Venerdì 10 Aprile, 2020. Ore 19:30. Il Premier Giuseppe Conte inizia la conferenza stampa in cui spiega a milioni di Italiani che, a causa dell’emergenza Covid-19, il Governo ha deciso di prorogare la maggior parte delle restrizioni attualmente in vigore fino al 3 maggio. Il Premier però non si ferma e al 12esimo minuto della conferenza stampa si scaglia direttamente, facendo nomi e cognomi, contro i suoi due principali avversari politici, Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), rei, nel corso della giornata precedente, di avergli dato del ‘traditore’ e di aver raccontato alcune ‘falsità’ sul MES.
Se da un lato sorge il dubbio che l’attacco del Premier sia stato dettato più dalla tensione del momento e forse anche dalla stanchezza, dall’altro è chiaro che una figura istituzionale come il presidente del Consiglio non può lasciarsi andare a sfoghi in diretta televisiva nazionale. Ciò non significa che il presidente del Consiglio non possa attaccare in modo duro i propri avversari politici (uno scontro politico acceso è parte centrale di una democrazia), ma semplicemente che le modalità dello scontro dovrebbero essere altre (l’idea di un Premier che in diretta televisiva nazionale, senza contradditorio, colpisca così duramente lascia molto perplessi e rischia di danneggiare l’immagine della democrazia italiana).
Detto ciò, l’aspetto forse più interessante dell’attacco politico del Premier è stato il tentativo di ricordare ‘le origini’ del Meccanismo Europeo di Stabilità (il cosiddetto MES).
Conte 1 [durante il vero e proprio intervento iniziale della conferenza stampa, lungo una ventina di minuti]: “Ecco perché mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni, alcuni fatti. Il MES esiste dal 2012. Non è stato istituito ieri. Non è stato approvato o attivato la scorsa notte. Come falsamente è stato dichiarato. […] Non è assolutamente così. […] L’Eurogruppo non ha firmato nulla, né ha istituito alcun obbligo. […] L’Italia non ha firmato alcuna attivazione del MES”.
Conte 2: “Ma se come dice lei [riferito al giornalista di Repubblica che chiedeva chiarimenti sul MES] è una trappola, chi ha confezionato questa trappola si assuma la responsabilità pubblica. Ricordo che si è arrivati al 2012. C’era un governo di centro-destra, non vorrei ricordar male ma la Meloni era un Ministro. Quindi è stato confezionato e si è arrivati a confezionare questo strumento o una trappola non dal sottoscritto, non da questo Governo. È stato votato e ratificato dal Parlamento. Io non c’ero, come non c’erano tante altre forze. Quindi oggi se questa è una trappola ed è considerata una trappola per l’Italia, bisogna evidentemente assumersi delle responsabilità”.
Nella foga di raccontare i fatti il Premier ha però raccontato qualcosa di solo parzialmente corretto. È vero, come ricorda Conte: il MES esiste ufficialmente dal 2012. Però, l’iter di ratifica è avvenuto durante il cosiddetto ‘Governo Monti’, in carica dal 16 novembre 2011 al 21 dicembre 2012, con la contrarietà della Lega (Salvini era Europarlamentare all’epoca) e l’assenza di Giorgia Meloni. Infatti, il MES è stato approvato dal Senato della Repubblica il 12 luglio 2012, è stato approvato dalla Camera dei Deputati il 19 luglio 2012 ed è stato promulgato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 23 luglio 2012. Infine, l’iter di ratifica del MES si è concluso con il deposito al Consiglio dell’Unione Europea il 25 settembre 2012.
Per chi fosse particolarmente interessato, qui e qui si possono trovare i link ufficiali del Senato e della Camera che riportano tutti i nomi dei Parlamentari che votarono a favore o contro la ratifica del trattato che istituì il MES.
Quello a cui, in modo impacciato, molto probabilmente faceva riferimento Conte quando ha nominato Giorgia Meloni e ha citato le vicende legate al 2012, riguarda i passaggi precedenti all’iter di ratifica parlamentare avvenuto durante il periodo del ‘Governo Monti’.
