Si tiene domenica prossima il TEDxBologna: 2000 presenze in piazza Maggiore per quello che sarà il TEDx più grande d’Italia. Tra gli speaker iscritti a parlare c’è Valentina Sumini, 34enne genovese (ma che ha sempre vissuto ad Alessandria), divenuta bostoniana d’adozione.
Valentina infatti svolge ricerche al Massachusetts Institute of Technology, probabilmente l’istituzione universitaria più affermata al mondo per le scienze applicate e la tecnologia.
Lo fa per inseguire un sogno, quello di dare il suo contributo alla corsa dell’umanità allo spazio.
E, come research affiliate al MIT Media Lab, partecipa alle attività di due gruppi di ricerca, la Space Exploration Initiative e il Responsive Environments, con un compito molto particolare: quello di progettare gli spazi all’interno dei quali gli uomini vivono al di fuori dell’orbita terrestre. Da quelli della Stazione Spaziale Internazionale fino a quelli dell’ormai nemmeno troppo futuribile colonizzazione di Marte e della Luna. Il tutto nell’ambito di ricerche in collaborazione con agenzie internazionali come Nasa ed Esa.
“Da progettista mi affascinava l’idea che nello spazio le condizioni di costruzione sono l’opposto di quelle presenti sulla Terra”, ci racconta. “Mi affascinava il fatto che là tutto si inverte perché non c’è gravità. Non esistono più pavimento, soffitto, pareti. La forza maggiore diventa quella della pressurizzazione interna. E dal punto di vista del design degli spazi cambia tutto, diventa una sfida. Ma è anche un’opportunità per sperimentare soluzioni progettuali nuove e anche per creare strumenti nuovi che permettano la realizzazione di forme e materiali migliori per un certo tipo di contesto”.
Ma come si arriva al MIT per “arredare lo Spazio”? “Sono sempre stata affascinata dallo spazio e già da studente del Politecnico (dove inizierà fra breve a tenere il corso “Architecture for Human Space Exploration”, ndr) mi ero potuta cimentare nell’affrontare un progetto per la creazione di un’infrastruttura ricettiva sulla Luna. Lì mi si è aperto un mondo. Al dottorato poi mi sono occupata di edifici storici, oltre i 50 anni, con un focus su quelli che sono i progetti estremi realizzati sulla Terra, ad esempio i grattacieli”. Il sogno però è sempre stato lo spazio. “Il mio desiderio è quello di riuscire a progettare una struttura che permetta all’uomo di diventare una specie multiplanetaria, dove la Terra sarà sempre il nostro pianeta madre”. Strano che Valentina Sumini non abbia mai pensato di intraprendere una carriera da astronauta. “C’è ancora la possibilità che lo faccia”, risponde. “Anche perché nel prossimo decennio vedremo nel cosmo sempre più astronauti con obiettivi scientifici, industriali e persino turistici. Ma io vorrei entrare in una missione come specialista di missione, senza essere necessariamente astronauta”. Eppure Valentina sembra nata per lo spazio, come testimonia lei stessa: “Talvolta con il MIT effettuiamo test in microgravità, che comportano voli a Zero G su aerei che compiono rapide parabole, una condizione in cui molti si trovano a disagio, anche fisicamente. Io in quelle condizioni invece sono felice”.
Al TEDxBologna Valentina Sumini parlerà di democratizzazione dell’accesso allo spazio: “Io non sono un astronauta, non sono un ingegnere aerospaziale e non sono un pilota. Tuttavia sto portando il mio tassello al puzzle complessivo dell’esplorazione spaziale. Questa è una sfida che tutti possono raccogliere. In questo senso parlo di democratizzazione. Siamo poi abituati a pensare ad alcuni momenti chiave dell’esplorazione ma non pensiamo alle centinaia e migliaia di persone che hanno contribuito alla realizzazione di quelle imprese. Che sono sempre di più donne. Nel 2024 sulla Luna dovrebbero scendere un uomo (il tredicesimo) e, finalmente, una donna. Sarà quindi anche una democratizzazione di genere”.
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