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Innovation

Fitbit e gli altri smartwatch potrebbero presto aiutare a prevedere il coronavirus

(Shutterstock)

Articolo di Katie Jennings apparso su F

Con l’aumento dei casi di coronavirus in tutto il mondo a partire da marzo, Fitbit ha osservato un declino globale dell’attività fisica tra i suoi 30 milioni di activity tracker e utenti di smartwatch. Mano a mano che i governi ordinavano di rimanere a casa, la società ha registrato un calo di quasi il 20% nel conteggio dei passi settimanali a New York e San Francisco. La pandemia potrebbe mettere a repentaglio le normali abitudini del mondo del fitness, ma ora Fitbit sta mettendo a punto alcuni dispositivi indossabili, che potrebbero aiutare i ricercatori a prevedere se gli utenti hanno contratto il coronavirus prima ancora di notare qualche sintomo.

“Pensiamo che i dispositivi indossabili offrano un plus davvero cruciale sia per rilevare sia per aiutare a rintracciare e contenere le malattie infettive come il Covid-19”, ha detto Amy McDonough, vicepresidente senior e direttore generale di Fitbit Health Solutions.

Questa settimana, Fitbit ha lanciato un consorzio con la Stanford University School of Medicine e lo Scripps Translational Research Institute, in cui team di ricercatori hanno già iniziato a coinvolgere gli utenti in due studi che cercano di creare algoritmi per individuare i primi segnali di allarme del virus o altre infezioni che si celano nei loro dati.

Michael Snyder, professore di genetica e direttore del Center for Genomics and Personalized Medicine di Stanford, afferma che un tipico dispositivo indossabile “misurerà 250mila dati al giorno”, offrendo ai ricercatori un tesoro di informazioni sulla salute tra cui frequenza cardiaca, sonno e temperatura della pelle.

Snyder è un cultore dei dispositivi indossabili e utilizza quotidianamente più dispositivi, tra cui tre diversi smartwatch ai polsi, un anello con sensori su un dito, un monitor del glucosio, un monitor di esposizione ambientale e uno di radiazioni. Tutti i dispositivi inseriscono i dati nel suo iPhone, che utilizza anche per misurare i suoi passi.

È stato in uno studio del 2017 pubblicato su PLOS Biology che Snyder ha per la prima volta presentato il collegamento tra un aumento della frequenza cardiaca a riposo e la temperatura della pelle prima di iniziare ad avvertire i sintomi di quella che sarebbe poi diventata la malattia di Lyme. “Questa è la chiave”, dice, “pensiamo che il tuo smartwatch sia in grado di dirti quando ti ammali prima di rendertene conto.”

Ciò è particolarmente rilevante per il Covid-19, dal momento in cui è stata confermata la trasmissione asintomatica del virus. Fitbit sta donando mille dispositivi a Stanford e Scripps Research, che verranno dati ai lavoratori in prima linea, come operatori sanitari e loro familiari, o personale delle farmacie.

Non è la prima volta che Fitbit utilizza i suoi dispositivi per supportare la ricerca sanitaria. Fitbit ha collaborato con vari istituti di ricerca per oltre un decennio e ci sono più di 900 studi pubblicati che utilizzano dati e dispositivi Fitbit, afferma McDonough.

Sia lo studio di Stanford sia quello di Scripps, soprannominato “DETECT”, coinvolgono partecipanti che utilizzano diversi dispositivi indossabili tra cui Fitbit, Apple, Garmin e altri. Ci si augura che le persone autorizzino anche l’accesso alle loro cartelle cliniche elettroniche, il che aiuterebbe a convalidare i dati. Il primo passo è la creazione di algoritmi per stabilire intervalli per i valori di base dei partecipanti, in modo che si possa riconoscere quando c’è un cambiamento significativo rispetto ai livelli normali.

Snyder e il suo team di Stanford stanno cercando di coinvolgere quante più persone possibili, per capire quando si sono ammalati negli ultimi mesi. Analizzeranno in modo retrospettivo i loro dati e li useranno per addestrare gli algoritmi per identificare i segni associati all’infezione, che si tratti di Covid-19, influenza o raffreddore. Snyder non sa ancora se si riuscirà a rilevare la presenza di diverse malattie infettive grazie alla condivisione dei dati. La seconda parte dello studio, che necessita ancora dell’approvazione del Comitato di revisione istituzionale, sarà tesa all’invio di un segnale all’utente se l’algoritmo nota alcuni segnali anomali, come la frequenza cardiaca elevata.

I medici misurano la frequenza cardiaca da secoli, ma i dispositivi indossabili hanno cambiato le regole del gioco quando si tratta di frequenza e accessibilità al di fuori di un ambiente medico, afferma il dottor Steven Steinhubl, cardiologo e direttore di medicina digitale dello Scripps Research Translation Institute. “È come un nuovo segno vitale”, afferma. “Anche se il polso è un vecchio segno vitale, la variazione giornaliera nella frequenza cardiaca di un individuo è un dato nuovo di zecca, e ci sono tante cose che dobbiamo imparare a riguardo.”

Steinhubl e il team di Scripps stanno anche raccogliendo in tempo reale i dati dei partecipanti, sperando di confrontarli con i dati sanitari. Dopo aver stabilito una linea di base per la frequenza cardiaca e altri segnali, l’algoritmo invierà agli utenti un messaggio se rileva cambiamenti significativi.

“Notare quando qualcuno è leggermente malato, o forse è ancora asintomatico: quello sarebbe davvero l’obiettivo”, afferma Steinhubl. Ciò sarebbe particolarmente utile alla luce di Covid-19, visto che si può essere asintomatici ma comunque contagiosi. “Uno dei vantaggi di questo algoritmo è che vogliamo essere in grado di dare alle persone un avviso personalizzato che dica:” Ehi, è una buona idea che tu rimanga a casa oggi”.

Steinhubl è stato co-autore di uno studio pubblicato su The Lancet all’inizio di quest’anno, che ha riscontrato come l’aumento della frequenza cardiaca a riposo possa essere considerato un indicatore di malattia simil-influenzale basata su dati anonimi di oltre 47mila utenti Fitbit.

La qualità di entrambi questi nuovi studi dipenderà in definitiva da quante persone saranno in grado di iscriversi. Fitbit sta aiutando a spargere la voce incoraggiando gli utenti a partecipare alla compilazione di una scheda informativa sul Covid-19 all’interno dell’app dell’azienda.

Steinhubl afferma di aver arruolato circa 6mila persone, ma sta cercando di coinvolgerne diverse centinaia di migliaia, se non un milione. E lo studio continuerà indipendentemente dal Covid-19. “Le malattie virali non scompariranno e ci saranno future pandemie. Ci saranno in futuro stagioni di influenze virali diverse, “dice. “E pensiamo che questo potrebbe essere uno strumento prezioso”.

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