Articolo tratto dal numero di ottobre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.
Classe 1965, studia Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e nel 1993 fonda Altea, oggi holding del gruppo Altea Federation (alteafederation.it), specializzato in consulting & system integration. Andrea Ruscica, autore di #becomingthefuture – Viaggio al ritmo dell’innovazione, è un instancabile appassionato e studioso di testi che prendono in esame l’innovazione, le organizzazioni aziendali e l’evoluzione delle capacità dell’uomo in un mondo sempre più technology-driven. È un imprenditore seriale, pronto a mettersi in gioco nel continuo divenire degli eventi, sfruttando l’intuito come bussola human-tech. Da sempre rappresenta il regista indiscusso delle strategie di crescita delle company di cui è presidente.
Una storia imprenditoriale tutta italiana, che lui racconta come un viaggio al ritmo dell’innovazione iniziato da un primo passo decisivo. “Poco più che ventenne, decisi di fondare una società di consulenza, insieme ad alcuni amici e soci che ancora oggi condividono con me questo percorso emozionante. Abbiamo seguito l’istinto, cogliendo un’opportunità e credendo nella nostra ambizione personale: aiutare le aziende a crescere ed evolvere, armonizzando persone, tecnologie e processi. In una parola, fare innovazione.”
Un’idea di innovazione che va ben oltre le tecnologie, come spiega Ruscica: “Non sono mai stato tecnologo tout-court anzi, amo la tecnologia quando applicata al servizio dell’uomo e delle organizzazioni ed è questo che intendo con innovazione. Valorizzazione delle capacità umane per mezzo di una tecnologia che aiuta a prendere decisioni migliori e più consapevoli, che libera l’uomo da task ripetitivi e a scarso valore aggiunto per renderlo protagonista di processi virtuosi di crescita professionale; tecnologia che annulla le distanze e abilita nuovi modelli di business, potenziando le organizzazioni e rendendole sempre più competitive”.
Ed è così che ci introduce alla sua visione del connubio human-tech, una stretta connessione tra uomo e macchina che ci proietta già oggi nel futuro in divenire. “Il futuro è già qui, lo stiamo sperimentando. Human-tech non è una visione astratta e futuristica lontana. Tutti noi viviamo le tecnologie come un’estensione delle nostre conoscenze, a portata di smartphone. In un futuro prossimo, vivremo ancora più in simbiosi con forme di intelligenza artificiale che sapranno aiutarci nei nostri compiti o ci assisteranno nella routine giornaliera; ma è importante sottolineare che l’uomo è e sarà sempre al primo posto”.
E continua: “Non ho paura del confronto uomo-macchina e non credo in scenari distopici futuri. Ogni innovazione tecnologica o scoperta scientifica è frutto della mente umana: siamo noi a ideare modi alternativi di risolvere i problemi, usando sapientemente e ricombinando le diverse tecnologie; innovazioni pensate dall’uomo e per l’uomo che hanno impatti straordinari in campi come la salute, l’energia, il food oltre che sui modelli di business corporate. Controllo e regolamentazione sono necessarie e tutti i big player come Microsoft, Sap, Infor, Google, Aws, Ibm e tanti enti governativi sono uniti nel disegnare un approccio etico all’intelligenza artificiale, per tutelare l’uomo dall’impiego indiscriminato e lesivo di tecnologie così rivoluzionarie”.
Un ottimismo contagioso, da non confondersi però con la leggerezza o spensieratezza. “L’ottimismo non va banalizzato. Chi è ottimista ha la consapevolezza degli eventi e delle conseguenze, ha analizzato lo scenario e attuato cambiamenti per un miglioramento delle condizioni. L’ottimista non vive passivamente, prende sempre decisioni puntuali basate su eventi e predizioni che influenzeranno positivamente le traiettorie del suo futuro prossimo. Non sono un disilluso affermando di essere ottimista; i problemi ci sono e vanno affrontati per quello che sono, ma quando si guida di un team di oltre 1.500 persone occorre allenare questa dote ed essere un leader resiliente, per continuare a mettere a fuoco l’orizzonte e proseguire il viaggio.”
Una resilienza raccontata dal presidente di Altea Federation come la chiave di tutto per un imprenditore: “Se non si ha uno spirito resiliente, non si possiede la giusta predisposizione ad affrontare le sfide. Covid-19 ha segnato solchi profondi nell’economia delle aziende e colpisce indistintamente a livello mondiale. Se si attende che tutto passi, si è destinati a restare indietro. Il leader resiliente è colui che gestisce la crisi mentre continua a costruire il futuro e lo fa alimentando attorno a sé un clima di fiducia e senso di appartenenza. Durante il lockdown ci siamo chiesti come aiutare le aziende a superare questo momento, imparando a coglierlo con spirito trasformativo, e abbiamo trovato una risposta che si basa su un approccio sistemico, resiliente e interattivo.”
