“È stata una giornata infernale, ma ce l’abbiamo fatta”. Così Marika Digato, studente di 25 anni all’Università di Tongji di Shanghai, racconta a Forbes il giorno del suo ritorno in Italia a causa del coronavirus.
Dopo aver inviato il video alla nostra redazione, Marika (laureatasi al corso triennale di Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo), ci racconta la sua storia e quella dei suoi colleghi Francesca Palermo, Damiano Nitto, Laura Terravecchia, Martina Fessia, Michela Martina La Manna, Chiara Contino e Beatrice Alasotto: “Siamo al secondo anno del corso di laurea magistrale in International Relations e studiamo all’Università di Shanghai perché abbiamo vinto la borsa di studio messa a disposizione dall’Università di Torino “Campus Luigi Einaudi”, che permette di fare un anno a Torino e un anno in Cina come doppio titolo. Eravamo lì da 5 mesi e ne abbiamo ancora 5 da affrontare”.
Partita alle ore 23 di giovedì 30 gennaio da “Pudong” (l’aeroporto di Shanghai), insieme ai 7 suoi colleghi italiani, Marika è atterrata a Milano Malpensa, dopo uno scalo a Istanbul, alle ore 10.00 di venerdì 31 gennaio e spiega: “Abbiamo fatto tutto il viaggio con le mascherine che cambiavamo ogni 7 ore. La cosa che ci ha stupito è che solo a Pudong ci hanno sottoposto a controlli medici, ad Istanbul e a Milano niente di niente” (controlli stringenti e quarantena sono stati previsti invece per coloro che arrivavano da Wuhan)
Coronavirus? A Shangai sembra tutto sotto controllo
E se a Wuhan, la città da cui è partita la diffusione del coronavirus, la situazione sembra più critica, a Shanghai secondo quanto ci raccontano in un video Marika Digato, Chiara Contino (25 anni) e Laura Terravecchia (24 anni) “sembra tutto essere sotto controllo”.
Infatti, come sottolinea Chiara, anch’essa studente all’Università Tongji di Shanghai, “se le città cinesi sono abbastanza vuote è perché in tantissimi sono fuori per le vacanze, non perché sono scappati per il coronavirus”. Dello stesso avviso anche Laura Terravecchia, che evidenzia “i cinesi sono abbastanza tranquilli e stanno prendendo delle ottime misure di sicurezza. In sintesi, non c’è tutto questo allarmismo”.
“Torneremo in Cina il prima possibile: no al razzismo”
Nonostante il rientro in Italia, l’idea dei ragazzi è chiara: “Siamo in attesa dell’inizio del secondo semestre che doveva prendere il via il 17 febbraio, ma è stato spostato a data da destinarsi. Sicuramente noi speriamo di tornare e di poterci lavorare, perché la Cina è la nostra seconda casa. Alcuni di noi, infatti, hanno trovato delle opportunità di tirocinio. Inoltre, l’università – sottolinea Marika – è una delle migliori in Cina, tant’è che alcuni professori e studiosi stanno collaborando alla realizzazione del vaccino”.
In ultima battuta, visto che in Italia si sono susseguiti casi di razzismo nei confronti di cinesi a causa della diffusione del coronavirus, Marika Digato ha voluto prendere le distanze da questi episodi: “I cinesi sono persone speciali, generose e disponibili. Sempre sorridenti e felici, noi ci siamo trovati bene fin da subito. Ovviamente ogni popolo ha la propria cultura e non è giusto giudicare. Proprio per questo ci discostiamo e non condividiamo tutto il razzismo e la cattiveria nei confronti di questo popolo speciale”.
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