Il MES, come giusto ricordare, nacque come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro e fu istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona (art. 136) approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles il 25 marzo 2011. Il Governo italiano in carica durante l’approvazione dello statuto riguardante il MES era dunque il cosiddetto Governo Berlusconi IV (in carica dall’8 maggio 2008 al 12 novembre 2011). Durante il Consiglio Europeo del 25 marzo 2011, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rappresentò il nostro paese al tavolo in cui si definirono i contenuti del MES. Inoltre, fu proprio il Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi IV (con i vari Giorgia Meloni, Umberto Bossi, Raffaele Fitto, Roberto Calderoli, Renato Brunetta, Maria Rosaria Carfagna, Roberto Maroni, Ignazio La Russa Angelino Alfano, Giulio Tremonti etc.) ad approvare il 3 agosto 2011 il “disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism, in italiano MES), nei Paesi in cui la moneta è l’euro”.
Per dovere di cronaca è corretto ricordare come l’allora 34enne Giorgia Meloni era ministro della Gioventù mentre la Lega (allora con il nome di Lega Nord), con 26 Senatori e 60 Deputati e un paio di Ministri, era parte centrale della coalizione di governo. Ai quei tempi Matteo Salvini, Europarlamentare della Lega a Bruxelles, il 23 marzo 2011 fu assente al momento della votazione sul MES da parte del Parlamento Europeo.
Come ricorda anche il Senatore a vita Mario Monti nel suo editoriale sul Corriere della Sera dell’11 aprile 2020, il MES rappresenta l’evoluzione del Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria (FESF) e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), strumenti nati per salvare dall’insolvenza Stati Membri dell’Eurozona come Portogallo e Irlanda, investiti dalla doppia crisi economico-finanziaria del 2008-2011. Non solo però: prima del Consiglio Europeo sopra citato (quello del 25 marzo 2011 con il Premier Berlusconi a rappresentarci), la decisione di istituire il MES fu presa a livello Ecofin il 9-10 maggio 2010, con la precisazione che la sua attivazione sarebbe stata soggetta a forte condizionalità, nel contesto di un sostegno congiunto Unione Europeo/Fondo Monetario Internazionale (FMI), e avrebbe avuto termini e condizioni simili a quelli del FMI.
Quando poi Berlusconi si dimise ed il professor Mario Monti fu chiamato a formare un ‘governo di tecnici’ per cercare di traghettare il paese fuori dalla crisi del debito sovrano, le opzioni a cui il suo nuovo esecutivo si trovò di fronte erano essenzialmente due: cercare di placare il mercato attraverso delle scelte impopolari o fare richiesta di attivazione degli strumenti poi confluiti nel MES, come fatto tra il 2010 ed il 2012 anche da Irlanda, Portogallo e Spagna.
A questo propositivo, occorre anche porsi una domanda finale: come mai quando si parla di MES (o strumenti precedenti, legati comunque al MES) i nostri politici e buona parte dei media italiani fanno sempre e solo riferimento alla Grecia? Perché, invece, non si discute anche di quanto avvenuto in Irlanda, Portogallo e Spagna? L’esempio della Grecia come spauracchio ha facile presa su parte dell’elettorato, ma il MES, così come i suoi predecessori FESF e MESF, sono anche risultati strumenti preziosi per Irlanda, Portogallo e Spagna nell’immediato post 2011. Attraverso anche questi meccanismi, l’economia irlandese, portoghese e spagnola sono riuscite a riprendersi dalla crisi in modo più solido rispetto all’economia italiana.
Se infatti si prendono in considerazione i dati del Fondo Monetario Internazionale più recenti, si può notare come dal 2013 al 2019 (anni post programmi MES e FESF) Irlanda, Portogallo e Spagna siano cresciuti maggiormente rispetto all’Italia, abbiano visto il tasso di disoccupazione calare più rapidamente rispetto all’Italia e abbiano potuto osservare una diminuzione del debito pubblico più o meno pronunciata.
Dati FMI | Crescita Pil media annua Pil 2013-2019 | Andamento tasso disoccupazione | Andamento debito pubblico su Pil |
Irlanda | +5,9% | Dal 13,8% al 5,5% | Dal 120% al 61% |
Portogallo | +2% | Dal 16,1% al 6,2% | Dal 131% al 116% |
Spagna | +1,6% | Dal 26,1 al 13,9% | Dal 100% al 96% |
Italia | +0,4% | Dal 12.1% al 10,3% | Dal 131% al 133% |
Visti questi dati, che chiaramente raccontano solo parte della storia ma comunque ci permettono di capire l’andamento macroeconomico dei paesi in questione, sorge il dubbio che – forse – anziché il MES (giusto avere un dibattito sano a riguardo e chiedersi se oggi convenga richiedere una sua attivazione oppure no!) il vero furto per gli italiani siano stati i vari salvataggi di carrozzoni, l’elargizione di prebende assistenziali e le politiche anti impresa promulgate per anni.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .