Responsibility

La via italiana all’energy transition e alla chimica verde

Fabrizio Di Amato (a sinistra), presidente di NextChem e Maire Tecnimont, insieme all’a.d. Pierroberto Folgiero (Courtesy Nextchem)

Articolo tratto dal numero di agosto di Forbes Italia

Le tecnologie di NextChem, società del gruppo Maire Tecnimont dedicata all’energy transition e alla chimica verde, stanno giocando un ruolo fondamentale nell’economia circolare. Secondo il presidente Fabrizio Di Amato, i materiali di scarto sono il petrolio del nuovo millennio alle auto elettriche al Green New Deal europeo, fino ai piani sostenibili di colossi come Amazon e McDonald’s. Il nuovo obiettivo dei governi e delle aziende di tutto il mondo, soprattutto quelle con una natura poco ambientalista, è quello di recuperare il recuperabile e ridare nuova linfa al nostro pianeta. Il mondo ormai, dopo essere rimasto miope per anni, si è dato una nuova missione: proteggere la Terra. Per farlo, però, oltre a cambiare il modo di vivere e di produrre, è necessario rivedere anche l’attuale sistema economico.

Non è un caso, infatti, che non si parli più di economia lineare, ma di economia circolare, ossia di un sistema ideato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi e di conseguenza l’approvvigionamento di materia prima vergine, implementando contestualmente il riciclo meccanico della plastica e promuovendo quello chimico. In poche parole, un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. Una trasformazione essenziale, visto che ad oggi produciamo 2 miliardi di tonnellate di rifiuti che, entro il 2050, potrebbero duplicarsi. In questo contesto di continua trasformazione e attenzione all’ambiente, si inserisce NextChem, società del gruppo Maire Tecnimont dedicata all’energy transition e alla chimica verde. Fondata solamente due anni fa, nel 2018, è una di quelle aziende nate e cresciute proprio sul concetto di economia circolare, tant’è che lo stesso Pierroberto Folgiero, ceo della società e del gruppo Maire Tecnimont, la definisce come “l’innovazione tra le più rilevanti degli ultimi anni nel campo dell’economia circolare e della transizione energetica”.

NextChem può vantare un diversificato pacchetto di soluzioni tecnologiche a favore di questo cambiamento paradigmatico del sistema economico. La tecnologia proprietaria di Upcycling, per esempio, permette di ottenere una perfetta circolarità, riuscendo a trasformare rifiuti plastici post- consumo in polimeri ad alte prestazioni e in grado di sostituire la plastica vergine. Se il downcycling, ovvero il riciclo semplice, dà ai rifiuti una forma che ne permette il riutilizzo in prodotti più ‘poveri, l’Upcycling restituisce alla plastica recuperata le caratteristiche originali di un materiale vergine, aumentandone così il valore ambientale ed economico, secondo le richieste dei clienti. In Italia questa tecnologia è già implementata nello stabilimento industriale di Bedizzole, a Brescia, e l’impianto, gestito da MyReplast Industries, controllata di NextChem, è attualmente uno dei più grandi e avanzati in Europa, visto che grazie alla sua capacità produttiva annua di circa 40mila tonnellate di polimeri riciclati, pari al consumo di plastica di un milione di persone, permette di risparmiare 270mila barili di petrolio all’anno, ossia circa 8.500 tonnellate di Co2. Ma non è finita qui. È importante sottolineare che la tecnologia realizzata da NextChem permette anche di trattare varie tipologie di rifiuto, sia urbano che di post-consumo industriale e che la cosiddetta efficienza di riciclo arriva a circa il 95%. Avendo a disposizione un ampio ventaglio di tecnologie a favore della transizione energetica, NextChem, oltre all’Upcycling, dispone anche di una soluzione tecnologica per il riciclo chimico di plasmix, Css (combustibile solido secondario) e della frazione secca dei rifiuti urbani, oggi generalmente mandati all’incenerimento o in discarica, con rilevanti impatti ambientali.

Nel dettaglio, la tecnologia utilizza un processo di conversione dell’idrogeno e del carbonio contenuti nelle plastiche e negli altri materiali solidi secchi, in un prodotto chimico pregiato, il gas di sintesi che, essendo derivato da materiali post-consumo, viene soprannominato gas circolare. Permette anche di produrre idrogeno circolare, metanolo e altri prodotti chimici, da impiegare nei processi industriali petrolchimici o come carburanti alternativi nel settore dei trasporti, ottenendo un doppio beneficio sul lato della circolarità e sul lato della riduzione delle emissioni di Co2. Inoltre, per abbattere le emissioni climalteranti generate, può essere utilizzato in sostituzione di gas di sintesi prodotto da metano o di derivati del carbone. A differenza dell’Upcycling, che è già implementata nello stabilimento di Bedizzole, in Italia non è ancora presente, anche se è in fase di progettazione un impianto di conversione per la produzione di idrogeno circolare per la raffineria Eni di Venezia e uno per la produzione di metanolo circolare di Livorno. E il cane a sei zampe è stato il protagonista di un terzo accordo firmato il 25 giugno 2020 con la società di Maire Tecnimont. L’obiettivo? Dar vita a un nuovo impianto a Taranto per produrre gas circolare e rafforzare ulteriormente la partnership già avviata da tempo tra le due aziende.

Fabrizio Di Amato, presidente di NextChem e Maire Tecnimont è stato tra i protagonisti degli Stati generali dell’economia di giugno, convocati dal presidente del consiglio Giuseppe Conte con un obiettivo ben preciso: raccogliere le idee di tutte le parti, sociali ed economiche, del Paese per rilanciare l’economia post Covid-19. In quell’occasione è stato presentato il Modello di distretto circolare di NextChem, che prevede la riconversione green di siti industriali del settore petrolchimico e siderurgico e che integra le due tecnologie per l’economia circolare con quelle per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili via elettrolisi. “Questa tecnologia”, spiega Di Amato, “permette di risolvere in modo innovativo uno dei problemi più complessi di questo secolo, consentendo di sostituire incenerimento e discariche con la produzione di nuovi prodotti chimici dai rifiuti”. In sintesi, conclude il presidente del gruppo, si viene a creare “un nuovo paradigma, in cui i rifiuti diventano davvero il petrolio del nuovo millennio e il cui riciclo consente di ridurre le emissioni di Co2, contribuendo in modo concreto ed effettivo ai processi di decarbonizzazione dell’industria”.

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