L’azienda tech VMware si è interrogata su quali saranno le qualità vincenti in un mondo post-Covid. Oggi come non mai, nel contesto di new normal, alla guida delle aziende c’è bisogno di top manager improntati alla sostenibilità e all’innovazione
Inseguire e accogliere il cambiamento per diventarne parte integrante. È questo il mindset che da sempre contraddistingue il colosso tecnologico attivo nel settore del software, VMware. Nata nel 1998 e, quindi, abituata alla rivoluzione tecnologica e scientifica – Internet stava entrando a poco a poco nelle case delle persone di tutto il mondo – VMware ha dovuto, come tutte le aziende mondiali, combattere il cambiamento relazionale e lavorativo scaturito inevitabilmente dalla diffusione del Covid-19.
“Chi come noi ha avuto la fortuna di poter lavorare a distanza”, racconta il country manager per l’Italia Raffaele Gigantino, “è stato in grado di andare avanti senza enormi scossoni. Gli altri, che in passato avevano delle resistenze rispetto alla possibilità di abilitare la forza lavoro da remoto, sono stati costretti a decentralizzare completamente il modo di lavorare della maggior parte dei propri dipendenti. Velocemente”.
Se da una parte VMware ha risposto nel migliore dei modi al salto tecnologico e lavorativo grazie alla sua predisposizione digitale e innovativa intrinseca, dall’altra in questi mesi si sta concentrando su una questione oggi cruciale: quale sarà la nuova normalità? Trovare una risposta univoca e totalmente corretta è assai arduo. Eppure l’azienda, che ha sede a Palo Alto, ci sta lavorando e le tante ricerche avviate lo dimostrano. Tra queste, una delle più interessanti, è quella che sposa affianca la tecnologia alla leadership. Realizzata da Vanson Bourne, su commissione proprio di VMware, la ricerca evidenzia che l’81% dei vertici aziendali in Italia, e il 71% in tutta l’area Emea, ritiene che le aziende per aver successo dovrebbero affidare la posizioni di guida a una figura che abbia esperienza nel settore tecnologico. E i motivi sono diversi, come la maggior agilità, o una migliore esperienza con i clienti, o, infine, una maggiore tendenza all’innovazione.
Ma non è tutto. Se fino a qualche mese fa, il settore It di un’azienda veniva considerato come un ambiente marginale e a sè stante, adesso, dimostra il report, viene considerato di fondamentale importanza. Non a caso, la maggior parte degli intervistati concorda che l’allineamento tra i diversi reparti aziendali, è uno dei punti chiave che deve perseguire una società.
Nel cosiddetto new normal, inoltre, non poteva mancare l’ormai famosa digital transformation che, questa volta, non viene citata solo in maniera astratta, come accadeva spesso nelle strategie aziendali pre-Covid, ma strettamente funzionale. Secondo gli intervistati, è necessaria principalmente per tre aspetti: per aumentare l’efficienza di business e la customer experience e per aggiornare le piattaforme tecnologiche esistenti. Aspetto, quest’ultimo, tra i più dibattuti nell’ultimo periodo, visto che quasi tutti i settori, compreso quella didattica e dell’istruzione, hanno riportato notevoli criticità.
Normale, però, secondo Raffaele Gigantino, sarà anche trovare un equilibrio nel rapporto ufficio-casa: “Sia che si decida di continuare a lavorare da casa, o di tornare in ufficio o, ancora, si opti per una sorta di modello ibrido, le aziende dovranno formalizzare questi cambiamenti per facilitare il rientro in un mondo permanentemente cambiato”. A ciò va anche aggiunto che “alcuni dipendenti potrebbero aver trovato nuovi benefici nel lavoro a distanza, mentre altri preferirebbero andare in ufficio regolarmente”.
E se anche i pagamenti digitali, il cloud e le reti saranno degli attori protagonisti dei prossimi mesi, secondo Gigantino, sono cinque i tratti distintivi di questa nuova normalità che permetteranno alle aziende di essere da una parte resilienti e dall’altra di puntare al successo: sensibilità e adattabilità al cambiamento, velocità (intesa anche come senso di urgenza), valore, gestione del tempo e del rigore e, infine, imprenditorialità.
In una nuova normalità un’attenzione crescente alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, con un particolare impegno verso tecnologiche a basso impatto ambientale. Proprio per questo, VMware è da anni impegnata, da una parte, a dar vita a soluzioni in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio e di energia e, dall’altra, a utilizzare energie rinnovabili e a contribuire a una crescita sostenibile. Con questo scopo nasce VMware 2020, una roadmap per la sostenibilità, una visione per rappresentare “una forza per il bene” pensata per creare un futuro migliore e basata su tre pilastri: prodotti, pianeta e persone. I progressi sono già stati tanti, tanto che l’azienda di Palo Alto ha pubblicato, proprio quest’anno, il Global Impact Report con lo scopo di far conoscere al mondo i risultati ottenuti in questi cinque anni (visto che la prima roadmap è stata delineata nel 2015).
Dal punto di vista dei prodotti, lo studio ha dimostrato che l’impatto sulla infrastruttura It dovuto alla virtualizzazione equivale a un risparmio in termini di consumo energetico di oltre 1,5 miliardi di mwh e a un risparmio di emissioni di Co2 di oltre 758 milioni di tonnellate dal 2003 al 2019. Per quanto riguarda il secondo aspetto, VMware ha conquistato la certificazione CarbonNeutral, in anticipo di due anni rispetto all’obiettivo prefissato, e ha raggiunto il 100% di approvvigionamento di energia rinnovabile per le varie operazioni globali.
Infine, le persone. L’azienda, oltre ad avere come obiettivo principale quello di “creare un ambiente che arricchisce la vita sul lavoro, a casa e nella comunità, può vantare un impegno sociale costante dei propri dipendenti. Essi, infatti, tramite la Fondazione ufficiale dell’azienda, impiegano parte del proprio orario di lavoro al sostegno delle organizzazioni no profit in maniera volontaria”.
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