Adattarsi per rivoluzionare. È un po’ questo il sentimento che il coronavirus sta amplificando in ognuno di noi. Da una parte c’è chi spera che questa quarantena obbligata spinga il mondo, le società, le città ad auto-imporsi uno stop dal solito tran tran veloce e monotono, dall’altra, e contemporaneamente, c’è chi si augura che l’uomo non dimentichi quanto sia importante difendere la bellezza del mondo, in tutte le sue sfumature e senza pregiudizi.
In questo contesto non si inserisce solamente Bill Gates – che per esempio difende l’importanza della componente sociale in un mondo interconnesso e digitale – ma anche uno dei capisaldi dell’italianità: Giorgio Armani. E lo fa con forza e decisione, prendendo le distanze da tutto e da tutti: dai soliti dettami sociali fino ad arrivare al mondo della moda. Un po’ come Dante critica la sua Firenze, Giorgio Armani attacca ciò che ha sempre amato.
Giorgio Armani e il declino della moda
In una lettera scritta alla rivista WWD Women’s Wear Daily, Armani focalizza la sua attenzione su quanto “sia assurdo lo stato attuale delle cose, con la sovrapproduzione di capi e un disallineamento criminale tra il tempo e la stagione commerciale”.
Rallentare, quindi, diventa “l’unica via d’uscita che riporterà valore al nostro lavoro”. D’altronde, afferma lo stilista italiano il “declino della moda è iniziato quando il segmento del lusso ha adottato i metodi operativi della moda veloce, imitando il ciclo di consegna senza fine di quest’ultimo nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo, per essere raggiunto e apprezzato”.
Tempo e guadagno. Alla fine, un po’ come scrive Giorgio Armani, sono due concetti direttamente proporzionali alla fine, più aumenta il primo, più cresce il secondo.
C’è bisogno di tempo per apprezzare qualcosa, che sia una persona o che sia un oggetto. È questo un altro dei tanti punti per cui si batte lo stilista: “Non ha senso che una delle mie giacche o tute viva nel negozio per tre settimane prima di diventare obsoleta, sostituita da nuovi prodotti non troppo diversi”.
“Non lavoro così e trovo immorale farlo”. Non è questa la sua idea di moda: “Eleganza senza tempo. È questa l’idea in cui ho sempre creduto”.
Torna ancora una volta, la parola d’ordine che in molti stanno gridando a voce sempre più alta: rallentare. Questa crisi, infatti, conclude lo stilista, “è un’opportunità per restituire autenticità e riallineare tutto. Lavoro con i miei team da tre settimane in modo che, dopo il blocco, le collezioni estive rimarranno nelle boutique almeno fino all’inizio di settembre, come è naturale. E così faremo d’ora in poi”.
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