della cantante statunitense Bebe Rexha.
Questo tipo di sfide ha vari scopi tra cui quello di mostrare che a indossare quei capi sono delle persone reali che, così facendo e in modo molto ludico, possono facilmente spingere altri utenti all’acquisto. In Italia, poi, una challenge di successo è stata quella lanciata dal programma Italia’s got talent con cui tramite l’hashtag #IgtChallenge si chiedeva agli aspiranti concorrenti di mostrare il loro talento usando brevi video.
Le challenge sono divertenti proprio per il fatto che invogliano l’utente a mettere alla prova la propria inventiva emulando ciò che ha visto fare a chi ha creato il contenuto. E da qui fare in modo che possa diventare il più possibile “virale”.
Non solo challenge, un’azienda che ha un suo seguito può invitare gli utenti a creare contenuti dal basso (i cosiddetti user generated content, UGC) in cui usano i propri prodotti servizi. E questo aumenta l’awareness su una determinata offerta. Possono farlo brand di prodotti alimentari, ristoranti, ma anche negozi di arredamento ecc… Tutte aziende in cui il prodotto può essere usato in maniera assolutamente personale e originale.
Infatti più che puntare sulla qualità “è bene dotarsi di una grande dose di creatività ed essere consapevoli che non si è su una piattaforma come Twitter o Facebook per condividere informazioni, bisogna usarla diversamente dalle altre” chiosa Russo. “Consiglio dunque di studiare una comunicazione appropriata, altrimenti il rischio è di vanificare lo sforzo”.
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