Ruscica si riferisce al programma Road to be Interactive di Altea Federation che si compone di diversi ingredienti, per fornire alle aziende metodologie e strumenti di governo della crescente complessità. Tra gli elementi essenziali, il primo focus va al risk management, o meglio rischio o opportunità? “Con l’Adaptive Resilience Model di Nextea (nostra managing consulting company) abbiamo messo a sistema la mappatura prospettica del rischio e delle opportunità, valutando impatti a livello organizzativo-strutturale ed economico-finanziario e facendo emergere anche eventi a bassa probabilità di accadimento ma ad alto impatto – i cigni neri.” L’obiettivo è predisporre strategie e piani di sviluppo, per costruire traiettorie di indirizzo, dando priorità ad azioni di mitigazione e prevenzione. Con il modello adattativo resiliente Ruscica non ha la presunzione di eliminare i rischi, ma di aiutare a prendere consapevolezza circa la possibilità di accadimento di alcuni eventi, per preparare tutta l’organizzazione agli effetti trasformativi e far crescere una cultura manageriale del rischio e della resilienza. E continuando l’argomentazione, arriviamo al cuore, ovvero ai potentissimi risvolti sulle persone. “È qui che avviene la trasformazione delle aziende” spiega. “Un evento così inaspettato come la pandemia produce cambi repentini e destinati a perdurare nel tempo. Ecco perché non basta parlare di smart working per pensare di accogliere l’ampiezza del cambiamento in atto. Con l’espressione interactive organization (quasi un’assonanza con exponential organization, da cui deriva concetti fondativi e forze abilitanti) rappresentiamo il secondo ingrediente dell’approccio sistemico di Altea Federation”.
Il modello di organizzazione interattiva (www.alteafederation.it/interactive-organization) si compone di quattro pillar (Interactive management, Interactive social & engagement, Interactive communication e Interactive technology) e abbraccia il modo di lavorare, il mindset alla collaborazione e gli strumenti tecnologici che abilitano le interazioni efficaci. “Ci riferiamo a un framework metodologico, ideato da Flavio Bordignon (managing partner di Fall Winters e grande esperto di modellazione delle interazioni), da cui abbiamo tratto ispirazione nella declinazione della nostra offerta di servizi organizzativi, tecnologici e sociali all’interno delle imprese. Ci siamo resi conto in questi mesi così straordinari di quanto le interazioni siano vitali per i processi creativi, produttivi, di r&d delle aziende e ci siamo così fermati a osservare in che modo avvengono tali interazioni nel nuovo paradigma di work from home”. I dati raccolti dal team dimostrano quanto la socialità e il confronto siano preziosi per la business continuity e l’efficienza dei processi. Ad esempio, in media, il 60% della giornata delle persone è occupato da meeting o coordinamento di team, mentre il 40% del tempo è passato a svolgere lavoro in autonomia; andando più a fondo, si scopre che un terzo del tempo è mediamente speso su sistemi informativi tradizionali (Erp, Crm, ecc), mentre la restante parte della giornata vive di interazioni al telefono, conference call, web meeting, chat, condivisione di documenti.
Road to be Interactive suona come un motto, ma è molto di più, conclude Ruscica: “Oggi dobbiamo essere concreti nell’offrire soluzioni alle aziende e mirare al cuore dei problemi, per sostenere le organizzazioni nella trasformazione del business future-ready. Inizio dagli aspetti #human, più importanti: nelle interactive organization le persone sono valorizzate per gli obiettivi che raggiungono e comprendono il proprio ruolo. Tutti lavorano verso il raggiungimento del purpose aziendale, crescendo in professionalità e self-management. Engagement, empowerment e cultural fit sono i benefici a maggior rilevanza. E poi #innovation, perché questa trasformazione si basa su tecnologie digitali innovative come hyper-automation, robot AI, cloud platform per abilitare soluzioni integrate di collaboration & knowledge sharing, fino alle dashboard intelligenti di analisi e monitoraggio che permettono di scoprire insight mirati per prendere decisioni a tutti i livelli dell’organizzazione. Ultimo, non certo per importanza, #growth. Sì, perché anche in tempi di elevata incertezza e velocità di cambiamento è possibile cogliere opportunità di crescita. Lo sguardo prospettico fornito dal framework adattativo resiliente, unito alla gestione efficace delle interazioni, possono costituire una solida base di flessibilità dei modelli di business, per adattare dinamicamente il proprio offering alla domanda, oppure scegliere percorsi alternativi lungo il cammino”.
Qui di seguito l’intervista realizzata da Massimiliano Carrà, giornalista di Forbes, ad Andrea Ruscica per la trasmissione Forbes Leader
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .